Antivirus psicosomatico


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Antivirus psicosomatico

Messaggioda autore » dom 13 gen 2008 15:50

Antivirus informatico per intervenire sulle malattie psicosomatiche, tumori e patologie degenerative

L’idea di un antivirus mi venne, mentre studiavo un caso di gastrite. Il paziente era certo che il suo problema non dipendeva da cause estrinseche, in quanto seguiva un’alimentazione corretta, conduceva una vita regolare e non faceva abuso di farmaci. Chiesi al signore di identificare un pensiero, un’esperienza vissuta, un’immagine mentale o una qualsiasi rappresentazione, anche di scarsa importanza, che poteva essere collegata al suo problema. Gli venne in mente la figura del dirigente aziendale che lo riprendeva con un certo tono di voce. Domandai se tale pensiero gli provocasse un’intensificazione del disturbo gastrico: rispose affermativamente. Lo invitai, allora, ad immaginare di rimpicciolire la figura del dirigente e subito riferì che il malessere si era affievolito. Gli suggerii, quindi, di trasformare la voce del direttore in quella di un simpatico cartone animato: il disturbo scomparve e a distanza di tempo non si ripresentò.

L’episodio confermava una mia ipotesi: esperienze passate, immagini mentali, rappresentazioni interne, ecc. archiviate in memoria, ossia, nell’emisfero destro del nostro cervello, possono causare nel tempo disturbi psicosomatici.

Chiamai le strutture interiori: ‘agenti causali interni ’ della malattia, ma non compresi la consistenza della loro struttura e il fattore stimolante l’affezione. Ero certo che gli ‘agenti causali interni ’ possedevano qualcosa di anomalo. Scoprii, infatti, più tardi, che essi avevano una o più submodalità analogiche visive o auditive irregolari che facilitavano la formazione di caratteristiche alterazioni, pertanto bastava identificarle e correggere, proprio come fanno alcuni antivirus o programmi informatici, e ripristinare il sistema alterato.

Le submodalità analogiche visive sono: dimensione, colore, luminosità, distanza, film o fotografia ecc., delle nostre immagini interne. Le submodalità analogiche auditive sono: volume, tono, ritmo ecc., dei suoni o voci prodotti internamente.

Sperimentai ancora una volta la metodica su una donna affetta da ‘rosacea’: da tempo aveva chiazze rosse sul viso e raccontò che il problema le era comparso poco tempo dopo il verificarsi di un’esperienza sgradevole. Consigliai alla donna di rivedere mentalmente quella esperienza al contrario, proprio come quando un film era proiettato alla rovescia e appena dopo constatò che il pensiero non le dava più noia: quando si guardò allo specchio le macchie si erano notevolmente dissolte e nel giro di pochi giorni scomparvero completamente.

Riprovai il procedimento con una signora affetta da disturbi della digestione. La signora collegò l’affezione al seguente episodio: entrava in una stanza ad assistere la mamma gravemente ammalata. Dopo averla fatta immaginare di rivivere la scena al contrario constatò che l’esperienza non le causava più disagio e nel giro di pochi giorni il disturbo scomparve.

Una ragazza, invece, mentre conversava con amici o parenti, ad un certo punto, cadeva in uno stato di incoscienza: le erano stati prescritti dei farmaci, ma il problema perdurava. La ragazza mise in relazione il mancamento improvviso ad un’immagine interiore che le faceva provare una sensazione negativa. La invitai ad allontanare e rimpicciolire l’immagine e subito dopo constatò che la rappresentazione le dava meno fastidio, le chiesi se nell'immagine c'era una seconda persona. Rispose affermativamente. Allora dissi di eliminare quella persona dalla scena. Dopo una settimana circa mi fece sapere che il problema non si era più manifestato.

Un mio conoscente voleva che sperimentassi la metodica sulla moglie affetta da psoriasi. La signora collegò il problema ad un’esperienza del passato, un episodio, in cui lei si vedeva interagire in un certo contesto. Dopo aver analizzato le submodalità analogiche non trovai nulla di irregolare, tranne la presenza di una seconda persona nella scena. Le feci immaginare di togliere la persona dalla scena e immediatamente dichiarò di sentirsi risollevata. Il conoscente chiese se fosse possibile intervenire anche sulla sterilità, erano anni che desideravano avere un bambino. Risposi che dovevano attendere perchè, quando si lavora con il cervello, si ottiene sempre più di una cosa.

Dopo alcuni giorni scomparvero le macchie che la signora aveva sulla schiena, allora il marito sperimentò la mia tecnica con un parente sofferente da tempo da dermatite e l’infezione scomparve rapidamente. Il mese seguente, la moglie del conoscente riferì che la psoriasi si era ridotta dell’80% e che era in attesa di un bambino.

Usai la metodica su altri soggetti e la tecnica si dimostrò efficace. Alcune persone, però, non riuscivano a trovare dei collegamenti alle affezioni, allora feci scegliere loro esperienze a caso e le modificammo: il procedimento funzionò su alcuni, mentre su altri si svilupparono solo lievi miglioramenti.

Sperimentai di conseguenza una tecnica affine, senza che il paziente partecipasse in modo attivo e i risultati furono più che incoraggianti; non facevo altro che raccontare una storia inserendo qua e là istruzioni antivirali di identificazione dell’agente causale interno e sua correzione.

Una volta raccontai la medesima storia con tono di voce differente e la tecnica sembrò avere maggiore efficacia. Avevo inserito involontariamente un operatore modale di necessità ’ nel tono di voce e, probabilmente l’informazione era arrivata nel punto ove agiscono gli operatori modali, cioè tra la struttura di riferimento (la somma di tutte le nostre esperienze) registrata nell’emisfero destro, e la struttura linguistica completa. Gli operatori modali sono fattori di cancellazione che rimuovono parti della struttura linguistica completa.

Provai la variante su di un ragazzo epilettico e nel giro di una settimana le crisi scomparvero; poi su di un signore affetto da tumore cerebrale, dopo quindici giorni la massa tumorale si dissolse di ¾ e dopo circa un mese scomparve completamente. In questo ultimo caso poteva trattarsi di una coincidenza perché il paziente, molto tempo prima del mio intervento si era sottoposto a radioterapia; alcuni suoi parenti, tuttavia, sostenevano che il successo dipendeva da me. Provai allora con un signore sofferente di tumore al retto e metastasi al fegato, il tumore si ridimensionò e le metastasi si ridussero: poteva trattarsi ancora di una coincidenza. Allora partecipai ad un forum sui tumori e sostenni che con le mie tecniche terapeutiche, i tumori erano semplici da risolvere, pertanto cercavo qualcosa di più complesso: le malattie degenerative.

Dopo qualche giorno mi arrivò il seguente messaggio: Glioma del tronco infiltrato di ANDREA (16/03/2005) SONO UN BIMBO DI 7 ANNI CHE DAL 4 GENNAIO 2005 MI HANNO DIAGNOSTICATO UN TUMORE DEL GLIOMA DEL TRONCO, HO FATTO LA CHEMIO TERAPIO E ORA STO FACENDO LA RADIO, NON TROVO MIGLIORAMENTI E ORA SONO PARALIZZATO QUASI TOTALMENTE, MI HANNO DIAGNOSTICATO INOPERABILE SE NON SI RITIRANO LE RAMIFICAZIONI. QUESTA NUOVA TERPIA MI PUO' AIUTARE? GRAZIE E AIUTATEMI UN BAMBINO BELLISSIMO ANDREA . Risposi: Glioma del tronco di Elia tropeano (17/03/2005)

Carissimo Andrea, non so se le mie tecniche terapeutiche siano indicate per il tuo caso, ma provare non costa nulla anche perchè io sono solo un ricercatore e i metodi terapeutici li sperimento gratuitamente. Qualche mese fa li ho sperimentati su di un paziente con tumore al retto e metastasi al fegato. Il tumore è scomparso e le metastasi ridotte, in ogni modo, il paziente si era stato sottoposto a chemio- terapia e ancora una volta non posso dire che il merito sia. Il mio indirizzo elia.tropeano@email .it

Presi, quindi, contatto con i genitori d’Andrea mi recai da loro, eseguii la seduta terapeutica e alla fine confessai che da quando usavo simili metodiche non avevo mai ottenuto un insuccesso; aggiunsi, poi, che sarebbero rimasti sorpresi dai prossimi accertamenti perché il tumore poteva ridimensionarsi anche del 50%. Dopo alcuni giorni i genitori m’informarono che la paralisi d’Andrea stava scomparendo. In seguito telefonarono per farmi sapere che gli accertamenti confermavano una scomparsa di circa il 50% della massa tumorale attiva e che il ragazzo finalmente era operabile. Consigliai loro di provare nuovamente le mie tecniche terapeutiche e di attendere con fiducia. Infine, scomparvero sia il tumore sia la paralisi.

Verificai la metodica su un signore affetto da Morbo di Parkinson. Mi recai a casa dell’ammalato, gli raccontai una storia e lo salutai. Alcuni giorni dopo il signore andò dicendo in giro che dopo il mio intervento si sentiva megliorato.

Non è da escludere che i tumori e le malattie degenerative possano essere causati da zone di memoria contenenti submodalità abnormi la cui attività provoca nel tempo effetti patologici devastanti mettendo in ginocchio interi apparati organici e in crisi altri sistemi.

Non ho prove che le anomalie presenti in alcuni punti della struttura di riferimento possano infettare la struttura stessa, ciò nonostante l’idea dell’antivirus è una possibilità da prendere in considerazione.

Per le malattie degenerative penso che la soluzione definitiva sia quella di installare nel paziente un programma comportamentale in grado di leggere rapidamente la struttura di riferimento, d’identificare parti contenenti submodalità anomale, pulirle o metterle in quarantena e proteggerla da input esterni in grado di attivare altri siti di memoria quiescenti in essi registrati.

Si può anche pensare ad un programma che aggiorni la struttura di riferimento. E’ possibile che esperienze vissute, rappresentazioni, ecc. della nostra prima infanzia contengano delle submodalità insolite. L’esempio è quello di un adulto che visita la casa dove ha vissuto la primissima infanzia e nota che le dimensioni delle stanze o del giardino, ecc. sono diverse ( più piccole) di quelle rappresentate in memoria, e pertanto da avvio all’aggiornamento del ricordo.

Per quanto riguarda la progettazione si potrebbe codificare le istruzioni antivirali in un programma comportamentale (strategia) e installarle in un paziente. L’istallazione dovrebbe avvenire tra la struttura di riferimento e la struttura linguistica completa, ove agiscono gli operatori modali e l’operatore-R che seleziona e copia i singoli stadi dei programmi.

Per la progettazione e installazione delle strategie (seguenze di sistemi rappresentazionali) vedi ‘Programmazione neurolinguistica di Richard B. & company, Astrolabio, 1982 Roma’ o mediante le modalità di programmazione vedi ‘Neuro-programmazione digitale, Terapie istantanee, Pitagora Editrice, 2004 Bologna.

L’antivirus possiede analogie con il reimprinting di Robert Dilts (vedi Convinzioni, 1998 Astrolabio, Roma). Il suo metodo consiste nel trovare l’imprinting, l’esperienza alla base della patologia, prelevare risorse dallo stato presente e immetterle nella fase d’imprinting. In sintesi: la struttura di riferimento, la somma di tutte le nostre esperienze, produce il linguaggio, capacità, convinzioni, creatività, ecc. da un lato e dall’altro, talvolta, problemi psichici e somatici o gravi alterazioni psicofisiologiche.

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Messaggioda autore » dom 13 gen 2008 15:55

Il caso del piccolo ANDREA è documentato sul forum italiano molecularlab
http://www.molecularlab.it/news/commento.asp?n=1451&p=3
http://www.molecularlab.it/news/commento.asp?n=1451&p=4
http://www.molecularlab.it/news/commento.asp?n=1451&p=5

Dopo la sperimentazione non ricevetti altre richieste d'interventi, pertanto abbandonai le ricerche.


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