2010 - Cancro della prostate


Pannello di Controllo Moderatore
admin
Site Admin
Messaggi: 494
Iscritto il: ven 28 apr 2006 6:19
Località: Berna
Contatta:

2010 - Cancro della prostate

Messaggioda admin » gio 26 ago 2010 9:02

Il Prof. George Thalmann, direttore e primario presso la clinica e il policlinico per urologia dell'Ospedale Insel a Berna, risponde alle vostre domande:


Le presenti risposte sono una presa di posizione di carattere generale. Non si può infatti sostituire la consulenza personale con il parere di uno specialista qualificato in medicina. Se in un articolo vengono citati determinati medici, impianti terapeutici o prodotti, ciò non avviene a titolo di pubblicità o di raccomandazione, ma va inteso semplicemente come accenno ad altre fonti informative.

Alcune domande e risposte sono state tradotte in un’altra lingua nazionale. Se dovessero sorgere domande o ambiguità, favorite rivolgervi alle consulenti specializzate della Linea cancro. Numero gratuito 0800 11 88 11 oppure e-mail helpline@krebsliga.ch



Domanda di Ursus:
Buongiorno,
Il sangue nello sperma può essere un segno di carcinoma della prostata? Se sì, basta andare dal medico di famiglia o devo rivolgermi allo specialista? Ho 52 anni: con che frequenza dovrei sottopormi a esami per il riconoscimento precoce del carcinoma della prostata?
Grazie per la risposta. Ursus

Risposta del Prof. Thalmann:
Buongiorno Ursus,
La presenza di sangue nello sperma, chiamata anche ematospermia, può avere diverse cause. Per lo più, essa è da ricondurre a una causa banale e scompare entro poche settimane.
Alcune possibili cause della presenza di sangue sono (l'elenco non è esaustivo): infiammazioni dell'uretra, della prostata, della vescicola seminale o dell'epididimo. In questi casi può essere efficace una terapia antibiotica. Anche le malformazioni e le varici della prostata (dilatazione nodosa delle vene, come le vene varicose della gamba) possono essere la causa di un’ematospermia. Inoltre, lo sperma potrebbe tingersi di sangue anche dopo una lesione traumatica dei genitali.
Raramente, anche altre malattie o un tumore possono provocare un’ematospermia.
Se l’ematospermia ricompare o persiste, sono necessari ulteriori accertamenti e una visita dal medico di famiglia, che se riscontrasse qualcosa di anomalo potrà indirizzarla dallo specialista.

Per quanto riguarda la sua domanda sulla frequenza delle visite per individuare precocemente un carcinoma della prostata: non esistono linee guida universalmente riconosciute.
La Società Svizzera di Urologia (SSU) raccomanda a tutti gli uomini a partire dai 50 anni un controllo periodico della prostata mediante palpazione e dosaggio del PSA, se la diagnosi implica conseguenze terapeutiche. Il PSA (Prostate-specific Antigen = antigene prostatico specifico) è una proteina prodotta esclusivamente nella prostata (fluidifica l’eiaculato) e rilevabile nel sangue. Il suo valore viene espresso in nanogrammi per millilitro (ng/ml) o in microgrammi per litro (mg/l). Viene considerato normale un valore totale di PSA da 0 a 4 ng/ml , anche se un valore normale non esclude con assoluta sicurezza un carcinoma della prostata.

Un uomo con parenti stretti (padre, fratello, figlio) che hanno già sofferto di carcinoma della prostata presenta un rischio tre volte più elevato di carcinoma della prostata rispetto a un uomo senza predisposizione familiare.
Chieda consiglio sul riconoscimento precoce del carcinoma della prostata al suo medico di famiglia, le saprà illustrare i benefici e gli svantaggi e insieme potrete decidere meglio se e quali indagini siano adatte al suo caso.
Per ulteriori informazioni, consulti l’opuscolo informativo
Accertamento diagnostico precoce del cancro della prostata.


Domanda di Toni:
1. Terapia antiormonale con Zoladex iniezione trimestrale: è possibile una terapia alternata, con periodi di interruzione, o la terapia deve essere condotta in modo continuativo anche con un PSA di 1,03 in presenza di sospette metastasi nei linfonodi?
2. Nello stesso caso, sono consigliabili regimi alimentari o una consulenza dietistica, come trattamento complementare?

Risposta del Prof. Thalmann:
Buongiorno Toni,
1. La privazione ormonale continua nel carcinoma prostatico ormono-dipendente in stadio avanzato o in presenza di metastasi costituisce attualmente il trattamento standard. Il blocco ormonale intermittente nel carcinoma prostatico ormono-dipendente in stadio avanzato, contraddistinto da fasi di trattamento e fasi senza terapia, non è ancora una prassi consolidata e andrebbe effettuato solo nell’ambito degli studi.
Con il trattamento antiormonale intermittente o alternato si spera di ottenere una risposta più lunga alla terapia e una migliore qualità della vita nelle fasi senza terapia. Finora con la terapia intermittente non sono stati messi in evidenza svantaggi per il paziente, e il miglioramento della qualità della vita è stato documentato in tutti gli studi.
Attualmente si sa che dalla terapia ormonale intermittente traggono giovamento soprattutto i pazienti con tumori della prostata ormono-dipendenti con recidiva di PSA senza metastasi rilevabili, i pazienti con metastasi e tumore di piccole dimensioni o i pazienti che soffrono molto della privazione ormonale. Mancano ancora dati conclusivi sulla sopravvivenza con questa terapia.
Prima di iniziare il trattamento, il suo medico deciderà per quanto tempo somministrare Zoladex nel blocco ormonale intermittente e stabilirà la durata delle pause terapeutiche, di regola in base ai valori di PSA.

2. L’alimentazione può contribuire molto al benessere e al miglioramento della qualità della vita. Non esiste una dieta specifica per il carcinoma della prostata e nemmeno viene raccomandata. Esistono indizi che suggeriscono una possibile utilità di acidi grassi insaturi, molta verdura (cavoli, pomodori cotti) e frutta come il melograno. Per ulteriori informazioni su un’alimentazione sana ed equilibrata, consulti l’opuscolo informativo della Lega contro il cancro
Un’alimentazione equilibrata rafforza la salute.
Se desidera l’aiuto di un dietista, si rivolga al suo medico curante.



Domanda di guep:
In caso di aumento del PSA dopo intervento chirurgico (recidiva):
- quali opzioni di trattamento sono disponibili oltre al blocco ormonale quando MRI, scintigrafia e radiografia non mettono in evidenza alcuna metastasi?
- esistono nuove ricerche che aprono la strada a terapie disponibili in tempi brevi per questi casi?
- a partire da quali valori di PSA va iniziato un blocco ormonale? E ancora: dipende dal tempo di raddoppiamento del PSA?

Continuazione della domanda di guep:
Ecco dei dati integrativi alla mia domanda appena posta:
Intervento chirurgico radicale feb 2004 (PSA pre-operatorio 11,0, diagnosi post-operatoria: pT2c(m) pN0/0/8) Gleason 3+4, punteggio 7
Nuovo aumento diPSA dal giugno 2004 -> radioterapia ott/nov 2004 + 18 mesi Zoladex,
Nuovo aumento di PSA misurabile dall’ott 2007 -> 6 mesi Zoladex
dal marzo 2008 nuovo aumento di PSA misurabile dal giugno 2009 -> 6 mesi Zoladex
dal marzo 2010 (ultimo valore del PSA marzo 2010: 2,5, PSADT 2,5 mesi)
Grazie mille della risposta!

Risposta del Prof. Thalmann:
Buongiorno guep,
Lei mi ha rivolto 3 domande:
1. In caso di aumento del PSA dopo intervento chirurgico (recidiva), quali opzioni di trattamento sono disponibili oltre al blocco ormonale quando MRI, scintigrafia e radiografia non mettono in evidenza alcuna metastasi?
Dopo asportazione totale della prostata, un nuovo aumento dei valori di PSA e dopo aver eseguito una radioterapia, il blocco ormonale costituisce di regola (v. sotto) la terapia standard.

2. Esistono nuove ricerche che aprono la strada a terapie disponibili in tempi brevi per questi casi?
Sono emersi diversi risultati scientifici, che vengono valutati in studi clinici come ad esempio quello del Gruppo svizzero di ricerca clinica sul cancro (SAKK) o quello della Organizzazione europea per la ricerca e il trattamento del cancro (EORTC). Centri universitari o grandi ospedali cantonali sono di regola coinvolti in tali protocolli di ricerca. Nella quotidianità clinica, tuttavia, questi approcci terapeutici non si sono ancora consolidati.

3. A partire da quali valori di PSA va iniziato un blocco ormonale? E ancora: dipende dal tempo di raddoppiamento del PSA?
Dopo una prostatectomia radicale (asportazione chirurgica della prostata) un aumento del PSA di oltre 0,1 nanogrammi per millilitro (ng/ml) viene considerato come una recidiva del tumore. Un tempo rapido di raddoppiamento del PSA suggerisce una crescita tumorale di tipo aggressivo. Se il tempo di raddoppiamento del PSA è inferiore a 12 mesi, va presa in considerazione una terapia ormonale.



Domanda di Konrad:
Ho letto che il tè verde può prevenire il carcinoma della prostata. È vero?

Risposta del Prof. Thalmann:
Non del tutto.
Il carcinoma della prostata è più raro in Asia rispetto all’Europa o all’America. La causa non è ancora stata chiarita. Si pensa a fattori ambientali, tra cui l’alimentazione è sicuramente essenziale. Siccome in Asia si consuma più tè verde rispetto al mondo occidentale, si è esaminato questo fattore. A questo scopo, in un ampio studio giapponese sono stati intervistati 50'000 uomini sul loro consumo di tè verde. Tuttavia, bevendo tè verde non si è abbassato il rischio di carcinoma della prostata. È stato però evidenziato che gli uomini che bevevano 5 tazze al giorno di tè verde soffrivano più raramente di carcinoma prostatico avanzato, rispetto agli uomini che ne bevevano solo 1 tazza al giorno o che non ne bevevano affatto.

Si ritiene, quindi, che il tè verde possa eventualmente rallentare la progressione del carcinoma della prostata, ma che non ne prevenga la comparsa.



Domanda di Roni44:
Prof. Thalmann, mi trovo ad affrontare la decisione sulla scelta della terapia ottimale per il mio caso.
I miei dati: età: 66; PSA 3,58; biopsia: grado moderato; stadio cT1c, significativo; Gleason 3+3=6; bioptico - 12% a sinistra, 5% a destra; volume della prostata 35 ml; scintigrafia total body: assenza di metastasi; MRI, piccolo bacino: capsula prostatica eventualmente infiltrata da un lato.
Equivalenza: le terapie radianti, la brachiterapia e la terapia percutanea (IMRT con tracciatura dell’organo /marcatura con oro), rispetto alla prostatectomia possono essere considerate equivalenti, per quanto riguarda protezione dalle recidive, incontinenza, funzione intestinale e probabilità di sopravvivenza? Irradiazione: probabilità di tumore secondario causato dall’irradiazione stessa?
Strategie di riserva: quali opzioni, terapie, rimangono dopo il fallimento di una radioterapia?
Sicurezza della diagnosi: in caso di irradiazione la sicurezza della diagnosi è ancora più importante, perché dopo la terapia la prostata non può essere esaminata manualmente.
Dopo l'irradiazione ci sono metodi, oltre all’interpretazione dei valori di PSA, per valutare l’efficacia della terapia? Cordiali saluti
Roni44

Risposta del Prof. Thalmann:
Buongiorno,
Lei ha posto diverse domande. Risponderò a quattro di queste. In linea di principio le consiglio comunque di ottenere un secondo parere. Un parere specialistico sulla terapia medica ottimale nel suo caso presuppone uno studio più approfondito della sua documentazione clinica. Le consulenti specialistiche della Linea cancro 0800 11 88 11 la indirizzeranno al corrispondente centro di competenza.

Lei chiede se la radioterapia esterna o la brachiterapia e la prostatectomia radicale siano equivalenti per quanto riguarda la quota di recidive, l’aspettativa di vita e gli effetti collaterali.

A questo proposito non sono stati condotti studi comparativi. La radioterapia interna e quella esterna, somministrate nel 15 - 30% delle persone colpite, possono ottenere nel carcinoma prostatico a basso rischio dei tassi di guarigione a lungo termine che vanno fino all’80% e sono, quindi, equivalenti alla prostatectomia radicale.

La prostatectomia radicale può causare, come tutti gli interventi chirurgici, complicazioni e conseguenze a lungo termine, che dipendono tra l’altro dalla tecnica chirurgica e dalla possibilità di operare in maniera da proteggere i nervi: Conservando almeno un fascio vascolo-nervoso, i tassi di incontinenza (stillicidio di urina) sono al di sotto del 3% nelle mani di operatori esperti. Se non è possibile risparmiare i fasci vascolo-nervosi, il rischio di un’incontinenza più pronunciata aumenta fino a circa il 15% (fino a 2 assorbenti al giorno). La disfunzione erettile dipende da diversi fattori, quali la possibilità di risparmiare i nervi, l’età ed altri. Subito dopo l’intervento, la maggior parte dei pazienti è impotente. La funzione erettile può richiedere fino a 4 anni per ristabilirsi dopo l’intervento e, fino a quel momento, va sostenuta farmacologicamente. La stenosi anastomotica (restringimento della sutura tra vescica urinaria e uretra) compare nell’1 - 10% dei pazienti e può essere superata con un intervento di allargamento. A causa della posizione, in seguito all’operazione può comparire una lesione nervosa reversibile. Raramente, possono risultarne lesioni di organi adiacenti, quali il retto.

Gli effetti collaterali più comuni della radioterapia interna ed esterna sono: perdita della potenza sessuale nel 50% dei casi, sanguinamenti rettali nel 2 - 15%, gravi conseguenze a lungo termine a carico della vescica urinaria e del retto con dosi totali fino a 75 Gy in meno del 3%. (Fonte Deutsches Aerzteblatt/ Jg. 106/ Heft 22/29. Mai 2009).

Lei chiede qual è il rischio di comparsa di tumori secondari dopo radioterapia della prostata.

La probabilità di comparsa di un cancro in seguito a radioterapia corrisponde a una percentuale millesimale; ciò significa che di 1000 pazienti trattati, solo uno presenta un rischio più elevato di comparsa di un altro tumore dovuto alla radioterapia.

Lei chiede quali opzioni terapeutiche sono ancora disponibili dopo scarsa risposta alla radioterapia.

Se la capsula prostatica è stata superata ma non sono rilevabili metastasi, o se il tumore ha colpito linfonodi locali o altre zone del corpo, può essere preso in considerazione l’impiego della terapia ormonale. Una terapia ormonale ha lo scopo di „spegnere“ gli androgeni (ormoni sessuali maschili), che favoriscono lo sviluppo del cancro.

La chemioterapia può essere impiegata quando il tumore, nonostante terapia ormonale e/o radioterapia, non può essere più controllato.

La terapia chirurgica dopo radioterapia è possibile solo in casi selezionati ed è gravata da un rischio più elevato di incontinenza urinaria. Per contro, l’irradiazione dopo un intervento chirurgico viene tollerata meglio e presenta un rischio minore di limitazioni funzionali.

Lei chiede come valutare l’efficacia della terapia dopo irradiazione.

Dopo radioterapia, per la valutazione dell’efficacia terapeutica viene in primo luogo misurato periodicamente il livello di PSA. Inoltre, è possibile effettuare delle biopsie alla ricerca di eventuale tessuto tumorale vivente.



Domanda di Pietro:
Salve Prof. Thalmann,
Ho 68 anni. Cinque settimane fa mi sono sottoposto a un intervento sulla prostata (piccola operazione di riduzione del volume, perché avevo un residuo di urina relativamente grande). L’operazione è andata bene, non ho più problemi di minzione e sono continente. In occasione di una visita di controllo, due giorni fa, il medico mi ha comunicato che all’esame microscopico sono risultate delle piccole cellule tumorali, ma che per il momento non c’è bisogno di prendere iniziative: devo solo fare degli esami del sangue dal medico di famiglia ogni sei mesi. Anche se ho fiducia nel mio urologo, sono naturalmente un po’ spaventato. Si può fare qualcosa per migliorare questa situazione o si è condannati ad aspettare passivamente? La ringrazio in anticipo per la risposta e porgo cordiali saluti, Pietro

Risposta del Prof. Thalmann:
Buongiorno Pietro,
La situazione che mi ha descritto è molto frequente. Il modo di procedere dipende, di regola, dal tipo biologico del tumore. Se si tratta di un carcinoma ben differenziato, non c’è fretta. Le cellule tumorali vengono classificate come ben differenziate quando sono simili alle cellule normali. Spesso, i carcinomi ben differenziati, piccoli, riconosciuti in tempo, crescono molto lentamente e non portano mai a una malattia percettibile. In questi casi, l’urologo può proporre al paziente la strategia dell’attesa vigile („active surveillance“ in inglese), che consiste nel condurre dei controlli periodici (PSA, ripetute biopsie). Il modo di procedere viene poi rivalutato a seconda dei risultati dei controlli. Questa strategia terapeutica individualizzata tiene conto dell’età, della comorbilità (cioè delle altre eventuali malattie del paziente) e della biologia del tumore.
La strategia di „active surveillance“ può logicamente suscitare nel paziente una certa ansia. Se quest’ansia limita la qualità di vita fino a un livello inaccettabile, la strategia dell’attesa vigile viene rimessa in discussione assieme al medico specialista e viene presa in considerazione una terapia curativa.

Attualmente il problema è che lei ha appena avuto un’operazione alla prostata e, quindi, nelle prossime settimane non è possibile effettuare un intervento più importante sulla prostata, perché dopo resezione transuretrale (TURP o „piccolo intervento sulla prostata“) compaiono alterazioni infiammatorie attorno alla prostata, che renderebbero difficile risparmiare i nervi nel corso di un nuovo intervento.

Lei può richiedere un colloquio più approfondito con il suo urologo sui vantaggi e sui rischi delle singole procedure o può consultare un altro urologo, per sentire un altro parere.



Domanda di Ernst:
Seguo una radioterapia della prostata. Posso andare in bicicletta? Siccome ho dolori alle ginocchia e alle articolazioni, non cammino più bene e con la bicicletta posso fare almeno un po’ di sport.

Risposta del Prof. Thalmann:
A condizione che la cute sia intatta e che lei non abbia dolori, può andare in bicicletta secondo l’intensità dei disturbi. Non cerchi di superare i suoi record personali e inizi l'attività sportiva moderatamente. In presenza di disturbi, può giovare il cambio del sellino. Nei negozi specializzati oggi sono disponibili dei sellini speciali.

Faccia in modo di non sudare troppo, per non sbiadire le marcature.
Inoltre, prima del prelievo per la determinazione del PSA dovrà rinunciare ad andare in bicicletta. La pressione sulla prostata può aumentare i valori di PSA.



Domanda di tanzania:
Gentile Dottore,
I miei valori di PSA hanno avuto il seguente andamento:
Dopo irradiazione (fine maggio 2008) = 0,6
tre mesi dopo = 0,2
sei mesi dopo = 0,1
un anno dopo = 0,2
21 mesi dopo (quindi giugno 2010) = 0,9
Ecco le mie domande: - è un andamento soddisfacente? - quest’aumento a 0,9 significa che il cancro sta crescendo di nuovo? - devo fare qualcosa? E se sì, che cosa? - che cosa posso fare (es. terapie complementari: alimentazione, terapia con vischio ecc.)? - che cosa mi consiglia di fare nel mio caso? Mille grazie per la sua disponibilità.
Cordiali saluti Andreas

Risposta del Prof. Thalmann:
Buongiorno Andreas,
Osservando l’andamento dei valori del PSA, posso dire che lei ha risposto molto bene alla radioterapia. Ora però i valori sono di nuovo in ascesa e la sua preoccupazione è comprensibile. Il nuovo aumento del PSA, infatti, non consente di escludere una nuova crescita del tumore. D’altra parte, bisogna considerare che la prostata è ancora presente e il tessuto rimanente può ancora produrre PSA. Anche un’infiammazione nel distretto della prostata può causare un aumento del PSA.

In base a determinati parametri tumorali (quali punteggio Gleason, PSA iniziale, tempo fino all’aumento del PSA, tempo di raddoppiamento del PSA dopo la radioterapia ed eventuali sintomi), è possibile stimare se sia subito il caso di iniziare una terapia o se sia più indicata una strategia di attesa. Anche la scelta del trattamento dipende in parte dai parametri sopra elencati. Eventualmente sono necessari esami per immagini. Consulti il suo medico curante. È senz’altro possibile che per adesso non sia ancora necessaria alcuna terapia.

Con una moderata attività sportiva e seguendo un’alimentazione bilanciata, può migliorare e rinforzare il suo stato di salute. Esistono indizi che suggeriscono una possibile utilità soprattutto di cavoli, pomodori cotti, melograno e albicocche, sul decorso del carcinoma della prostata.

La terapia con vischio è un altro trattamento complementare usato soprattutto nella medicina antroposofica e la cui efficacia non è ancora stata documentata. Gli studi finora condotti non hanno potuto dimostrare alcun effetto diretto sulla crescita del tumore, tuttavia suggeriscono che, ad esempio durante una chemioterapia, la terapia con vischio possa migliorare la qualità di vita.

Molti pazienti riescono a superare meglio la malattia prendendo delle iniziative autonome e partecipando attivamente alla gestione del tumore. Le possibilità di migliorare il proprio benessere con la medicina complementare sono molteplici e diverse come sono diversi i pazienti. È difficile dare un consiglio in questo campo. L’importante è che discuta con il suo medico curante del metodo scelto e lo informi dei metodi che già utilizza. In questo modo è possibile valutare nella maniera corretta eventuali interazioni ed effetti collaterali del trattamento.



Domanda di Gerda:
Salve Prof. Thalmann,
Mio marito ha 73 anni e un mese fa gli è stato diagnosticato un carcinoma della prostata. Purtroppo non è possibile un'operazione, ma solo la radioterapia, cosa che lui sta facendo. Degli amici tedeschi ci hanno consigliato il metodo del Prof. Leibowitz. L’urologo però dice che questo metodo è sperimentale ed è meglio non utilizzarlo. Lei che cosa ne pensa? Grazie per la sua risposta.

Risposta del Prof. Thalmann:
Buongiorno Gerda,
Infatti, in Svizzera la terapia ormonale tripla secondo Leibowitz non è considerata la terapia standard del carcinoma prostatico in stadio avanzato.

L’urologo americano Leibowitz sta divulgando una terapia ormonale del carcinoma prostatico, che consiste in un’associazione di un LHRH analogo (es. Zoladex®), un antiandrogeno (es. Casodex®) e un inibitore della 5-alfa-reduttasi (es. Proscar®). Leibowitz sostiene che i pazienti da lui trattati con questo schema non hanno mai sofferto di recidive. Tuttavia, l’efficacia del suo approccio terapeutico non è stata ancora scientificamente documentata.

L’impiego di LHRH analoghi e di antiandrogeni nel trattamento del carcinoma della prostata in stadio avanzato costituisce uno standard terapeutico. Di regola, l’antiandrogeno viene impiegato fino all’inizio della terapia con LHRH analogo e in seguito sospeso.
Al contrario, la somministrazione aggiuntiva di un inibitore della 5-alfa-reduttasi non è usuale. Proscar® è omologato in Svizzera e in Germania solo per il trattamento dell’ipertrofia benigna della prostata.

La 5 alfa-reduttasi è un enzima dell’organismo che trasforma parte del testosterone nel più attivo diidrotestosterone. Con la somministrazione aggiuntiva di un inibitore dell’alfa-reduttasi, Leibowitz promette un blocco completo del testosterone e, quindi, una maggiore efficacia. Tuttavia, in diversi studi clinici il blocco completo del testosterone non ha mostrato alcun miglioramento della sopravvivenza. Inoltre, ci si deve aspettare più effetti collaterali.

Sono in corso studi clinici sugli inibitori della 5-alfa-reduttasi. Questi farmaci sono stati studiati anche nell’ambito della prevenzione. Quindi, la questione è ancora aperta.


Domanda di Joannes:
Nel 2007 mi è stata asportata la prostata (valori di PSA di allora: 41). L’operazione, con incisione addominale, è andata molto bene. Dopo 2 anni, i valori di PSA sono di nuovo aumentati. Il medico pensava a una metastasi e mi ha prescritto CASODEX 50 mg. I valori di PSA sono immediatamente diminuiti da 0,7 a 0,4. Ho avuto effetti collaterali pesanti. Dolori al torace e forti dolori al fegato, di lato al di sotto delle coste. Sono stato quindi costretto a sospendere il medicamento. Che cosa pensa del mio problema? Come si può frenare la formazione di metastasi? Ci sono altri medicamenti a disposizione? Ci sono possibilità alternative? Cordiali saluti Joannes

Risposta del Prof. Thalmann:
Buongiorno Joannes,
Dopo il Suo intervento di asportazione della prostata del 2007, i valori di PSA sono lentamente aumentati. Lei non ha tollerato bene Casodex, gli effetti collaterali che ha descritto sono ben noti. Giustamente, ha interrotto la terapia con Casodex. Ora, Lei mi chiede sulle alternative a Casodex. In questa situazione, ritengo che il passo successivo da compiere debba essere un accertamento mediante tomografia computerizzata o scintigrafia dello scheletro. Deve essere condotta anche un’esplorazione rettale digitale, per escludere un nuovo aumento di volume del tumore nella loggia prostatica. Se nella loggia prostatica viene messa in evidenza una cosiddetta recidiva, potrebbe essere presa in considerazione la radioterapia. Per una terapia ormonale mi sembra troppo presto e la farei dipendere da un lato dai risultati della tomografia computerizzata e dalla scintigrafia dello scheletro e dall’altro dall’andamento del PSA. Tuttavia, la persona che può stabilire al meglio la terapia più efficace nel suo caso per interrompere la progressione della malattia è il suo urologo. Io non posso fare altro che invitarla a consultarlo.



Domanda di mst:
Nel dicembre 2009 mi è stata asportata la prostata a causa di un cancro. In seguito all’estrazione del catetere, ho subito una lesione dell’uretra. Da quel momento, per questa ragione sono stato ricoverato molte volte in ospedale e il restringimento è stato sezionato ed eliminato. Nonostante ciò, ogni 4 giorni devo effettuare un autocateterismo, perché l’uretra non si chiuda di nuovo. Devo vivere così per tutta la vita? Anche per quanto riguarda la continenza le mie condizioni non sono ideali. Questo può essere dovuto al restringimento dell’uretra? Ho il terrore di un nuovo intervento chirurgico, perché finora ho avuto solo esperienze negative.

Risposta del Prof. Thalmann:
Buongiorno mst,
Mi dispiace che lei abbia dovuto vivere come un trauma i suoi ultimi ricoveri ospedalieri.
In determinati casi, l’autocateterismo periodico può essere una buona soluzione a lungo termine. Sussiste però un certo rischio di infezioni e l’auto-trattamento può essere doloroso e fastidioso. Per poter stabilire la terapia più adeguata nel suo caso, è necessaria una visita urologica. Per la valutazione, l’urologo effettuerà una radiografia speciale dell’uretra ed eventualmente un’uretroscopia. Per una consulenza terapeutica personalizzata può rivolgersi, ad esempio, a una clinica universitaria in Svizzera.

L’incontinenza urinaria è una conseguenza nota dell’asportazione radicale della prostata. È probabile che i suoi problemi di incontinenza dipendano soprattutto dall’asportazione della prostata. Aggiungendosi un restringimento dell’uretra, però, viene probabilmente ostacolato lo svuotamento della vescica, rendendo la situazione ancora più complicata e la perdita urinaria ancora meno controllabile.

Il trattamento dell’incontinenza dipende dal tipo, dalla causa e dalla gravità della stessa. A volte, possono essere utili degli esercizi specifici mirati (esercizi di Kegel/esercizi del pavimento pelvico) per rinforzare la muscolatura sfinterica. Chieda consiglio anche al suo urologo, che le potrà prescrivere delle sedute di fisioterapia per imparare la corretta esecuzione di questi esercizi.
Determinate forme di incontinenza possono essere curate anche con dei medicamenti, come ad esempio l’incontinenza da urgenza.
Nell’incontinenza severa in seguito a prostatectomia radicale, può essere impiantato uno sfintere artificiale. A questo proposito, si faccia consigliare presso una grande struttura sanitaria.

Torna a “Cancro della prostata: esperti rispondono”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 5 ospiti