2013 - Cancro del seno


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2013 - Cancro del seno

Messaggioda admin » gio 26 set 2013 15:37

La dott.ssa Katharina Buser, Clinica Engeried, Berna, risponde alle vostre domande:


Le presenti risposte sono una presa di posizione di carattere generale. Non si può infatti sostituire la consulenza personale con il parere di uno specialista qualificato in medicina. Se in un articolo vengono citati determinati medici, impianti terapeutici o prodotti, ciò non avviene a titolo di pubblicità o di raccomandazione, ma va inteso semplicemente come accenno ad altre fonti informative.

Alcune domande e risposte sono state tradotte in un’altra lingua nazionale. Se dovessero sorgere domande o ambiguità, favorite rivolgervi alle consulenti specializzate della Linea cancro. Numero gratuito 0800 11 88 11 oppure e-mail helpline@krebsliga.ch



Domanda di Aglaj123:
Avrei tanto bisogno di sapere da voi se posso permettermi di confidare il mio stato di malata di tumore al seno, sono stata già operata e sono in terapia chemio, alla mia mamma che ha 97 anni, e a cui finora non ho detto nulla cercando di nascondere le cose più evidenti, ma fra noi c'è sempre stato un rapporto di sincerità e solidarietà... Mi pesa molto non poter condividere questa cosa... Aiutatemi a trovare il modo giusto...

Risposta della dott.ssa Katharina Buser:
Buongiorno Aglaj123,
il Suo dilemma è comprensibile: da un lato vorrebbe informare Sua mamma di avere il cancro al seno, dall’altro teme che la notizia potrebbe sconvolgerla in maniera irrimediabile, vista la Sua fragilità dovuta all’età avanzata.

Tacendo la Sua malattia a Sua mamma, Lei si priva del sostegno che Le ha sempre dato e impone a se stessa un severo autocontrollo che impedisce una comunicazione libera.

Se Sua mamma non si è ancora accorta che qualcosa non va, non tarderà a farlo. Nessuno La conosce meglio di lei. Come si spiega Lei che non Le abbia mai chiesto spiegazioni? È molto rispettosa della Sua sfera personale o potrebbe non essersela sentita di affrontare i Suoi problemi? Per come la conosce, come reagirebbe? Potrebbe capire le ragioni che L’hanno indotta a scegliere il silenzio o sarebbe risentita per non essere stata coinvolta fin dall’inizio? Vi sono persone anziane che preferiscono ritirarsi dalla vita sociale e persone anziane che invece vogliono parteciparvi attivamente fino all’ultimo.

Come può constatare, sta a Lei scegliere l’atteggimento che meglio si confà alla relazione unica e irripetibile che intercorre tra Lei e Sua mamma. Non vi sono regole di comportamento valide per tutti.

Se si sentisse troppo a disagio nella situazione attuale e decidesse di parlare a Sua mamma della Sua malattia, confidi nella sua lunga esperienza di vita. Scelga un luogo e un momento adatti. L’ideale è che siate indisturbate e che Sua mamma sia riposata. Inoltre è importante che non riceva la notizia la sera, prima di andare a letto.

Se sceglie la via della trasparenza, potrebbe attutire l’impatto della notizia rassicurando Sua mamma sul fatto, per esempio, di sentirsi in buone mani e di beneficiare dei migliori trattamenti di cui disponiamo oggigiorno.

Naturalmente Sua mamma non deve essere la Sua unica confidente. Se Lei non usufruisse ancora di un sostegno psicologico, potrebbe chiedere all’equipe curante di essere indirizzata a uno psiconcologo o a una psiconcologa che l’aiuti ad affrontare i momenti di sconforto e di angoscia che la malattia comporta.



Domanda di Antonella:
sono stata sottoposta ad una conizzazione 8 mesi fa per cin III, il cono è stato analizzato e i margini sono risultati indenni. Mi sono sottoposta a controllo mediante visita e pap-test e stamane il mio ginecologo mi ha comunicato che il risultato non è ottimale per cui è opportuno che mi sottoponga a colposcopia e a nuova biopsia. Mi chiedo com'è possibile tutto ciò a così breve distanza dall'intervento ? Dimenticavo: la biopsia precedente evidenziò ancora la presenza di un cin 1 e cin 2. Grazie mille

Risposta della dott.ssa Katharina Buser:
Gentile Antonella,
capisco che sia perplessa e preoccupata.
Una CIN III è una neoplasia intraepiteliale cervicale di grado severo, ossia una lesione che può evolvere verso un cancro della cervice uterina. Pertanto è corretto sottoporre la CIN III a conizzazione per rimuovere tutte le cellule atipiche. Nella maggior parte dei casi, con l’asportazione chirurgica della lesione CIN III è possibile evitare un intervento chirurgico più esteso. Dopo aver subìto una conizzazione, è necessario sottoporsi a controlli periodici ravvicinati per consentire la diagnosi precoce di eventuali focolai CIN III di nuova insorgenza nel tessuto di rivestimento del collo uterino. Infatti, su 100 CIN III non trattate, 30 evolvono in un carcinoma cervicale. In tali casi si rende necessario un intervento chirurgico più esteso. Le CIN I e le CIN II, invece, possono regredire spontaneamente. Il Suo medico sta quindi agendo in modo molto oculato. Per ulteriori domande può rivolgersi alla
Linea cancro 0800 11 88 11.


Domanda di saskia77:
Dopo l'asportazione completa di entrambe le mammelle così come del linfonodo, sotto l'ascella, sul lato del torace, ora ho tessuto in eccedenza che mi impedisce di muovere correttamente il braccio. Qual metodo è indicato per curare una cicatrice di tali dimensioni? La pelle tira e ho la sensazione di essere legata. A chi posso rivolgermi e qual è il nome corretto di questo disturbo nel gergo medico?

Risposta della dott.ssa Katharina Buser:
Buongiorno Saskia,
lei soffre di una tensione cutanea nella zona della parete toracica a seguito dell'operazione subita al seno, nonché dell'asportazione del linfonodo. Se l’intervento è stato effettuato di recente, si tratta di disturbi del tutto normali che dopo un certo periodo di tempo dovrebbero sparire da soli. La ferita ha bisogno di molto tempo per guarire. Se l'operazione è meno recente, invece, potrebbe trattarsi di una tensione del tessuto connettivo che può essere sciolta da un fisioterapista tramite un massaggio della parte cicatrizzata.
In un secondo tempo potrebbe anche essersi formato un edema linfatico nella parete toracica che può essere curato tramite un drenaggio linfatico eseguito da un fisioterapista. Dopo un lungo intervento chirurgico, sotto le ascelle può accumularsi tessuto in eccesso che può causare disturbi in caso di movimenti degli arti superiori. Questo tessuto può essere trattato chirurgicamente tramite una correzione della cicatrice. Si rivolga prima di tutto al chirurgo che ha eseguito l'intervento. Egli provvederà ad adottare le misure necessarie.



Domanda di Panthea:
12 mesi fa mi fu diagnosticato un carcinoma mammario che è stato curato tramite mastectomia conservativa, chemioterapia e susseguente radioterapia. L'ultima chemio risale a 9 mesi fa, mentre l'ultima radioterapia è stata effettuata 5 mesi fa. Durante le ultime due mammografie è stato rilevato un DCIS in fase di crescita sulla mammella sana. Vorrei sapere se è meglio farlo asportare il più presto possibile o se in base alla mia anamnesi posso attendere oltre. Sono indecisa per quale delle due possibilità optare. Per sua info: Farmaci: Arimidex 1 volta al giorno

Risposta della dott.ssa Katharina Buser:
Buongiorno Panthea,
a causa di un cancro mammario invasivo, 12 mesi fa è stata sottoposta a un intervento chirurgico con susseguente chemioterapia, radioterapia e ora terapia ormonale con inibitori di estrogeni. Adesso le è stato diagnosticato un DCIS (carcinoma duttale in situ), ovvero un cosiddetto tumore in stadio iniziale o cancro al seno non invasivo. Parto dal presupposto che questa diagnosi sia già stata confermata da una biopsia. In caso affermativo, le consiglio di non attendere oltre con l'intervento chirurgico perché potrebbero esserci focolai microscopici di cancro mammario invasivo anche nelle vicinanze del focolaio di DCIS non rilevabili tramite la mammografia. Il fatto che il focolaio di DCIS sta crescendo, è a mio avviso un motivo in più per non attendere oltre con l'operazione. Sarà il chirurgo mammario a decidere se prima di sottoporla a un intervento chirurgico si renda necessaria una tomografia a risonanza magnetica del seno.



Domanda di Nadp:
Buongiorno, ho 26 anni e in passato sia mia mamma che mia zia sono state affette da cancro al seno (entrambe avevano meno di 50 anni al momento della diagnosi). Mio zio è deceduto a causa di un cancro intestinale e anche ad altri parenti più lontani in passato sono state rilevate malattie tumorali o sono morti a seguito di queste ultime. Ora vorrei sapere quali sono le visite di diagnosi precoce indicate nel mio particolare caso. Il mio ginecologo raccomanda una mammografia a partire dal 35° anno d'età ed è piuttosto scettico nei confronti di test genetici. Lei cosa mi consiglia di fare? Pensa che sia indicata eventualmente una risonanza magnetica?

Risposta della dott.ssa Katharina Buser:
Buongiorno Nadp,
in base alla Sua descrizione, a partire dal 40° fino al 50° anno d'età, Le consiglierei di sottoporsi ogni anno a una periodica mammografia. Al momento attuale, non è dimostrato che una mammografia di routine rappresenti una misura preventiva efficace per le donne < 40 anni. In base alla Sua esposizione dei fatti, non sono nemmeno in grado di dire con certezza se le risonanze magnetiche periodiche siano da consigliare perché i dati da Lei forniti relativi all'età di comparsa del tumore in Sua madre e in Sua zia non sono abbastanza precisi (un'età critica sarebbe < 30 anni). Il fatto che Suo zio sia stato affetto da un cancro intestinale, nel Suo caso non ha nessuna influenza sul rischio di contrarre un tumore mammario. Per valutare meglio il rischio di essere affetta da cancro dovrebbe sottoporsi a un'analisi genealogica. Le consiglio pertanto di rivolgersi a un medico del
SIAK Network for Cancer Predisposition Testing and Counselling per una consulenza genetica. Per saperne di più sull'argomento, Le consigliamo la lettura dell'opuscolo Rischio di cancro ereditario della Lega svizzera contro il cancro.


Domanda di jannis08:
Nel 2008 mi fu asportato un nodulo dalla mammella sinistra che si era ingrandito a seguito di una sovraproduzione di estrogeno. Per questo motivo dovetti assumere il farmaco Fermara, una pillola che inibisce la produzione di estrogeni. Dopo un po' di tempo (5 - 8 mesi) facevo fatica a camminare a causa di problemi di equilibrio. Barcollavo come una ubriaca. In altre parole: era come camminare su un materassino ad aria. Chiesi di cambiare il farmaco e ricevetti l'Arimidex! La situazione però non migliorò. Si tratta dello stesso medicamento, ma di colore verde! Allora tentai di migliorare la circolazione sanguigna di mani e piedi con Padma 28, ma anche in questo caso non arrivarno i miglioramenti auspicati. La pillola va assunta per almeno 5 anni. Io la prendo da 4 anni e mezzo. Le mie domande: esiste un rimedio alla mia situazione? Passati i cinque anni, posso aspettarmi miglioramenti? I disturbi passeranno o devo rassegnarmi a conviverci per tutta la vita?

Risposta della dott.ssa Katharina Buser:
Buongiorno Jannis08,
Parto dal presupposto che per i Suoi problemi di salute attuali siano state escluse altre cause. I due farmaci da Lei menzionati, il Femara e l’Arimidex, appartengono alla famiglia dei cosiddetti inibitori di estrogeni e di aromatasi che vengono somministrati al fine di prevenire a livello medicamentoso le ricadute in caso di carcinoma mammario. La durata consigliata di assunzione e di conseguenza di profilassi è di 5 o più anni, a seconda dello stadio di avanzamento del tumore. Purtroppo, il profilo degli effetti collaterali dei diversi inibitori dell’aromatasi non varia di molto. Dopo l'interruzione della cura medicamentosa, gli effetti collaterali diminuiscono normalmente entro poco tempo. Esiste tuttavia un altro farmaco inibitore dell’aromatasi: l'Aromasin (Exemestane). Forse riesce a sopportare meglio questo medicamento rispetto al Femara e al Arimidex. Cambiare un’ennesima volta potrebbe giovare, soprattutto nel caso in cui dovesse prolungare il periodo di profilassi per motivi di sicurezza. Le donne che generalmente non sopportano gli inibitori dell'aromatasi possono tentare un trattamento con l'antiestrogeno Tamoxifen. Le auguro un futuro privo di disturbi e in buona salute!



Domanda di Gina:
Salve, sono stata operata di cancro del seno a febbraio, chemio, rx e ora terapia ormonale. Fisicamente sto bene ma di morale no. È il vuoto ... sono giù di morale, ho le palpitazioni e non ho voglia di niente. È il contraccolpo? Una depressione? È frequente dopo questo tipo di trattamenti? Cosa mi consiglia? Grazie dell'attenzione.

Risposta della dott.ssa Katharina Buser:
Buongiorno Gina,
la diagnosi di cancro e i trattamenti conseguenti comportano sempre un forte turbamento, sia morale che fisico. Per fortuna Lei fisicamente sta bene!

Suppongo che per i suoi malanni (anemia, disturbi ormonali, ecc.) siano già state escluse altre cause mediche e parto dal presupposto che i disturbi da Lei descritti siano da imputare a una sindrome di affaticamento (cossidettta fatigue) che normalmente può subentrare anche diversi mesi dopo il termine del trattamento. Questi disturbi non sono insoliti e possono essere di differente durata. Per evitare malintesi, Le consiglio di discuterne apertamente con i Suoi famigliari e con il Suo team di cura. Grazie ad un allenamento mirato è possibile superare questo periodo di crisi. Discuta dei Suoi disturbi anche con il Suo medico curante con il quale potrà mettere a punto un programma volto a migliorare la propria forma fisica tramite un allenamento mirato e una sana alimentazione. Qualora già in passato avesse sofferto di problemi psicosomatici, potrebbe eventualmente prendere anche in considerazione la consulenza di uno psicoterapeuta. Per ricevere ulteriori informazioni si può rivolgere alla
Lega della Sua regione. Le può fornire indirizzi di persone competenti.
Le auguro un miglioramento e buone cose.



Domanda di silia:
Buongiorno, benché da diversi anni sono portatrice di protesi mammarie, sono stata convocata per una mammografia preventiva. Tale visita è indicata anche nel mio caso? Ringrazio fin d'ora per un riscontro. silia

Risposta della dott.ssa Katharina Buser:
Buongiorno silia,
Lei è stata convocata per una mammografia preventiva. Presumo che l'invito di presentarsi alla visita rientri nel quadro del programma di screening cantonale.
La mammografia preventiva nell'ambito del suddetto esame medico non è particolarmente indicata per le donne portatrici di protesi mammarie. Nel Suo particolare caso consiglierei piuttosto uno screening individuale personalizzato da effettuare ogni due anni. Sarà il Suo ginecologo o il Suo chirurgo mammario che provvederà a prendere per iscritto un appuntamento per Lei. Il medico curante ha in tal modo la possibilità di informarLa sull'intervento chirurgico, nonché sulle protesi e all'occorrenza proporLe visite aggiuntive quali ecografia o risonanza magnetica.



Domanda di carpediem:
All'inizio di luglio sono stata sottoposta ad una lumpectomia seguita da 21 sedute di radioterapia e da 6 settimane prendo il Tamoxifen. Anche se la pelle ha di nuovo un aspetto normale talvolta ho dei dolori pungenti al seno affetto e provo anche ipersensibilità, dolore indurimento del capezzolo. É normale?

Risposta della dott.ssa Katharina Buser:
Buongiorno carpediem,
in seguito all'operazione e alla radioterapia possono insorgere dolori, indurimenti e disturbi della sensibilità al seno ovvero nelle zone adiacenti la cicatrice. Spesso questi disturbi durano a lungo, anche se il trattamento è concluso. Inoltre spesso in seguito alle operazioni succede di assumere una postura protettiva e ciò porta a tensioni muscolari alla nuca, alle scapole e alla cassa toracica. Sovente sono affette donne che svolgono la loro attività lavorativa stando sedute al computer. Questi dolori, più che altro localizzati nella regione delle scapole, si proiettano facilmente nel mezzo del corpo ghiandolare. Questi problemi che si presentano molto frequentemente, potrebbero essere risolti migliorando la postura e facendo fisioterapia. La fisioterapista Le può mostrare esercizi per migliorare il portamento. Esponga i Suoi sintomi al Suo medico curante, il quale Le prescriverà la fisioterapia.

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