2014 - Sessualità maschile e cancro


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2014 - Sessualità maschile e cancro

Messaggioda admin » mer 27 ago 2014 16:41

Il prof. George Thalmann, direttore e Primario della Clinica e Policlinica per urologia dell'Inselspital di Berna, risponde alle vostre domande:

Le presenti risposte sono una presa di posizione di carattere generale. Non si può infatti sostituire la consulenza personale con il parere di uno specialista qualificato in medicina. Se in un articolo vengono citati determinati medici, impianti terapeutici o prodotti, ciò non avviene a titolo di pubblicità o di raccomandazione, ma va inteso semplicemente come accenno ad altre fonti informative.

Alcune domande e risposte sono state tradotte in un’altra lingua nazionale. Se dovessero sorgere domande o ambiguità, favorite rivolgervi alle consulenti specializzate della Linea cancro. Numero gratuito 0800 11 88 11 oppure e-mail helpline@krebsliga.ch



Domanda di M & T:
Mia moglie ed io desideriamo avere un secondo bambino. Poco tempo fa mi è stato diagnosticato un tumore ai testicoli e ho iniziato con una chemioterapia. Ora con mia moglie ci stiamo ponendo moltissime domande. Quanto dobbiamo aspettare con il concepimento per essere sicuri che malgrado la chemio nostro figlio nasca sano? Ringrazio della Sua risposta.

Risposta del professore Thalmann:
Buongiorno M&T,
a causa di un cancro ai testicoli, Lei ha dovuto sottoporsi a un trattamento di chemioterapia. La chemioterapia ha un effetto sistemico su tutte le cellule che replicano velocemente. Per questo motivo non danneggia solo le cellule tumorali, bensì anche le cellule sane, come ad esempio nell'uomo gli spermatozoi. È possibile che nei testicoli affetti da cancro la produzione di spermatozoi sia già limitata. Un'analisi del liquido seminale (spermiogramma) può fornire informazioni sulla qualità degli spermatozoi e in caso di esito positivo può essere effettuata una cosiddetta criopreservazione, ovvero il congelo dello sperma.

Nella maggior parte dei casi, dopo la fine della terapia la produzione degli spermatozoi riprende a funzionare normalmente. Tuttavia, possono passare mesi o addirittura anni prima che ciò avvenga. Il tutto dipende anche dal tipo di citostatico somministrato, dalla combinazione di farmaci e non da ultimo dalla dose. Il danno causato dalla chemioterapia molto spesso ha effetti sulla forma e sulla mobilità degli spermatozoi il cui tempo di maturazione è di circa 3 mesi. Terminato questo periodo, tutti gli spermatozoi nati durante una chemioterapia moriranno e rimarranno solo quelli che si sono formati in un secondo tempo. Per questo motivo, almeno per i primi tre mesi dopo la fine del trattamento, si consiglia di utilizzare un appropriato metodo di contraccezione. Passato questo periodo, un'analisi del liquido seminale (spermiogramma) può fornire informazioni sulla percentuale di spermatozoi sani e mobili.

Qualora la sua terapia comprenda anche il farmaco Bleomicina®, a causa dell'effetto dannoso sul patrimonio genetico di questa sostanza, durante e fino a 6 mesi dopo la fine della terapia, si rendono necessarie misure di contraccezione sicure.



Domanda di kellmar:
Ne sono colpito anche io, ho il cancro della vescica; dopo la mia operazione nel 2010, ai disturbi psichici si sono aggiunti anche problemi fisici. Non esiste alcun centro di accoglienza a cui ci si possa rivolgere in caso di disfunzione erettile. I medici consigliano solo sempre farmaci (Viagra) o iniezioni nel corpo cavernoso. Il Viagra non è servito a nulla e le iniezioni non le volevo a causa degli effetti collaterali. Per quanto riguarda la sessualità, per me non è concepibile che tutti dicano che ci sono anche altri modi vivere la vita a due e altre forme di intimità. Perché i costi per le alternative, come ad esempio le protesi del pene, non vengono assunti dalle casse malati? Le casse pagano solo per operazioni che si rendono necessarie a causa di deformazioni visibili, come ad esempio in caso di cancro del seno? Di terapisti sessuali che se ne intendono e i cui costi vengono assunti dalla cassa malati ce ne sono pochissimi o non ce ne sono affatto. Io finora non ne ho trovato nemmeno uno.

Risposta del professore Thalmann:
Buongiorno kellmar,
la disfunzione erettile può essere causata da un danno dell'irrorazione sanguigna e/o delle vie nervose in caso di interventi al piccolo bacino. Si tratta di un disturbo che insorge purtroppo spesso dopo operazioni in caso di cancro alla vescica o alla prostata.

Per il trattamento della disfunzione erettile ci sono, come da Lei già accennato, diverse possibilità che possono essere applicate a seconda della situazione personale e delle proprie preferenze. Come terapia iniziale, normalmente viene prescritta l'assunzione orale di farmaci, quali Viagra® o altri preparati (Cialis®, Levitra®). In seguito può essere applicata la terapia di autoiniezione sul corpo cavernoso (SKAT). Un'altra opzione è l'inserimento di un applicatore a bastoncino nell'uretra. Il principio attivo liberato in seguito provoca un'erezione come nell'applicazione SKAT. Tengo a sottolineare che ci sono pazienti che hanno riferito di fastidiosi bruciori nell'uretra.
Inoltre, c'è anche la possibilità di mezzi ausiliari meccanici, quali la pompa a vuoto. Come da Lei menzionato, sussiste anche l'opzione della protesi del pene. Dal momento che si tratta di un intervento invasivo che cela determinati rischi, il trapianto chirurgico di protesi del corpo cavernoso è da prendere in considerazione solo nel caso in cui tutti gli altri rimedi elencati non abbiano portato all'effetto desiderato. A differenza della protesi testicolare, i cui costi vengono assunti dalle casse malati, l'impianto del corpo cavernoso con sistema a pompa finora non ha mai figurato tra le prestazioni obbligatorie delle casse malati. Da questo punto di vista, non sussiste dunque veramente una diseguaglianza tra uomo e donna.
Le consiglio di ridiscutere sulla Sua situazione personale con il Suo urologo al fine di trovare insieme a lui una possibilità di trattamento per Lei accettabile.

I disturbi sessuali comportano un notevole peggioramento della qualità di vita e possono mettere a repentaglio il rapporto. In questo caso possono aiutare i consigli di un terapeuta. L'offerta in termini di terapia sessuale in Svizzera è di fatto tutt'altro che ampia. Cliccando sul
link troverà indirizzi di sessuologi specializzati e qualificati. La maggior parte di loro dispongono di un diploma medico e sono riconosciuti dalle casse malati.


Domanda di Peer:
Ho letto su Internet che dopo l'asportazione della prostata è consigliabile provocare regolarmente erezioni perché con il passare del tempo vi è il rischio di impotenza. È vero? Quante volte si intende per "regolarmente"?

Risposta del professore Thalmann:
Buongiorno Peer,
dopo l'asportazione della prostata la capacità di erezione può risultare temporaneamente limitata o andare persa del tutto. Le cause possono essere nervi o vasi sanguigni danneggiati o recisi. All'origine dell'impotenza o della ridotta capacità erettile possono anche esserci malattie quali il diabete, l'ipertensione, il consumo smisurato di alcol o determinati farmaci antidepressivi.

L'erezione del pene viene causata dal cosiddetto corpo cavernoso. L'afflusso del sangue allo stato flaccido del pene è più limitato. Il tessuto del corpo cavernoso viene irrorato con meno sangue ricco di ossigeno e sostanze nutritive. La mancanza di un'erezione per un lungo periodo di tempo porta a mutamenti e a una riduzione del tessuto. Il corpo cavernoso deperisce e non può più essere riattivato. Per mantenere intatta la funzione del corpo cavernoso è dunque essenziale provocare erezioni a intervalli regolari. Dopo un'operazione della prostata, vi sono diversi rimedi o farmaci che possono provvisoriamente contribuire a mantenere intatta o stimolare questa funzione. Uno di questi è un Viagra 50mg ogni due sere. Non esistono tuttavia direttive chiare sul numero di erezioni che sarebbe opportuno provocare. Non appena dopo l'operazione inizieranno a verificarsi reazioni spontanee, questi medicamenti faranno da supporto.

Se soffre di difficoltà di erezione, Le consiglio di parlarne con il Suo urologo e di non assumere farmaci stimolanti senza ricetta medica.



Domanda di Marlies:
Di recente, al ragazzo di mia figlia hanno diagnosticato il tumore ai testicoli. So che in futuro mia figlia desidererebbe avere figli. Sarà ancora possibile dopo questa diagnosi? Come devo comportarmi? Il ragazzo mi è molto simpatico, ma temo che il desiderio di mia figlia di diventare mamma rimarrà tale se decide di rimanere insieme a quel uomo. Devo consigliare a mia figlia di lasciarlo? Posso immischiarmi nella loro vita? La ringrazio fin d'ora per i suoi consigli.

Risposta del professore Thalmann:
Buongiorno Marlies,
il cancro ai testicoli è una malattia curabile per la quale nella maggior parte dei casi oggi esistono ottimi trattamenti. In praticamente tutti i casi, la prima misura da adottare è l'asportazione del testicolo malato. A seconda dello stadio della malattia, segue una chemio- o una radioterapia.

Dopo l'asportazione del testicolo malato, la capacità riproduttiva rimane normalmente intatta, in quanto la produzione ormonale e degli spermatozoi viene assunta dal secondo testicolo. Tuttavia, possono passare mesi o addirittura anni prima che la produzione degli spermatozoi, a seconda della terapia adottata, riprenda a funzionare normalmente. Per questo motivo, prima del trattamento agli uomini si consiglia di fare conservare il liquido seminale. Gli spermatozoi possono essere congelati e conservati per anni. Questa procedura è nota con il nome di criopreservazione. Il medico curante potrà fornire informazioni al ragazzo di Sua figlia su questa possibilità. Il desiderio di Sua figlia di diventare mamma dovrebbe pertanto rimanere intatto, anche se forse dovrà pazientarsi ancora per un po'.

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