2015 – Le consulenti della linea cancro rispondono alle vostre domande


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2015 – Le consulenti della linea cancro rispondono alle vostre domande

Messaggioda admin » mar 6 gen 2015 18:39

Il team della Linea cancro e lieto di rispondere alle sue domande:

Le presenti risposte sono una presa di posizione di carattere generale. Non si può infatti sostituire la consulenza personale con il parere di uno specialista qualificato in medicina. Se in un articolo vengono citati determinati medici, impianti terapeutici o prodotti, ciò non avviene a titolo di pubblicità o di raccomandazione, ma va inteso semplicemente come accenno ad altre fonti informative.

Alcune domande e risposte sono state tradotte in un’altra lingua nazionale. Se dovessero sorgere domande o ambiguità, favorite rivolgervi alle consulenti specializzate della Linea cancro. Numero gratuito 0800 11 88 11 oppure e-mail helpline@krebsliga.ch



Domanda di claudiakatarina:
Mia madre ha avuto una carcinosi peritoneale (cancro ovarico stadio IV). Dopo chemioterapia intensa e intervento con HIPEC lo scorso luglio, il trattamento è proseguito con Avastin ma, essendo lei debole e la chemioterapia aggressiva, ora ha una leucemia mieloblastica acuta con cromosoma sfavorevole, trattata con Vidaza: primo ciclo nel mese di febbraio, poi a marzo solo tre punture perché ho dovuto portarla d'urgenza in ospedale a causa di occlusione e versamento. Ci hanno detto che probabilmente il cancro ovarico è in progressione a causa del versamento e di CA-125 a 200. All'ospedale hanno interrotto di colpo tutte le terapie poiché era debole per via dell'occlusione che non sono riusciti a curare e l'hanno subito trasferita in un ospedale specializzato in cure palliative. Ma io conservo la speranza che qualcosa si possa fare, l'ho detto anche in ospedale. Loro cercheranno di stabilizzarla perché né io né mia madre intendiamo mollare, ma la mia domanda adesso è se non ci sia un altro mezzo per salvare mia madre perché hanno sospeso tutte le terapie contro il cancro.

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno claudiakatarina,
Grazie della Sua domanda che ci ha inviato nell'ambito della rubrica «L'esperto risponde» del Forum cancro della Lega svizzera contro il cancro.

Con il Suo messaggio ci ha resi partecipi delle vicissitudini di Sua madre. Ha descritto la sua malattia, il cancro dell'ovaia, le sue complicazioni, le terapie a cui è stata sottoposta. Ma ha parlato anche della speranza, Sua e di Sua madre, di poter vincere la malattia. Sta cercando altre opzioni di trattamento per salvarla e ci chiede di illuminarla in tal senso. Siamo sinceramente dispiaciuti e comprendiamo molto bene il Suo smarrimento.

Purtroppo la Lega svizzera contro il cancro non è un'istituzione medica e non può proporre trattamenti né fornire consigli medici. Dalla Sua mail risulta che abita in Francia, è così? In tal caso, conosce già
la Lega francese contro il cancro o UNICANCER ? Queste organizzazioni potranno indirizzarla a un centro di trattamento nel Suo Paese, darle un recapito per un secondo parere o, più semplicemente, fornirle un sostegno.


Domanda di Janine:
Buongiorno,
ho Pap4a e sarò operata il 20 maggio. Vorrei sapere se durante il rapporto sessuale vi è il rischio di trasmettere il Pap4a? È contagioso? È molto importante che lo sappia. Al momento sono sola, ma di recente ho conosciuto un uomo. Molte grazie della risposta.


Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno Janine,
grazie della domanda che ci ha posto nel nostro Forum nel quadro della rubrica “L’esperto risponde”. Dal momento che non riguarda il cancro alla tiroide, abbiamo rinunciato a trasmetterla al nostro esperto. La risposta alla sua domanda gliela forniamo direttamente noi in qualità di consulenti specializzate del servizio d’informazione della Lega svizzera contro il cancro.

In base allo striscio, le è stato diagnosticato un mutamento delle cellule dell’utero. Questo cambiamento è del tipo Pap IVa, il che corrisponde a uno stadio precanceroso di grado elevato. Nei prossimi tempi è previsto un intervento chirurgico. Il principale fattore di rischio per il mutamento delle cellule è rappresentato da un’infezione cronica causata da determinate specie di virus del papilloma umano (HPV).

Lei ci chiede se tramite il rapporto sessuale è possibile contagiare il proprio partner. Sì, l’HPV è una malattia contagiosa, ma non il mutamento delle cellule, ovvero il Pap IV.
L’HPV può essere trasmesso attraverso il rapporto sessuale e anche il contatto della pelle nelle regioni genitali, anali e orali. L’HPV è un virus molto diffuso. Circa il 70-80% della popolazione attiva sessualmente ne è già stata interessata e il 25% dei 30enni ne è portatore attivo. Proteggersi da un’infezione è piuttosto difficile. I preservativi offrono sì una certa protezione dal contagio, ma non al 100%. Come misure preventive si consiglia l’utilizzo di profilattici (anche per evitare la trasmissione di altre malattie infettive), di non fumare e di evitare per quanto possibile di cambiare con frequenza i propri partner sessuali.

Discuta la questione anche con la sua ginecologa o con il suo ginecologo. Ulteriori informazioni sull’argomento sono disponibili nell’opuscolo
Il cancro del collo dell’utero e le lesioni precancerose.


Domanda di lottchen:
Salve,
mia mamma (71) e sua sorella, di due anni più giovane, sono entrambe affetta da cancro al seno. Tutte e due si sono sottoposte a un prelievo di sangue per il test genetico BRCA. Hanno anche una sorella più anziana (77) alla quale nel 1992 sono state asportate entrambe le mammelle a titolo preventivo.
È consigliabile che anch’io mi sottoponga a un test genetico? Ho due figlie dell’età di 7 e 12 anni. Molte grazie della risposta.
Cordiali saluti
Lottchen

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno lottchen,
può rivolgersi sia al medico specializzato che svolge gli esami genetici e che ha predisposto le rispettive analisi di laboratorio per sua madre e sua zia sia a uno dei seguenti
centri specializzati.

Un test genetico deve essere preceduto da approfonditi esami preliminari. Dopo un colloquio chiarificatore le rimane tempo a sufficienza per riflettere sui vantaggi e sugli svantaggi di tale test, nonché per discutere sul tema con il papà delle sue figlie o con un’altra persona di fiducia e non da ultimo per prendere la decisione che le sembra più opportuna.

Per i casi in cui vi è il sospetto di rischio di cancro dovuto a predisposizione genetica, esistono appositi centri specializzati che offrono sostegno psicologico. Qualora non dovesse ottenere automaticamente una rispettiva offerta, le consigliamo di informarsi su questa possibilità.

Dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle 19, rimangono inoltre a disposizione le consulenti specializzate della Linea cancro al numero 0800 11 88 11 che saranno liete di offrirle consigli utili e di sostenerla in caso di bisogno.



Domanda di erbo30:
Esistono studi sugli effetti di capsule di Graviola contro il cancro del pancreas?

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno erbo30,
La precisa azione terapeutica dell’estratto di succo di Graviola è ignoto. Ad oggi gli effetti sono stati provati solo in vitro, ovvero in provetta. Dal momento che le sostanze attive nell’estratto di succo non sono solubili nell’acqua, non è ancora stato testato sull’essere umano. Per questo motivo non possono raggiungere il tumore. Finora non è stato provato a livello scientifico un eventuale effetto antitumorale dell’estratto di succo di Graviola in vivo (nell’essere umano).
Lei chiede se esistono studi sull’effetto delle capsule di Graviola contro il tumore del pancreas. Stando alle informazioni a nostra disposizione, non ce ne sono.
Per informazioni su eventuali studi con la Graviola o qualora desiderasse complementare le terapie della medicina classica con metodi integrativi, può rivolgersi a uno di questi centri di consulenza:

Istituto di medicina complementare e integrativa dell’Ospedale universitario di Zurigo
Istituto di medicina complementare dell’Inselspital di Berna

Nell’opuscolo Alternativi? Complementari? trova informazioni relative alla medicina complementare.


Domanda di Maloon11:
Buongiorno,
l’anno scorso mi è stato diagnosticato un sarcoma dell’utero all’età di 35 anni. A seguito di questa diagnosi sono stata costretta a sottopormi a una isterectomia che includeva anche un’ovariectomia. Al momento, non ho più disturbi per quanto riguarda il sarcoma. I sintomi relativi alla menopausa (vampate) mi causano tuttavia ancora parecchi problemi. Ho inoltre fatto più fatica del previsto ad accettare il fatto di essere in menopausa già a 35 anni e di non poter avere più figli. Sono alla ricerca di un forum che mi dà la possibilità di mettermi in contatto con persone che si trovano in situazioni simili alla mia (donne o uomini). Avete qualche consiglio da darmi in merito? Di tanto in tanto seguo una terapia presso una psico-oncologa. Molte grazie fin d’ora della risposta.

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno Maloon11,
siamo molto lieti di apprendere che in rapporto al sarcoma dell’utero ora è priva di disturbi. È del tutto comprensibile che faccia fatica ad accettare il fatto di non poter avere più figli all’età di 35 anni e che la menopausa le causi problemi.
Ora è alla ricerca di un forum entrare in contatto con donne interessate da problemi simili. Il tema di avere figli dopo una malattia tumorale è già stato oggetto di discussioni anche all’interno del nostro forum. Vale sicuramente la pena creare un contributo su questo argomento. Tutti i post sul tema sono reperibili cliccando sui seguenti link (solo in lingua tedesca):
http://www.krebsforum.ch/forum/viewtopi ... 75a341f825
http://www.krebsforum.ch/forum/viewtopi ... c&start=15
Per entrare in contatto con altre persone interessate all’interno del forum, basta registrarsi.

Cercando sul motore di ricerca Google i termini «Forum senza figli» oppure «sarcoma dell’utero», troverà varie possibilità e siti web per discutere con altre persone, come ad esempio quello della rivista
(in lingua tedesca) Beobachter
Oppure può visitare il sito del forum Krebs-Kompass (in lingua tedesca)
L’associazione Autoaiuto Svizzera offre la possibilità di trovare un gruppo di autoaiuto o di crearne uno proprio.

Anche la
Lega cantonale contro il cancro della sua regione è lieta di aiutarla a trovare una possibilità di scambio con altre giovani donne affette da cancro che vogliono avere figli.

Le auguriamo vivamente di trovare al più presto persone in situazioni simili alla sua. È inoltre auspicabile il proseguimento della terapia con la sua psico-oncologa.



Domanda di manfred:
Buongiorno,
mio marito di 67 anni è affetto da cancro al colon, stadio finale. Ho molta paura del progredire della malattia. Per adesso può mangiare ancora di tutto, vive una vita sana e si nutre di prodotti naturali. Ma cosa dovrò affrontare nel prossimo futuro? Vorrei curarlo a casa. Mio marito non vuole sottoporsi a una chemioterapia. Al momento riceve cortisone due volte per settimana. Ecco le mie domande: può subentrare un’ostruzione intestinale? Dovrà rimanere a letto per il resto della sua vita? Non so più come andare avanti. A tutto questo si aggiunge un enorme problema: non è assicurato presso nessuna cassa malati.
Molte grazie della risposta.

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno manfred,
è difficile prevedere il decorso di un cancro intestinale; il progredire della malattia varia infatti da individuo a individuo. I suoi timori in rapporto a un possibile peggioramento dello stato di salute di suo marito sono comprensibili. Può tuttavia essere di conforto sapere di avere al proprio fianco un partner di riferimento competente per tutto quel che riguarda la cura di suo marito, come ad esempio il medico curante o un’organizzazione Spitex oncologica. Chieda a suo marito se è disposto ad accettare un aiuto esterno offerto da infermiere specializzate in oncologia.

Per consulenza e sostengo, può rivolgersi a una Lega contro il cancro regionale o cantonale:

Tutte le persone residenti in Svizzera devono obbligatoriamente essere assicurate presso una cassa malati. Lei ci scrive invece che suo marito non è assicurato. Presumo pertanto che non sia residente in Svizzera. Qualora abitasse in par essempio in Italia, può rivolgersi alla
Associazione Italiana Malati di Cancro, parenti e amici, AIMaC


Domanda di Rebelde:
La figlia del mio ragazzo ha 9 anni e soffre di un tumore ai linfonodi (stadio 2a). Dato siamo insieme solo da 3 mesi, non ho ancora avuto modo di conoscere sua figlia e non posso andare all’ospedale a trovarla. Ho detto al mio ragazzo può contare sul mio aiuto e che il mio pensiero è sempre rivolto a loro due. Tuttavia, non so come comportarmi. Ho paura di dire o di fare qualcosa di sbagliato. Cosa posso fare o come posso essere d’aiuto senza dover andare all’ospedale, visto che non conosco sua figlia? Ma soprattutto, quali sono le conseguenze di una chemioterapia per una bambina di questa età? Come posso rendermi utile al mio ragazzo? Cosa significa stadio 2a? Quanto dura una chemio?

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno Rebelde,
il suo ragazzo ha una figlia affetta dal cancro che non ha ancora avuto modo di conoscere e si chiede quale sia il modo migliore per sostenere il suo partner.
Offrendo al suo ragazzo il suo aiuto, ha già compiuto un importante passo. Non abbi timore di commettere sbagli. Per lui al momento rappresenta un grande sostegno: egli ha infatti la possibilità di condividere le proprie preoccupazioni e le proprie paure con lei. È fondamentale che anche lei, a sua volta, abbia la possibilità di porre domande e parlare dei suoi timori.
Nell’opuscolo
Accompagnare un malato di cancro della Lega svizzera contro il cancro può trovare ulteriori informazioni che possono esserle utili nel sostegno del suo ragazzo e di sua figlia.

È impossibile prevedere gli effetti di una chemioterapia in una bambina di nove anni. Le reazioni variano da individuo a individuo. Per conoscere la durata della chemioterapia, la preghiamo di rivolgersi all’oncologo che ha in cura la bimba.

Spesso aiuta parlare con una persona specializzata. Siamo a sua disposizione dal lunedì al venerdì dalle ore 9:00 alle 19:00 al numero gratuito 0800 11 88 11.



Domanda di Tattoo-Girl:
Buongiorno, per l’estate vorrei tatuaggi autoadesivi, però mia madre me lo proibisce perché dice che poi è impossibile spalmarsi la crema solare sul corpo. La crema può essere applicata sui tatuaggi? L’effetto della protezione solare in questo caso rimane invariato?
Cordiali saluti,
Tattoo-Girl

Risposta del team della Linea cancro:
Salve Tattoo-Girl,
è vero che nelle zone del corpo sulle quali sono applicati i tatuaggi, la crema solare non è in contatto con la pelle. È probabile che, grazie ai pigmenti colorati, le immagini autoadesive proteggano la pelle dai raggi UV. Nessun commerciante di tatuaggi autoadesivi è tuttavia disposto confermare questa ipotesi. Visto che molti di questi tatuaggi sono assai sottili, può essere difficile proteggere mediante la crema solare le piccole zone della pelle. Per questo motivo, la crema protettiva deve essere ampiamente spalmata su tutti i tratti di pelle non protetti da vestiti e anche sopra agli adesivi. Ciò riduce tuttavia la durata dei tatuaggi. Dopo la rimozione degli autoadesivi, la pelle sottostante potrebbe produrre meno pigmenti e pertanto essere particolarmente a rischio di scottature e di conseguenza va protetta.



Domanda di chery:
Mia madre è mancata mercoledì sera. Da due anni soffriva di tumore al sistema biliare. Questa settimana sono rimasta con lei fino alla fine. Mi rendo conto che ora non deve più soffrire, ma non riesco a togliere quelle immagini dalla testa; inoltre, faccio fatica ad addormentarmi e ad affrontare la vita quotidiana.

Risposta del team della Linea cancro:
Cara Chery,
come prima cosa, vogliamo porgerle le nostre più sentite condoglianze e partecipare al suo dolore. La perdita di una persona cara è un evento molto doloroso.

Il fatto confortante è però che abbia potuto accompagnare sua madre fino alla sua dipartita. Ciò ha permesso a sua mamma a non dover percorrere questo ultimo scorcio della sua vita da sola, il che l’ha di certo aiutata ad andarsene. Questo suo gesto rappresenta un ultimo regalo d’affetto nei confronti di sua madre.

Dalle sue righe posso evincere che sua mamma ha alle spalle un lungo periodo caratterizzato dalla malattia e dai dolori. Pur sapendo che è stata liberata dalle sofferenze, non riesce né a rimuovere le immagini della malattia, né a dormire e né ad affrontare la via quotidiana.

Accompagnare una persona durante la sua ultima fase di vita e vederla soffrire richiede grande forza d’animo. Per superare periodi difficili come questi, il nostro cervello mette in moto specifici meccanismi di protezione che riducono il coinvolgimento emotivo. Ora sua mamma è morta ed è giunto il momento di affrontare le numerose impressioni e sensazioni che si manifestano. Questo processo richiede ulteriori sforzi e tanto tempo. Inoltre sprigiona molte emozioni. Quando questo carico diventa insopportabile, è importante e necessario cercare aiuto. Se lo desidera, può chiamarci dal lunedì al venerdì dalle ore 9:00 alle 19:00 al numero 0800 11 88 11. Rimaniamo volentieri a sua disposizione per un eventuale colloquio. Anche
la Lega contro il cancro della sua regione è lieta di offrirle il proprio sostegno e di accompagnarla in questa difficile fase della sua vita.

In alternativa, può rivolgersi al suo medico di famiglia e discutere insieme a lui i prossimi passi da intraprendere. Ha forse bisogno di sostegno professionale nell’elaborazione di quanto vissuto? L’impiego di un sonnifero o di uno psicofarmaco le darebbe sollievo o la aiuterebbe ad alleviare provvisoriamente il dolore fino al momento in cui si sente pronta ad affrontare in un colloquio il suo problema?

Le auguro di cuore buona fortuna e spero che le brutte esperienze vissute a causa della malattia di sua madre possano svanire al più presto per fare posto ai bei momenti che ha passato insieme a lei.



Domanda di valentina caddeo:
salve,
volevo porre una domanda riguardo la radio terapia o raggi;so che anni fa quando veniva fatta questo tipo di terapia i familiari non potevano stare accanto al paziente;mio suocero è appena stato operato di tumore alla lingua e dovrà questa terapia,io ho un bimbo di soli 5 mesi;come ci dobbiamo comportare???

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno valentina caddeo,
Non è permesso rimanere nella sala in cui si effettua il trattamento. Tuttavia, Suo suocero non emetterà radioattività al termine del trattamento di radioterapia a fasci esterni o di brachiterapia e non costituirà, quindi, un pericolo né per i familiari adulti, né per il suo nipotino di 5 mesi.



Domanda di beppe:
Buonasera, Vorrei sapere se in Svizzera ci sono possibilità di cure innovative per il trattamento della Leucemia Mieloide Acuta. Scrivo a nome di una mia amica(abita in italia) che nonostante un trapianto da donatore non è riuscita ad ottenere un risultato positivo. Qualunque info o contatto sarà per noi utile. Vi ringrazio anticipatamente.

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno Beppe,
per un secondo parere può rivolgersi
all’Istituto oncologico della Svizzera italiana


Domanda di Lindenbaum:
Nella primavera ‘14 mi è stato diagnosticato un cancro al seno. Ora mi sono lasciata alle spalle l’intervento e la radioterapia. Ho interrotto la successiva terapia ormonale in quanto non ne tolleravo gli effetti collaterali. Ora c’è ancora un farmaco raccomandato, il tamoxifene. Anche qui, però, si profila il rischio di trombosi o di cancro dell’utero. Non so davvero se iniziare questa cura. O se è meglio passare all’omeopatia. Seconda domanda: per me la mammografia è molto dolorosa; una mia amica dice che l’ecografia è più che sufficiente per un controllo e che la pensa così anche la sua dottoressa. È vero?

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno Lindenbaum
Gran parte della terapia è ormai alle sue spalle. Purtroppo ha dovuto interrompere la terapia antiormonale perché non ne tollerava gli effetti collaterali. Ora, se ho intuito bene, Le è stato consigliato il tamoxifene al posto della terapia con inibitori dell’aromatasi (ad es. Letrozolo, Femara).
Sicuramente avrà letto il foglietto illustrativo del tamoxifene e la spaventano gli effetti collaterali riportati. Le fanno paura soprattutto il rischio di trombosi e il rischio di contrarre un tumore all’utero. È comprensibile.
Il rischio di trombosi, però, è elevato soprattutto nelle donne che contestualmente al tamoxifene assumono sostanze citotossiche, quindi se alla paziente è somministrato contemporaneamente un trattamento chemioterapico. Il tamoxifene influisce sull’azione degli anticoagulanti, se sono assunti in concomitanza. Gli anticoagulanti vengono prescritti, ad esempio, in caso di trombosi in atto o di pericolo di trombosi e inibiscono la coagulazione del sangue. Perciò le pazienti che si stanno sottoponendo a una terapia combinata devono essere tenute sotto stretta osservazione all’inizio del trattamento con tamoxifene.
Nel trattamento con tamoxifene è stato osservato un rischio maggiore di cancro dell’utero. Si ipotizza che quest’effetto sia correlato all’azione simil-estrogenica del farmaco e che si verifichi solo sporadicamente. Sottoporsi regolarmente a una visita ginecologica è utile ai fini di una diagnosi precoce. I benefici del tamoxifene superano decisamente il rischio di cancro dell’utero.

Lei si chiede se sia il caso di affidarsi all’omeopatia anziché al tamoxifene. L’omeopatia può affiancare un trattamento medico, aumentare il grado di accettazione del paziente o rendere più tollerabili gli effetti collaterali. Ma non costituisce un’alternativa alle cure mediche.
Chieda al Suo medico di inviarla per una consulenza presso uno dei seguenti istituti:
Institut für Komplementärmedizin (Istituto di medicina complementare, IKOM) della facoltà di medicina dell’Università di Berna, annesso all’Inselspital (Clinica universitaria)
Institut für komplementäre und integrative Medizin (Istituto di medicina complementare e integrativa) dell’Universitätsspital (Clinica universitaria) di Zurigo
Zentrum für Integrative Medizin (Centro di medicina integrativa) dell Ospedale cantonale San Gallo.

Nell’opuscolo della Lega svizzera contro il cancro
“Alternativi? Complementari?” troverà interessanti informazioni sulla medicina complementare.

Dato che per Lei la mammografia è molto dolorosa, un’amica Le ha consigliato di eseguire invece un‘ecografia. Mammografia ed ecografia sono due esami differenti che in determinate situazioni si integrano reciprocamente. Uno dei due può però sostituire l’altro solo in rari casi. Un’alternativa alla mammografia potrebbe essere una risonanza magnetica (RM nel linguaggio specialistico). Informi il Suo medico del fatto che trova la mammografia molto dolorosa e decidete insieme quali esami di controllo sono necessari.
Per maggiori informazioni sul cancro del seno consulti il nuovo opuscolo della Lega svizzera contro il cancro
“Cancro del seno - Carcinoma ario” . Per chiarimenti non esiti a contattarci telefonicamente. Qui trova il numero gratuito e gli orari di apertura.


Domanda di Estefania:
Buonasera.
Tre settimane fa sono stata operata al tronco encefalico per un astrocitoma di grado 1. Purtroppo non è stato possibile asportarlo integralmente. Ora sono in riabilitazione ed ho paura che possa verificarsi una recidiva, visto che la mia temperatura corporea verso sera sale spesso a 37,3 gradi. Gli infermieri del centro di riabilitazione mi confondono molto. Uno dice che è normale, mentre l’altro pensa che nei pazienti oncologici può essere un segnale di recidiva. La mia domanda è la seguente: questa temperatura è normale nei pazienti oncologici oppure mi devo preoccupare? Ringrazio anticipatamente per la risposta.
Cordiali saluti Estefania

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno Estefania.
Da qualche tempo la sera rileva spesso un innalzamento della temperatura corporea. I pareri diversi espressi dagli infermieri che operano nel centro di riabilitazione La confondono e alimentano il Suo timore di una recidiva.
Può darsi che nei pazienti oncologici talvolta salga la febbre. In caso di temperatura corporea di 37,3°C non si parla però di febbre, ma di stato subfebbrile o di temperatura corporea leggermente alterata. Solo in caso di temperatura - misurata per via rettale - di almeno 38°C si può parlare di febbre.
La febbre nei pazienti oncologici è reputato un chiaro segnale di cancro solo in caso di leucemia o di linfoma (cosiddetto sintomo B). In altre forme di cancro la febbre può avere cause diverse e non è considerata un sintomo del progredire della malattia.

Si ipotizza ad esempio che una reazione del corpo alle cellule tumorali scateni una risposta immunitaria, oppure che le cellule tumorali cedano sostanze ai tessuti circostanti, determinando così un aumento della temperatura corporea. Oltre alle infezioni, anche determinati trattamenti, come la chemioterapia, le trasfusioni, le cure per la stimolazione del midollo osseo, le cure fitoterapiche, ecc. possono comportare uno stato febbrile temporaneo.

In occasione del prossimo controllo, parli con il Suo medico di quest’innalzamento della temperatura e non si intimorisca. Se però la temperatura dovesse aumentare e diventare vera e propria febbre, consulti tempestivamente un medico in modo da individuarne la causa.



Domanda di Adamo:
In occasione dell’intervento per un’ernia inguinale nel 1908 mi è stato riscontrato un liposarcoma del funicolo spermatico, rimosso chirurgicamente. Successivamente ho fatto una TAC ogni anno. Da un anno a questa parte non sono più stato chiamato. Non ho disturbi e le TAC hanno avuto esito soddisfacente. Vorrei però fare qualcosa per essere sicuro e stare tranquillo. Cosa mi consiglia?

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno Adamo
Suppongo che l’intervento non si sia svolto nel 1908 ma nel 1980 o nel 1998. Le TAC effettuate ogni anno le hanno dato sicurezza. Adesso però non vengono più svolte. È comprensibile che desideri fare qualcosa per stare tranquillo.
I controlli di follow up in caso di cancro sono stabiliti su base individuale. Di regola si effettuano per cinque anni. Per taluni pazienti tale periodo può durare più a lungo, per altri meno. I fattori in base ai quali si decide per quanto tempo eseguire questi controlli sono diversi e di solito la decisione è presa dal medico curante. Non esiste a questo proposito una regola valida per tutti i tipi di cancro.

Ne ha già parlato con il Suo medico?

Lei stesso può fare qualcosa per migliorare il Suo grado di benessere adottando uno stile di vita sano. Sulla homepage della Lega svizzera contro il cancro, alla voce
Prevenzione può trovare maggiori informazioni in proposito.


Domanda di Mariposa:
Mia madre ha 74 anni ed ha metastasi al fegato. Non vuole sottoporsi alla chemioterapia e in alternativa sta seguendo la terapia del vischio. Ora cominciano a manifestarsi i disturbi, è spesso stanca, sta male e ha mal di schiena. In occasione dell’ultima visita dall’oncologa le hanno detto che, se i valori ematici dovessero ulteriormente peggiorare, di tanto in tanto dovrà recarsi in ospedale per qualche giorno. Purtroppo non le hanno detto nulla di più in riguardo. Cosa le fanno in ospedale? Per noi figli il problema è che i nostri genitori vivono in Ticino e il papà soffre di un inizio di demenza e non può rimanere tre giorni a casa da solo. Vorremmo anche avere maggiori informazioni sul decorso della malattia. Qual è l’aspettativa di vita? Dobbiamo trovare rapidamente una soluzione per il papà? Ho l’impressione che il tempo stringa.

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno Mariposa
Comprensibilmente, si preoccupa per i Suoi genitori. Sua madre ha una malattia incurabile e Suo padre non è più autonomo a causa di una forma iniziale di demenza.

Sarebbe possibile chiedere a Sua madre, in presenza di Suo padre, se essi desiderano il Suo aiuto e, se sì, cosa può fare per loro? Sua madre ha 74 anni e dal suo racconto si intuisce che non ha deficit cognitivi. È importante che Lei, in quanto figlia, rispetti la sua volontà e anche i suoi tempi nell’accettazione dei cambiamenti che l’invecchiamento comporta. Quando si vive lontano dai propri genitori, la sensazione di smarrimento e di impotenza è ancora maggiore che non se si vivesse vicini a loro e si potesse seguire da vicino la situazione. Saremo lieti di aiutarla e consigliarla anche telefonicamente in questa Sua situazione di difficoltà. La nostra linea telefonica gratuita è presidiata dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 19.

Sua madre ha deciso di rinunciare al tentativo di rallentare il progredire del cancro con terapie della medicina classica, mettendo in conto la possibilità che ciò possa ridurre la sua aspettativa di vita. Non è però possibile prevedere quanto vivrà ancora effettivamente. Talvolta per un familiare è d’aiuto se si chiede: Perché voglio proprio saperlo? Cosa vorrei dire o fare, finché è ancora possibile?

Forse la tranquillizzerà sapere che in Ticino esistono strutture residenziali per cure palliative che ospitano le persone con malattie incurabili allo scopo di alleviare le loro sofferenze. Sua madre potrebbe probabilmente essere ricoverata in una di queste strutture specializzate, dove l’attenzione maggiore è rivolta ad alleviare i sintomi della malattia, ad esempio il dolore.

Nel caso Sua madre dovesse essere ricoverata in ospedale, Suo padre potrebbe essere temporaneamente ospitato in una residenza per persone affette da demenza o per anziani. Il medico di famiglia e la
Lega ticinese contro il cancro sono in grado di offrire supporto in situazioni di questo tipo.


Domanda di Maya04:
Ho un cancro al seno e sto seguendo una chemioterapia. In seguito sarò sottoposta ad un intervento chirurgico alla mammella. Dal momento che poi non avrò più diritto al pagamento continuato del 100% del salario, vorrei sapere cosa mi aspetterà dopo l'operazione. È possibile o normale lavorare al 50% dopo l'intervento? In Svizzera esistono centri di riabilitazione pagati dalla cassa malati? Molte grazie e cordiali saluti

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno Maya04,
Le assistenti sociali della Sua Lega cantonale o regionale contro il cancro sono le persone più competenti per domande relative al diritto lavorativo. Per
una consulenza individuale per questioni sociali non esiti a contattarci .

L'entità e la durata dell'incapacità al lavoro possono variare notevolmente. In linea di massima, dopo l'intervento al seno deve calcolare di doversi assentare dal posto di lavoro dalle 3 alle 4 settimane. Dopodiché, con tutta probabilità, potrà riprendere l'attività lavorativa a tempo parziale. Le consigliamo di parlarne con il medico competente.

Le casse malati non accordano più tanto facilmente le spese per riabilitazioni stazionarie. Le raccomandiamo di chiedere alla sua cassa malati se è disposta ad assumerne i costi e, in caso affermativo, a quali condizioni (certificato medico, elenco di istituti riconosciuti, ecc.).



Domanda di 353:
Esistono incontri per persone affette da tumori al cervello? Posti dove ci si incontra per parlare con persone che si trovano nella stessa situazione e di cose di cui non si ha voglia di discutere con la famiglia o gli amici?

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno 353
La Sua esigenza di condividere esperienze concernenti la Sua malattia con persone che si trovano in una situazione analoga alla Sua è del tutto comprensibile. Altrettanto comprensibile è il fatto che non si possa o non si voglia confidare tutte le preoccupazioni ai propri cari. Il contatto con persone che si trovano nella stessa situazione può incoraggiare ed essere di grande aiuto.

Sì, esistono gruppi di auto-aiuto per persone che hanno subito lesioni al cervello per via di tumori o per altre cause come ad esempio traumi cranici o ictus. Cliccando sul link qui di seguito troverà varie opportunità per uno scambio nella Sua regione:
per la Svizzera tedesca e francese e per il Ticino

Per una consultazione presso uno psico-oncologo, ovvero un esperto abilitato ad accompagnare a livello psicologico persone affette da cancro e i loro famigliari, può rivolgersi anche alla Lega contro il cancro nella Sua regione


Domanda di Pompom:
Buongiorno, ho un linfoma di Burkitt attualmente in remissione. Mi piacerebbe entrare in contatto con una persona che ha lo stesso tumore. So che questo tipo di cancro è fortunatamente poco diffuso in Svizzera. Abito in Vallese. Grazie del vostro aiuto. Attendendo la vostra risposta, porgo i miei più cordiali saluti. J. B.

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno Pompom,
desidera scambiare esperienze con altre persone che hanno avuto il Suo stesso tumore. La Lega vallesana contro il cancro è in grado di fornirle gli indirizzi di gruppi di autoaiuto. Può rivolgersi direttamente a loro a questo
link .
Può darsi che anche il servizio ospedaliero che L'ha curata conosca persone con la stessa diagnosi. Provi a chiedere anche a loro. In alternativa può informarsi presso un grande ospedale universitario svizzero, come il
CHUV o l'Ospedale di Ginevra .
L’associazione
ho/noho mantiene una pagina nel suo sito web (in tedesco, ma nulla Le impedisce di scrivere un paio di righe in francese) dove si può inserire un messaggio per cercare contatti
Il sito in francese e in italiano è molto scarno, ma consultarlo in tedesco vale davvero la pena. Magari qualcuno può aiutarla a tradurlo, al limite può chiedere alla Lega vallesana contro il cancro se al suo interno ci sia una persona bilingue disposta a darle una mano.
In Francia esiste l'associazione, dia un'occhiata al
sito . Non è escluso che trovi la maniera per comunicare con altre persone nella Sua situazione (e-mail, forum, eccetera).


Domanda di J_lambert:
Buongiorno, cerco di capire il ruolo dell'interferone nel cancro del rene. Un parente è sottoposto a un trattamento con questo medicamento che ci hanno detto serve a rafforzare il sistema immunitario. Ma leggo dappertutto che è un immunosoppressore e che al contrario indebolisce le difese dell'immunitarie... Cosa è vero? Sono preoccupata....

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno,
l’interferone «modula» l’attività del sistema immunitario. Il suo funzionamento è molto complesso.
È suddiviso in tre classi principali: alfa, beta e gamma. Queste classi di interferone si trovano in diversi medicamenti, utilizzati a secondo dell'effetto desiderato.

- L'interferone alfa blocca la proliferazione delle cellule tumorali nel cancro del rene metastatico. Effetto principale desiderato nel caso del Suo parente.
- L’interferone beta è utilizzato nel trattamento della sclerosi a placche (effetto immunosoppressore).
- L’interferone gamma è detto anche interferone immunitario, poiché stimola le cellule di difesa del corpo, permettendo loro di eliminare le cellule tumorali.

Nel caso del suo parente sono rilevanti l'interferone alfa e/o gamma.

Nell'opuscolo della Lega svizzera contro il cancro intitolato
«Il cancro del rene» , a pagina 30 si trova un paragrafo sugli interferoni.


Domanda di Lyzidia:
Una recidiva dopo l'asportazione di un tumore filloide gigante benigno aumenta le probabilità che il tumore divenga maligno? (forti dolori ricorrenti)

Risposta del team della Linea cancro:
Buongionro Lyzidia
Le recidive locali dei tumori filloidi sono frequenti. Spesso si presentano nello stesso seno entro tre anni dopo l'operazione. Pertanto sono necessari controlli regolari.
Spesso, ma non sempre, le recidive presentano un grado di malignità superiore a quello del tumore iniziale. Ma ciò non significa necessariamente che il tumore sia maligno. Pare esserci una relazione tra la dimentsione (˃ 7cm) del tumore e il rischio di recidiva. Il trattamento è lo stesso che per il tumore iniziale: la chirurgia. È importante che il margine di asportazione si trovi nel tessuto sano.



Domanda di salma:
Buongiorno, vorrei sapere se esistono gruppi di sostegno o di autoaiuto di persone che hanno lottato contro il cancro che aiutano gli altri a trovare la forza e la motivazione per continuare a lottare. Mio padre aveva il cancro al polmone, è stato operato, gli è stato asportato tutto il polmone ma dopo l'operazione (2 mesi fa) ha una depressione e soffre di molti effetti negativi (polmonite, trombosi, respirazione debole, ossigeno) in breve, lo stato di salute è peggiorato e io cerco il modo di motivarlo e fargli ritrovare il gusto di lottare e l'impressione che la vita continua per lui ma anche per noi e con noi. Grazie del vostro sostegno. Cerco un gruppo nella zona di Losanna

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno Salma,
la situazione che vive è una delle più difficili nella vita. L’impotenza che si prova di fronte a una persona cara che soffre è dura da supportare.
Ma il fatto di accompagnare Suo padre in questo percorso e di chiedersi cosa potrebbe aiutarlo sono già grandi passi.
Lei cerca il modo per ridargli forza, coraggio e motivazione affinchè possa superare meglio questa prova. Gli ha già domandato cosa desidera? Talvolta bastano piccole cosa, evidenti, ma che ci sfuggono.
Troverà gruppi di sostegno rivolgendosi alla lega del Suo cantone o della Sua regione. Eccole il collegamento per le
lega del cantone Ticinese
Cari saluti e tanti auguri per Suo padre.


Domanda di Eskimo:
Buongiorno, martedì scorso mia suocera ha ricevuto la notizia che non c’è più niente da fare. Le hanno dato al massimo 6 mesi di vita. La situazione è poi peggiorata terribilmente e sabato sera l’ospedale ci ha contattato riferendoci che aveva già avuto tre arresti respiratori. Nonostante tutti si siano congedati, non è ancora stata la sua ora. Fa male vedere come sta lentamente deperendo. So che non c’è una risposta alla mia domanda, per lo meno non una risposta sicura, ma dopo gli arresti respiratori può durare ancora a lungo prima che se ne possa andare? La clinica dice 2-3 giorni … Siamo disperati, pensiamo che stia soffrendo moltissimo e non possiamo fare niente… Non può più parlare, né mangiare… È così duro vederla soffrire tanto così … Molte grazie!!

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno Eskimo,
vedere soffrire una persona cara e non poter fare niente per lei è una situazione difficile che ci fa sentire impotenti. Vorrebbe sapere quanto tempo resta da vivere a Sua suocera, ma come Lei stessa scrive, purtroppo nessuno può dare una risposta a questa domanda.

I cambiamenti legati alla morte, sono spesso molto difficili da sopportare per i familiari. Spesso però piccoli gesti possono aiutare a rendere questa situazione meno sgradevole. Il contatto fisico, ad esempio, può trasmettere alla persona morente una sensazione di calore e protezione. Se lo desidera, dia a Sua suocera la mano e le parli di ciò che le sta a cuore.
Spesso le persone morenti negli ultimi giorni di vita non hanno né fame né sete, ma trovano piacevole avere la mucosa orale umida. Il personale infermieristico è disponibile per mostrarle come fare. Non tutti i familiari svolgono volentieri queste attività di cura. È legittimo e deve essere accettato.

È molto importante che Lei e la Sua famiglia vi concediate delle pause in questo periodo intenso. Questi momenti di riposo Le consentono di ricaricare le batterie e di essere vicino a Sua suocera. Una tazza di tè, un buon libro, una conversazione con un’amica o una cena assieme alla famiglia sono tutte alternative per distrarsi. Una conversazione aperta con cui Lei e la Sua famiglia comunicate le Vostre esigenze e scambiate reciprocamente delle domande può essere utile in questa gravosa situazione emotiva.



Domanda di Giorgio 12:
Sono diabetico e ho ricevuto la diagnosi di mieloma multiplo. Mi sono sottoposo a 2 cicli di Velcade e da tre settimane sono in pausa. Ora ho dolori acuti e bruciori, soprattutto ai piedi e alle gambe. La sensibilità alla pressione ai talloni mi rende molto difficile camminare. Soffro di insonnia come conseguenza dei dolori. Gli analgesici (Dafalgan) non mi fanno praticamente alcun effetto. Che cosa posso fare per alleviare i dolori?

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno Giorgio 12,
i sintomi che ha descritto sono molto spiacevoli e senza dubbio influiscono notevolmente sulla Sua qualità di vita.
I dolori possono essere dovuti al trattamento con Velcade oppure possono essere intensificati dal diabete mellito.
È assolutamente necessario controllare regolarmente il tasso glicemico, soprattutto se oltre a Velcade riceve anche un preparato a base di prednisone.
Inoltre è molto importante che informi il Suo medico curante dei dolori e della sensibilità alla pressione nei talloni. I pazienti che soffrono di dolori periferici ai piedi e alle gambe devono sottoporsi ad un esame neurologico. A volte è necessario adeguare il dosaggio.
Lei ci scrive che il farmaco Dafalgan non le allevia i dolori e che a causa di essi soffre di insonnia. Chieda al Suo medico di prescriverle un analgesico che attenui i dolori neuropatici descritti di modo che riesca di nuovo a dormire.



Domanda di Schmoula:
Buongiorno, potrebbe dirci dove possiamo trovare nella regione di Zurigo informazioni o medici con esperienza in ipertermia del glioblastoma e che offrono attivamente questa forma di terapia? Saremmo anche molto grati di ricevere contatti per approcci terapeutici olistici. Molte grazie in anticipo!

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno schmoula,
non conosciamo nessun istituto in Svizzera che applichi l’ipertermia in caso di glioblastoma.
Il centro per tumori al cervello dell’Ospedale cantonale di Aarau per tumori selezionati utilizza una terapia combinata di ipertermia/radioterapia. I glioblastomi non rientrano nei tumori selezionati secondo il primario del team di ipertermia dell’Ospedale cantonale di Aarau.
Lei ci ha chiesto informazioni su approcci terapeutici olistici nella regione di Zurigo. Conosce
l’Istituto di medicina complementare e integrativa dell'Ospedale universitario di Zurigo?
Lì probabilmente Le possono consigliare delle cure complementari.



Domanda di Butz:
In seguito a una visita preventiva e a una biopsia, al mio amico di 63 anni è stato diagnosticato un tumore alla Prostata. Nel dicembre del 2014 è stato operato, con aggiuntiva rimozione di vari linfonodi. Ora l’ultimo esame PSA ha rilevato nuovamente un valore in crescita, ma non è stato indicato nessun nuovo trattamento. Ho letto il libro del 2009 di Knut Eickelen, "Krebs wenn nicht heilbar, dann besiegbar" (traduzione libera: Cancro, se non curabile, allora superabile) e vorrei sapere se questa persona vive ancora. Su Internet non sono riuscito a trovare niente a proposito. Il mio amico, che pesava 80 kg, dopo l'operazione ha perso 8 kg e per questo motivo il metodo di trattamento del signor Eickelen, con ulteriore perdita di peso, mi sembra molto discutibile. Vi prego di darmi un consiglio perché mi sento impotente e sono disperato.

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno Butz,
al Suo amico è stato diagnosticato un tumore alla prostata. In seguito all’operazione avvenuta a dicembre dell’anno scorso il valore PSA è aumentato nuovamente. Desidera appoggiarlo e cercando delle possibilità si è imbattuto nel libro di Knut Eickelen «KREBS. WENN NICHT HEILBAR DANN BESIEGBAR».
Il metodo di trattamento che Eickelen presenta nel suo libro è probabilmente la cura anticancro secondo Breuss. Rudolf Breuss (installatore elettrico e naturopata) sostiene che privandosi di cibi solidi per 42 giorni sia possibile far morire il cancro in quanto “non più alimentato”. Non esistono studi scientifici e sistematici che avvalino l’efficacia di questo trattamento. Nel libro «Ratgeber unkonventionelle Krebstherapien» (traduzione libera: Consigli sulle terapie anticancro non convenzionali) di K. Mündstedt (editore) è contenuta una breve presa di posizione sulla terapia Breuss. Nel libro si sconsiglia di ricorrere alla cura Breuss per il trattamento del cancro, soprattutto perché sussiste il rischio di ulteriori complicazioni a causa della possibile alimentazione deficitaria.
Il Suo atteggiamento prudente è pertanto giustificato. Se sta cercando ulteriori possibilità di trattamento del cancro, le consiglio di rivolgersi a un centro di competenza per la medicina complementare come per esempio
l'Istituto di medicina complementare e integrativa dell'Ospedale universitario di Zurigo, l’Istituto di medicina complementare dell’Ospedale universitario di Berna o il Centro per medicina integrativa dell’Ospedale cantonale di San Gallo.


Domanda di Ragusa4444:
Stimato team, innanzitutto desidero ringraziarvi di cuore per tutto quello che fate per aiutarci con i vostri consigli. Purtroppo a mia madre un mese fa è stato diagnosticato un mesotelioma alla Pleura. Per l’esattezza si tratta di più tumori. Come sicuramente capirete, mi sento mancare la terra sotto i piedi e sto cercando di fare tutto il possibile per aiutare e stare vicino a mia mamma. Ho letto di una terapia che dovrebbe distruggere i tumori con la corrente. Si chiama Electro-Cancer-Therapy (ECT). Avete eventualmente sentito parlare di questo metodo? Potreste eventualmente fornirmi delle informazioni a questo proposito? Esiste l’ECT in Svizzera? Purtroppo su questo tema trovo solo articoli della Germania. E poi alla fine non so nemmeno se questi articoli vengono scritti dalle persone stesse che vendono i dispositivi ETC solo per fare soldi. Molte grazie e cordiali saluti.

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno Ragusa4444,
molte grazie per l'apprezzamento del nostro lavoro. Ne siamo molto lieti e onorati!
A Sua madre è stato da poco diagnosticato un mesotelioma e ora Lei sta cercando di fare il possibile per appoggiare Sua madre nella lotta contro questa grave malattia.
Nelle Sue ricerche si è imbattuta nell’Electro-Cancer-Therapy (ECT) e ora si chiede se questo metodo di trattamento potrebbe essere d’aiuto per Sua madre.

L’ECT appartiene alla cosiddetta galvanoterapia, un metodo elettrofisico che dovrebbe distruggere le cellule tumorali utilizzando la corrente continua. La galvanoterapia è un’opzione terapeutica alternativa. Nel compendio «Komplementäre und alternative Krebstherapien» (traduzione libera: Terapie contro il cancro complementari e alternative) di Münstedt (K.Münstedt, (ed.), 3a edizione, 2012, ecomed MEDIZIN), in cui i metodi terapeutici non convenzionali e complementari vengono valutati con la massima obiettività, la galvanoterapia viene sconsigliata come metodo curativo, ovvero come approccio mirato alla cura. Mancano prove inerenti alla sua efficacia e per di più gli studi disponibili spesso non rispettano i criteri scientifici. Gli autori scrivono che la galvanoterapia è possibile come metodo palliativo in base a chiara indicazione, quindi come misura lenitiva del dolore, in caso di fallimento della medicina tradizionale. Per il trattamento del mesotelioma non sono riportate indicazioni più precise. La frequenza relativamente ridotta e la complessità del mesotelioma inducono piuttosto a ricorrere a un trattamento presso dei centri specializzati, come per esempio gli ospedali universitari.



Domanda di nisi:
Mia madre dal 2010 è affetta da un linfoma a grandi cellule B nella zona del nervo acustico e facciale. È stata trattata con successo con chemioterapia e irradiazione. Ora sono passati quasi 4 anni dalla conclusione della terapia e da un paio di settimane soffre di dispnea. Vorrei aggiungere che durante il trattamento ha sofferto di un’embolia polmonare. Oltre alla dispnea ha anche dolori nella zona inguinale e il medico di famiglia ha ordinato una risonanza magnetica per la prossima settimana. Per quanto riguarda la dispnea il medico non è preoccupato. Io invece sono molto più preoccupata perché i linfomi possono ricomparire ovunque e anche causare questi sintomi. Ha un appuntamento con il suo oncologo alla fine di marzo. La mia domanda è se dobbiamo impuntarci con il medico di famiglia di fare eseguire anche una risonanza magnetica del torace o se ci sono anche altre possibilità per escludere la presenza di un linfoma nella zona toracica?

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno nisi,
Sua madre nel 2010 si è ammalata per causa di un linfoma a grandi cellule B. La terapia si è conclusa con successo 4 anni fa. Ora teme che dietro alla dispnea di cui Sua madre soffre da qualche settimana possa celarsi una nuova manifestazione della malattia.
Il medico di famiglia ha ordinato una risonanza per chiarire l'origine dei dolori nella zona inguinale. Per escludere la propagazione in questa parte del corpo, si può ricorrere anche ai raggi al torace o ad una tomografia computerizzata del torace.
Sua madre potrebbe eventualmente anticipare l’appuntamento con l’oncologo? L’oncologo è l’esperto che solitamente può vantare maggiori conoscenze sulla cura post-ospedaliera di un tumore rispetto al medico di famiglia. Nel caso in cui Lei e Sua madre desideriate procedere diversamente, potreste parlare con il medico di famiglia esprimendo nuovamente i Vostri timori e in seguito a ciò il medico potrebbe ordinare ulteriori esami per chiarire la questione della dispnea.



Domanda di Kurtmueller5:
Sono un uomo e ho un cancro mammario. Vorrei sapere se ci sono altri uomini che si trovano nella mia stessa situazione e vorrebbero parlare sulle esperienze con la malattia.

Risposta del team della Linea cancro:
Buongiorno Kurtmueller5,
scambiare le proprie esperienze con persone che si trovano nella stessa situazione può infondere coraggio. Utilizzi
krebsforum per invitare altri uomini al dialogo.

Il cancro mammario è poco frequente negli uomini. In Svizzera si ammalano circa 40 uomini all’anno. La possibilità di conoscere un altro uomo interessato a uno scambio di esperienze aumenta se lancia un appello anche sul
forum tedesco.

Per quanto ne sappiamo, in Svizzera non esiste alcun gruppo di autoaiuto per il tumore mammario negli uomini. Potrebbe trovare informazioni su questo tema tramite il
seguente motore di ricerca.

Un’ulteriore possibilità sarebbe che Lei stesso crei un gruppo di autoaiuto nazionale, virtuale. La
fondazione Autoaiuto Svizzera probabilmente la potrebbe aiutare.


Domanda di louisevano:
Cinque anni e mezzo fa mi sono sottoposto a una coloscopia e mi è stato tolto un polipo. Da qualche settimana ho una costipazione che persiste. Feci piccole e dure e talvolta fini ma più morbide, sempre in piccola quantità!! Vorrei sapere quanto tempo impiega un polipo a trasformarsi in tumore, perché non ho fatto controlli dopo e ho anche dei diverticoli. Ciò può provocare la costipazione o un cancro? Grazie

Risposta del team della Linea cancro:
Salve louisevano,
da qualche settimana ha notato un cambiamento nell'attività intestinale e nelle feci. È preoccupato anche perché 5 anni fa nel corso di una colonscopia le è stato asportato un polipo.
Ci domanda in quanto tempo un polipo si può trasformare in cancro. Secondo le stime in genere occorrono dieci anni perché un piccolo adenoma o un polipo si trasformi in un cancro.
A secondo del numero, la dimensione e dell'istologia dei polipi asportati, si raccomanda di ripetere la colonscopia entro 3 - 5 anni.
I diverticoli sono piccole escrescenze della mucosa intestinale. I diverti

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