2009 - Cancro dell’intestino


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2009 - Cancro dell’intestino

Messaggioda admin » gio 9 apr 2009 19:37

Il dr. med. Reto Guetg, un esperto di questo tumore, risponde alle vostre domande:


Le presenti risposte sono una presa di posizione di carattere generale. Non si può infatti sostituire la consulenza personale con il parere di uno specialista qualificato in medicina. Se in un articolo vengono citati determinati medici, impianti terapeutici o prodotti, ciò non avviene a titolo di pubblicità o di raccomandazione, ma va inteso semplicemente come accenno ad altre fonti informative.

Alcune domande e risposte sono state tradotte in un’altra lingua nazionale. Se dovessero sorgere domande o ambiguità, favorite rivolgervi alle consulenti specializzate della Linea cancro. Numero gratuito 0800 11 88 11 oppure e-mail helpline@krebsliga.ch



Domanda di Yaska:
Il mio compagno appartiene al gruppo a rischio di cancro dell’intestino poiché sua madre era affetta da tale malattia. Egli ha 43 anni e ha appena scoperto di avere un’allergia al lattosio. Ho letto che pertanto è più difficile combattere i germi putridi dell’intestino. Quello che mi chiedo ora è: questo può aumentare per lui i rischi di ammalarsi di cancro dell’intestino? Inoltre, dove deve andare per fare un esame dell’intestino? E si tratta di un controllo coperto dall’assicurazione malattia? Anche io sono registrata in questo forum.

Risposta del dott. Guetg:
Un’intolleranza al lattosio non aumenta i rischi di ammalarsi di cancro dell’intestino. Si pensa persino che, osservando un’adeguata dieta (povera di latte e latticini e ricca di fibre vegetali), i rischi di contrarre il cancro dell'intestino si riducano.
Considerando che la madre del suo compagno era affetta di cancro dell’intestino, egli appartiene probabilmente ad una famiglia a rischio. Pertanto sarebbe raccomandabile che 10 anni prima dell’età in cui si è ammalata sua madre, o al più tardi quando avrà raggiunto i 50 anni, di effettuare una colonscopia. In ogni caso, raccomando al suo compagno di parlare di tutto ciò con il suo medico di famiglia. Se la colonscopia viene prescritta dal medico, l’assicurazione malattia assume tutti i costi, dedotta la franchigia scelta e la partecipazione ai costi obbligatoria.




Domanda di s.m.:
Buongiorno, da quello che so, quando in famiglia vi è una persona malata di cancro dell’intestino sarebbe consigliabile iniziare prima i rispettivi esami preventivi. Mia madre è morta di cancro dell’appendice a 59 anni. Anche per questo tipo di cancro è richiesta una particolare prudenza, vale a dire, è una ragione per effettuare degli esami preventivi? O cosa mi consiglia? Grazie di cuore per la sua risposta.

Risposta del dott. Guetg:
Il cancro dell’appendice è molto raro. I rischi di un cancro ereditario non sono noti. Tutte le informazioni riguardo ai rischi, alle misure preventive e al senso e allo scopo degli esami preventivi sono comunque reperibili negli opuscoli della Lega contro il cancro selezionando il link Prevenzione



Domanda di Lea W.:
In febbraio mio marito ha dovuto sottoporsi ad un’operazione all’intestino. Provvisoriamente aveva un ano artificiale che però ha poi potuto essere eliminato. Ora presenta di nuovo sangue nelle feci e un campione di tessuto ha rivelato che all'altezza della cicatrice dovuta all'operazione si è formato un’ulcerazione carcinomatosa. Visto che l’ultima operazione è stata molto penosa per lui, ci chiedevamo se, oltre all’operazione, non vi fossero altri metodi di cura. Inoltre, una volta terminato il prossimo trattamento, con quale frequenza dovrebbe effettuare dei controlli medici? Quali esami devono essere eseguiti? Grazie mille per la sua risposta.

Risposta del dott. Guetg:
Anche se per suo marito un’operazione è connessa con sofferenza e disagi, dovrebbe comunque sottoporsi ad un altro intervento. In tal modo aumenterebbero infatti al massimo le sue possibilità di guarigione. Se saranno necessari ulteriori controlli medici potrà essere stabilito unicamente al termine dell’intervento. In questo specifico caso, i controlli postoperatori (domande al paziente, esame dello stomaco, esami di laboratorio ed ecografia) saranno di certo opportuni ogni tre mesi. Qualora non vi fossero ricadute, dopo circa 3 anni tali controlli potranno essere estesi da 3 a 6 mesi.




Domanda di ernesto45:
Visto che avevo la febbre alta e dolori lancinanti allo stomaco, il medico, dopo un esame dell’intestino crasso, ha determinato la causa del mio malessere. Ora prendo forti antibiotici (Aziclav 1g + Ciprofloxacine-Mepha 500). Due anni fa ho effettuato una colonscopia a causa di sangue nelle feci, che però non ha rilevato nessun problema. Il sangue sembrerebbe dovuto alle emorroidi. Sebbene nella mia famiglia non siano conosciuti casi di cancro, sono tuttavia preoccupato. Cosa mi consiglia?

Risposta del dott. Guetg:
Una colonscopia effettuata 2 anni or sono e che ha avuto esito negativo dovrebbe escludere quasi del tutto che nel frattempo si sia sviluppato un cancro dell’intestino, a condizione che non siano stati riscontrati né diverticoli (estroflessioni della cavità intestinale) né polipi (escrescenze sulla mucosa della cavità intestinale) né un'infiammazione cronica della mucosa dell'intestino crasso. Questa è una domanda che porrei al suo medico. Inoltre, le consiglio di farsi consegnare una copia del rapporto della colonscopia che potrà riporre assieme al suo certificato di vaccinazione o al suo passaporto. Il sangue può senza dubbio essere dovuto alle emorroidi. In tal caso esse dovranno essere trattate e la defecazione dovrà essere migliorata. Se non avrà più febbre né dolori allo stomaco, se la defecazione si sarà normalizzata e si sentirà meglio, potrà rinunciare ad ulteriori esami.




Domanda di matt w.:
Buongiorno, ecco la mia domanda: fumare sigarette o la stitichezza possono favorire l’insorgere del cancro dell’intestino? Grazie mille, matt w.

Risposta del dott. Guetg:
Un determinato rischio che si giunga ad uno stadio precoce del cancro e che ci si ammali persino di cancro dell’intestino esiste sempre. Il fumo e la stitichezza da soli non provocano di per sé una malattia cancerogena, sebbene ne possano aumentare i rischi. Questo vale soprattutto per il fumo.
Un’alimentazione ricca di fibre alimentari con molta verdura e frutta favorisce un’evacuazione regolare dell’intestino. Anche il moto regolare e l'assunzione di sufficienti liquidi aiutano a prevenire la stitichezza.
Uno stile di vita sano riduce il rischio di cancro dell’intestino. Informazioni a tale proposito sono reperibili nell’opuscolo
No al cancro intestinale?



Domanda di Ivana:
Di recente mi è stato diagnosticato il diabete. Al momento non è stata ancora determinata la dose esatta di insulina. Tramite Internet mi sono informato riguardo ai rischi per la salute connessi con questa malattia. In un articolo ho letto che l’insulina aumenta i rischi di un'insorgenza del cancro dell’intestino. Questa informazione è corretta? E se sì, mi consiglia pertanto di sottopormi ora o prossimamente ad una colonscopia? Grazie mille per la sua risposta.

Risposta del dott. Guetg:
In effetti, gli studi più recenti confermano che i diabetici che devono sottoporsi ad una terapia a base di insulina presentano un rischio da uno a tre volte maggiore di sviluppare un cancro dell'intestino. Il motivo di ciò dipende dal fatto che l’insulina ed un livello elevato di glucosio possono favorirne lo sviluppo. Per questo motivo alcuni diabetologi consigliano ai loro pazienti che soffrono di diabete di sottoporsi ad una colonscopia preventiva. Chieda anche consiglio al suo medico curante riguardo all'argomento.




Domanda di giverola:
Mi è stato consigliato un esame genetico poiché mio padre, una cugina di mio padre, nonché due zii di mio padre si sono ammalati di cancro dell’intestino. Ha senso un esame del genere e quali sono i vantaggi?

Risposta del dott. Guetg:
Il senso di un esame genetico è di riconoscere le persone a rischio.
Alle persone che presentano una predisposizione genetica comprovata viene consigliato di sottoporsi ogni 1-2 anni ad una colonscopia. Tali esami dovrebbero essere effettuati 10 anni prima dell’età in cui in famiglia si è sviluppata la malattia. Nel caso in cui un membro della famiglia si sia ammalato prima del suo 45° anno di età, le persone a rischio dovrebbero sottoporsi ad una colonscopia a partire dal 20° anno di età. Un tale controllo consente di riconoscere variazioni maligne e stadi precoci del cancro nell’intestino e di eliminarli. Infatti, il cancro dell’intestino, se viene riconosciuto in uno stadio precoce, può essere trattato con successo.
Nel caso in cui l’esame genetico non riveli alcuna predisposizione sarà sufficiente sottoporsi ad una colonscopia solo ogni 5-10 anni.
Ulteriori informazioni a tale riguardo sono reperibili negli opuscoli della Lega svizzera contro il cancro:
Rischio di cancro ereditario e No al cancro intestinale?



Domanda di “Munich”:
Nella mia famiglia non vi sono casi di cancro dell’intestino e anche io non presento alcun disturbo. Mi conviene effettuare ugualmente un esame medico per il controllo di sangue nelle feci oppure esso non darebbe risultati significativi? Se desiderassi effettuare una colonscopia, sarebbe la mia assicurazione malattia a coprire i rispettivi costi o dovrei assumerli io? A quanto ammonterebbero circa tali costi? Grazie e cordiali saluti da Münchenbuchsee, Munich

Risposta del dott. Guetg:
Nel caso lei non presenti sintomi alcuni e desiderasse effettuare lo stesso una colonscopia, dovrebbe assumere lei stesso i costi. La colonscopia preventiva non è una prestazione obbligatoria dell'assicurazione malattia. I costi si aggirano tra i 500.- e gli 800.- franchi. Una colonscopia viene pagata dall’assicurazione malattia solamente se viene prescritta dal medico in base a sintomi o indicazioni connessi con l’esame clinico.
Le raccomando di compilare il
questionario relativo ai rischi. Il questionario compilato le potrà servire come base di discussione durante il colloquio con il suo medico curante.



Domanda di “Loa”:
Buongiorno signor Guetg. Tre settimane fa a mio marito, che ha 39 anni, è stato diagnosticato un cancro dell'intestino con coinvolgimento di un nodo linfatico. Ora si sta sottoponendo ad una terapia combinata di chemioterapia e radioterapia ed in seguito è prevista un’operazione con cui verrà rimossa una parte importante dell’intestino. Per quale motivo ci si deve sottoporre alla chemioterapia o alla radioterapia prima e in taluni casi dopo l’operazione? Le possibilità di guarigione sono diverse nei due casi? Inoltre, mio marito non vuole più mangiare carne. Ora sto riflettendo anche riguardo all’alimentazione. Mi preoccupo molto sul da farsi e su come andare avanti; la ringrazio in anticipo per la sua risposta. Cordiali saluti Loa

Risposta del dott. Guetg:
Grazie all’effetto combinato della chemioterapia e della radioterapia le dimensioni del tumore si riducono. In seguito alla riduzione e all’indebolimento del tumore, il chirurgo può eseguire l’operazione in modo meno invasivo nei confronti dei tessuti, migliorando in tal modo le possibilità di guarigione.
La decisione relativa alla scelta della terapia adeguata si basa sulla localizzazione, sulle dimensioni e sull’estensione del tumore.
Una modifica delle percezioni del gusto e dell’olfatto (come l'avversione menzionata nei confronti della carne) sono effetti collaterali noti della chemioterapia. In genere tali disturbi si attenuano al termine della terapia. L’opuscolo
Difficoltà di alimentazione legate al cancro potrà offrirle consigli utili riguardo all’alimentazione.



Domanda di “cuore”:
Buona sera, desidererei sapere che cosa dovrebbe mangiare esattamente una persona malata di cancro dell’intestino e che cosa, invece, dovrebbe ad ogni costo evitare. È vero che non si dovrebbe mangiare carne di cavallo, di manzo e di maiale e nemmeno fagioli? E poi una domanda ancora più importante: se ci si deve sottoporre ogni due settimane alla chemioterapia (infusione per ca. 1,5-2 giorni) per una durata di 12 cicli è davvero necessario dover applicare un port-a-cath se si sono già effettuati oltre 5 cicli di chemioterapia? Ho letto che il port-a-cath può provocare infezioni, ma che occorre applicarlo ugualmente se devono essere effettuate infusioni. Che cosa succede se la persona in questione non vuole applicare il port-a-cath e se ogni volta, ossia ancora per 7 volte, devono essere seguiti dei cicli di chemioterapia?

Risposta del dott. Guetg:
In generale non esiste una dieta uniforme contro il cancro e nemmeno delle raccomandazioni valide in generale per le pazienti o i pazienti malati di cancro dell’intestino. L’alimentazione dovrebbe attenersi a lungo termine ad un’alimentazione equilibrata che segue anche una persona sana. Concretamente una tale dieta deve comprendere: carboidrati e grassi insaturi, in quanto fonti di energia e proteine, in quanto materiale “di costruzione”, a sufficienza, molte vitamine e sostanze minerali per favorire il metabolismo e per mantenere attivo il sistema immunitario, nonché sufficienti fibre alimentari e liquidi per facilitare il processo digestivo.
A seguito della malattia e del trattamento possono tuttavia insorgere incompatibilità che esigono un adeguamento delle proprie abitudini alimentari. La situazione, però, può essere diversa da persona a persona. In tale caso una consulenza alimentare la potrà di certo aiutare. Potrà trovare sostegno, per esempio, presso la
Società Svizzera di Nutrizione

Riguardo alla sua seconda domanda:
per ogni paziente malato di cancro, la decisione a favore o contro l’applicazione di un port-a-cath deve essere valutata in modo individuale. Ecco i casi in cui l’applicazione di un sistema di catetere come quello menzionato può presentare vantaggi: vene difficili da trovare, vene già lese o assunzione di citostatici, che, in base all’esperienza, danneggiano in modo piuttosto pronunciato i vasi. Nel peggiore dei casi, ossia se la chemioterapia non può essere somministrata attraverso le vene delle braccia e se non si dispone di un port-a-cath, la terapia dovrebbe essere interrotta, con eventuali conseguenze negative per la prognosi della malattia.
Il port-a-cath rappresenta in genere sempre un grande sollievo per il paziente. Le lunghe azioni di ricerca per accedere ad una vena non sono più necessarie. Le infezioni dovute all’applicazione di un port-a-cath sono fortunatamente molto rare. Il personale medico ha molta esperienza nella gestione di questo genere di cateteri.

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