2014 - Cancro dell’intestino


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2014 - Cancro dell’intestino

Messaggioda admin » gio 6 mar 2014 14:55

Il Prof. dott. med. Urs Marbet risponde alle vostre domande:


Le presenti risposte sono una presa di posizione di carattere generale. Non si può infatti sostituire la consulenza personale con il parere di uno specialista qualificato in medicina. Se in un articolo vengono citati determinati medici, impianti terapeutici o prodotti, ciò non avviene a titolo di pubblicità o di raccomandazione, ma va inteso semplicemente come accenno ad altre fonti informative.

Alcune domande e risposte sono state tradotte in un’altra lingua nazionale. Se dovessero sorgere domande o ambiguità, favorite rivolgervi alle consulenti specializzate della Linea cancro. Numero gratuito 0800 11 88 11 oppure e-mail helpline@krebsliga.ch



Domanda di Erica:
Egregio dott. Marbet,
la mia migliore amica di 46 anni è affetta da cancro all'intestino crasso e ha già metastasi nell'intestino tenue e nelle ossa. Come funziona la immunoterapia e dove ci si può sottoporre a una tale terapia? Qual è la probabilità di guarigione? Sono disperata! La ringrazio per un riscontro!

Risposta del Prof. Marbet:
Buongiorno Erica,
vista la giovanissima età della sua amica affetta da un cancro in fase avanzata, posso capire benissimo la sua disperazione. In caso di metastasi nelle ossa la situazione è da considerarsi seria. Abbiamo tuttavia constatato già in varie occasioni che le persone rispondono molto bene alle nuove terapie. Tuttavia, stabilire una prognosi precisa in base alle spiegazioni che ci ha fornito non è possibile perché ci sono svariati fattori che possono influenzare la situazione. Nella maggior parte dei casi si rende pertanto necessario attendere la reazione del paziente interessato alle cure.

Per il trattamento dei tumori esistono vari tipi di "immunoterapia". Con il termine si intende in generale un sostegno del sistema immunitario. Gli interferoni e le interleuchine fanno parte di questi stimolatori aspecifici. Ma anche l'alimentazione e un atteggiamento positivo possono contribuire a rafforzare il sistema immunitario. Purtroppo non esistono farmaci ideali che possono essere d'aiuto contro tutti i tumori. Certe forme di cancro sono in grado di rendere invisibili e immuni le loro cellule nei confronti del sistema immunitario. Grazie alle nuove terapie è però in parte possibile "smascherare" queste cellule per permettere al proprio sistema immunitario di riprendere il controllo sul tumore e inibirne la crescita. Questa immunoterapia viene ad esempio adottata in caso di melanomi. Nel cancro dell'intestino, per immunoterapia si intende in primo luogo la terapia con gli anticorpi. Questi anticorpi (monoclonali), in parte altamente specifici, vengono prodotti in laboratorio e combattono in maniera mirata recettori anch'essi altamente specifici che risiedono sulle cellule tumorali.
Questi recettori sono in parte solo presenti sulle cellule tumorali oppure ne sono presenti molti di più che sulle altre cellule del corpo. Uno di questi recettori è ad esempio l'epidermal growth factor receptor che è in grado di regolare la crescita del tumore. In parte è possibile testare nel singolo paziente se questo ricettore è vulnerabile e se la terapia con gli anticorpi può avere effetto. Una terapia con gli anticorpi può determinare l'indivisibilità e riproducibilità della cellula tumorale, nonché la morte di quest'ultima. Un altro anticorpo combatte invece la formazione di vasi sanguigni e può in tal modo inibire la vascolarizzazione del tumore e causarne la morte. Questi anticorpi spesso vengono combinati con altri farmaci antitumorali. In caso di cancro all'intestino, la terapia con anticorpi e l'immunoterapia possono essere seguite a livello ambulatoriale nella maggior parte degli ospedali che dispongono di un reparto oncologico oppure in uno studio specializzato in oncologia.

Per ulteriori informazioni sulla terapia con anticorpi in caso di tumore all'intestino raccomandiamo la lettura dell'opuscolo della Lega svizzera contro il cancro
Il cancro del colon e del retto. Per informazioni generali sull'immunoterapia è invece a disposizione l'opuscolo
Terapie medicamentose dei tumori.

Si spera che anche per la sua amica i medici saranno in grado di trovare una terapia efficace. Nell'opuscolo della Lega svizzera contro il cancro
Accompagnare un malato di cancro
forse troverà suggerimenti su come può sostenere e accompagnare la sua amica in questo difficile momento e su ciò che può fare per se stessa per non essere sopraffatta dalla situazione.


Domanda di Coco:
A mio padre di 85 anni è stato diagnosticato un tumore dell'intestino retto. Motivo per cui è stato sottoposto a una radio- e chemioterapia di sei settimane che ha tollerato molto bene. Sulla tomografia computerizzata il tumore è pressoché sparito. Ciononostante i medici hanno deciso di operarlo. Pare si tratti di un'operazione assai complicata a livello tecnico. Il chirurgo intende operare contemporaneamente anche un'ernia inguinale non rilevata in passato e asportare, per motivi di prevenzione, anche l'intestino cieco. Personalmente, mi domando se all'età di mio padre tutti questi interventi abbiano veramente senso. Attualmente si sente bene e conduce una vita del tutto autonoma. Penso che un'operazione di tale portata avrebbe effetti assai negativi sulla sua salute. Inoltre si renderebbe necessario (a livello provvisorio o permanente) uno stoma intestinale che comporterebbe limitazioni nella qualità di vita. Per il momento non sarebbe più opportuno attendere e vedere se il tumore ricompare o ricomincia a crescere? O è troppo rischioso attendere oltre? Molte grazie.

Risposta del Prof. Marbet:
Buongiorno Coco,
suo padre molto anziano ha superato e ha risposto molto bene alla prima parte del trattamento, ovvero alla chemioterapia e alla radioterapia.
Il fatto che il tumore maligno si sia rimpicciolito permette a questo punto di asportarlo chirurgicamente e di mantenere forse intatto lo sfintere. L'operazione impedisce inoltre che il tumore ricominci ad espandersi a livello locale nel retto, che blocchi l'intestino o che si diffondi nel corpo e formi metastasi.
Le sue preoccupazioni e domande sull'imminente operazione sono giustificate. C'è in effetti un rischio che a causa di questa operazione siano notevolmente limitate, per lo meno provvisoriamente, la qualità di vita e l'autonomia di suo padre, soprattutto anche tenuto conto della sua veneranda età. A seconda della situazione è possibile che i medici decidano di mantenere lo stoma intestinale. Attendere oltre comporta inoltre un notevole rischio. Si ha motivo di temere che senza un intervento chirurgico il tumore possa ricrescere e infiltrarsi nei tessuti circostanti, provocando notevoli dolori e diminuendo ulteriormente la qualità di vita. Il fatto che il tumore abbia risposto bene al trattamento preliminare e che suo padre abbia superato il tutto in maniera soddisfacente è da considerarsi positivo. Altrettanto positivo è che sia possibile asportare il tumore e che suo padre, nonostante il tumore intestinale, possa godere di una buona qualità di vita per gli anni che gli rimangono da vivere.

Cosa pensa suo padre dell'imminente operazione? Lei ha la possibilità di parlarne, eventualmente insieme a suo padre o ai suoi genitori, con il medico curante, porre le domande insorte, esprimere i suoi timori e discutere sui rischi se si attendesse oltre?



Domanda di Angst:
Buongiorno,
a più di un parente nella mia famiglia è stato diagnosticato un cancro dell'intestino. Mi chiedo il perché. A causa dell'alimentazione? Dell'ambiente? Dello stress? A parte le raccomandazioni preventive cosa posso fare per non esserne colpita?
Cordiali saluti
R.F.

Risposta del Prof. Marbet:
Buongiorno Angst,
in Svizzera ogni anno più di 4000 persone si ammalano di tumore all'intestino crasso o all'intestino retto. In singoli casi, ne sono effettivamente affette intere famiglie. In queste forme di tumore ereditario, già i padri, le madri, i fratelli e le sorelle e anche i nonni hanno avuto il cancro. Questo è dovuto in molti casi a un grave difetto nelle proprie difese contro il cancro. Per fortuna si tratta solo di casi rari. Anche nel 10% delle altre persone i fattori genetici giocano un ruolo determinante; un rischio accresciuto di ammalarsi di cancro dell'intestino sussiste soprattutto quando parenti in linea diretta sono stati affetti in giovane età (prima dei 60 anni) da cancro intestinale. Questo è dovuto probabilmente ad alterazioni nella muscosa intestinale. Se il cancro è più frequente tra i parenti lontani, non necessariamente la causa è da cercarsi nei fattori genetici. Questi tumori possono infatti essersi formati per caso, attraverso mutazioni indipendenti l'una dall'altra, nelle cellule del corpo. Dal momento che le persone della stessa famiglia spesso seguono un simile stile di vita, la causa può anche essere dovuta a fattori ambientali cancerogeni.

Diagnosi precoce
Le persone con una predisposizione al cancro dovrebbero pertanto puntare sulla diagnosi precoce: le regolari visite di controllo permettono di rilevare eventuali tumori già in fase precoce, migliorando in tal modo le probabilità per il trattamento e la sopravvivenza.

Nei seguenti casi il rischio di ammalarsi di cancro è elevato:
- cancro dell'intestino o polipi intestinali nei genitori in giovane età o nei fratelli o nelle sorelle;
- comparsa di polipi intestinali in giovane età;
- malattia infiammatoria cronica intestinale;

Queste persone devono discutere con il loro medico su quando è opportuno iniziare con le visite preventive. Il metodo di prevenzione corretto per queste persone è decisamente la colonscopia.

In generale, il rischio di ammalarsi di cancro intestinale aumenta a partire dal 50° anno d'età. Per tutte le persone a partire dai 50 anni è pertanto consigliabile sottoporsi a una visita di diagnosi precoce. Si informi presso il suo medico sulle possibilità che offre la diagnosi precoce e quali metodi di analisi esistono.

Riconoscere i sintomi
Si rechi dal medico in caso di:
- sangue nelle feci;
- cambiamenti nelle abitudini intestinali;
- perdita di peso senza valido motivo;
- stimolo di evacuazione senza essere in grado di defecare;
- improvvisi e costanti dolori addominali.

Condurre una vita sana
Cosa posso fare per diminuire il mio rischio?
Uno stile di vita sano riduce il rischio di ammalarsi di cancro intestinale.
In altre parole:

> non fumare. Questo è un fattore decisivo.
> praticare molta attività fisica. Si raccomanda di praticare sport tre volte per settimana per almeno trenta minuti con inensità da iniziare leggermente a sudare;
> mangiare possibilmente più volte al giorno frutta e verdura e poca carne rossa e preferire i prodotti naturali a quelli lavorati; > evitare il sovrappeso;
> limitare il consumo di alcol.

Per saperne di più, è possibile consultare seguenti
pubblicazioni della Lega svizzera contro il cancro che possono essere ordinate o scaricate online.


Domanda di abba:
Quando o quale forma di cancro all'intestino porta immancabilmente a uno stoma?
Le persone a partire dai 50 anni d'età sono particolarmente a rischio?
Molte grazie.

Risposta del Prof. Marbet:
Buongiorno abba,
Il confezionamento di uno stoma non ha niente a che vedere con l'età. Il fattore decisivo è il luogo in cui cresce il tumore e se quest'ultimo può essere asportato senza dover asportare anche lo sfintere dell'ano. In singoli casi viene confezionato solo uno stoma provvisorio (stoma protettivo), ad esempio quando la sutura intestinale (anastomosi) è molto vicina allo sfintere o nel caso in cui è presente un'infezione. Questo stoma protettivo ha lo scopo di fare cicatrizzare bene la sutura intestinale per poi essere definitivamente rimosso. Dal momento che sempre più spesso si possono operare anche tumori nel retto senza intaccare lo sfintere, il confezionamento di uno stoma si fa sempre più raro. Quando il carcinoma si trova tuttavia in prossimità dello sfintere, deve essere eventualmente asportato anche quest'ultimo per evitare che il tumore continui a crescere nello stesso sfintere.



Domanda di Concetta:
Buongiorno,
dal 2007 mia madre di 89 anni ha una colostomia (a canale doppio) sul lato sinistro in alto. Nel 2012 si è riformato un polipo che però le è stato asportato, così come le è stata rimossa gran parte dell'intestino crasso (dall'appendice in su) il quale in seguito è stato attaccato all'intestino tenue. Lo stoma è rimasto invariato. Mia madre è stata interessata anche da diverse ernie inguinali, il che ha reso necessario l'inserimento di una rete nell'addome. Da 2 mesi si lamenta di diffusi dolori addominali. Durante la tomografia computerizzata non è stata rilevata nessuna anomalia (il che mi sembra un po' strano). Il medico di famiglia ha però scoperto una piccola ernia ombelicale che tuttavia a suo parere non serve operare. Quali sintomi si manifestano in caso di ernia ombelicale? Mia madre, ovviamente, non vorrebbe dover sottoporsi a un'ennesima anestesia totale. È però anche vero che la diffusa sensazione di tensione sul lato destro le crea un po' di noia. Potrebbe trattarsi anche di disturbi da cicatrice. In caso di ernia bisogna temere che possa formarsi un blocco intestinale, nel caso in cui si decidesse di non intervenire?

Risposta del Prof. Marbet:
Buongiorno Concetta,
per quanto ho potuto capire, sua madre ha alle spalle una terribile e lunga storia costellata da sofferenze. Questa è dovuta, presumo, a un cancro all'intestino nel 2007 per il quale è stata eseguita una colostomia a canale doppio. Nel 2012 le è invece stato asportato per via endoscopica un altro tumore intestinale in fase iniziale. Da due mesi sua mamma ha di nuovo dolori che le causano disturbi e timori anche per causa dei precedenti clinici.
La causa di questi nuovi disturbi può dipendere da molti fattori che per lo meno dovrebbero essere accertati. Nella maggior parte dei casi si tratta di concrescenze che possono causare dolori o problemi per il passaggio delle feci. Spesso è difficile valutare il significato delle concrescenze perché dopo tali operazioni ne sono affette tutte le persone. Un problema importante sussiste soprattutto quando le concrescenze ostacolano per l'appunto il trasporto e il passaggio delle feci. Dal momento che nella tomografia computerizzata non è stato rilevato nulla di anomalo, sua madre non sembra esserne interessata.
Ciò che probabilmente preoccupa maggiormente sua madre è invece soprattutto il fatto che sia ricomparso un tumore. Se l'ultimo intervento chirurgico risale al 2012, sarebbe opportuno sottoporre sua mamma a una coloscopia; tanto più se il polipo degenerato è stato asportato per via endoscopica. Il fatto che la tomografia computerizzata non abbia rilevato "nulla" significa che non sono state scoperte né metastasi né tumori intorno all'intestino. In primo luogo un fatto da considerarsi positivo dunque. Tuttavia, la tomografia computerizzata normale non permette di ispezionare a fondo la parte interna dell'intestino.
Per disturbi di tale genere ci sono però anche altre cause, come ad esempio la proliferazione di batteri nelle sezioni intestinali separate, infezioni nell'intestino, infiammazioni, disturbi della perfusione sanguigna fino a disturbi funzionali. Molti di questi problemi possono essere curati. La causa può anche avere origine nella schiena o nel rene. Penso che sarebbe opportuno se il medico di famiglia mandasse sua madre da un gastroenterologo.
Anche le ernie possono occasionalmente, ma solo in rari casi, causare disturbi. Probabilmente l'ernia all’ombelico (ernia ombelicale) è presente già da tempo e solo in rari casi causa problemi per quanto riguarda il trasporto delle feci. Le ernie in sede di incisione chirurgica, invece, sono spesso estensioni e debolezze nella zona cicatrizzata in cui è stato eseguito l'intervento chirurgico e possono, in parte, provocare protrusioni addominali che solo in rari casi causano dolori. Altrettanto rari sono i casi in cui questi tipi di ernie portano a uno strozzamento dell'intestino e ad un'occlusione intestinale. Motivo per cui non vengono quasi mai operate. Per altro, si tratterebbe di un intervento molto incisivo. In certi casi è possibile riportare le anse intestinali protruse indietro nella cavità addominale tramite un lieve massaggio. Esistono infine anche ernie interne difficili da diagnosticare, ma che per fortuna sono assai rare.
Come può notare, è difficile stabilire la vera causa dei disturbi di sua madre in base ai precedenti clinici. Sono però d'accordo con Lei quando dice che sarebbe opportuno accertarne la causa, non da ultimo anche perché non tutto deve necessariamente essere affrontato a livello chirurgico. Le consiglio di portare sua madre da uno specialista che spero potrà esserle d'aiuto.



Domanda di Chicago:
A mio padre di 84 anni di recente è stato asportato un tumore maligno dall'intestino crasso. Noi figli siamo per questo particolarmente a rischio? Ci consiglia di sottoporci a controlli preventivi?

Risposta del Prof. Marbet:
Buongiorno Chicago,
per i parenti di primo grado (genitori, fratelli e sorelle o figli) sussiste effettivamente un rischio accresciuto di ammalarsi di cancro all'intestino crasso. Questo rischio è tanto più elevato quanto più giovane è il parente affetto dal tumore e in particolare se il carcinoma è comparso prima del 50° anno d'età. Nel caso di suo padre per fortuna questo non è il caso. Ciononostante, in base alla situazione familiare consiglio a voi figli di sottoporvi a una colonscopia.
Per quanto riguarda le misure preventive per il cancro dell'intestino, la raccomandazione generale degli specialisti prevede di effettuare una prima colonscopia a partire dal 50° anno d’età per rilevare eventuali stadi precoci di tumore all'intestino (polipi). Grazie a questa visita, non solo è possibile scoprire in tempo il carcinoma, ma tramite l'asportazione di questi polipi spesso si riesce ad evitare la formazione del cancro.
Il Dipartimento federale dell'interno ha ampliato i programmi di prevenzione e a partire dal 1° luglio 2013 la colonscopia come misura preventiva per persone d'età compresa tra i 50 e i 69 anni è coperta dall'assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie. Al seguente
link troverà ulteriori informazioni della Lega svizzera contro il cancro sul programma di screening.


Domanda di ia:
Buongiorno,
7 anni fa mi sono sottoposta a una colonscopia. Lo specialista mi disse che ho un intestino irritabile e che per il resto era tutto a posto e che avrei dovuto ripresentarmi tra 10 anni. In seguito mi è tornata una lieve infiammazione dell'intestino che nel frattempo però è guarita.

Domanda di stern:
7 anni fa ho fatto fare una colonscopia. A parte l'intestino irritabile, è tutto a posto. Quando mi consiglia di fare un'altra colonscopia. Di recente ho sofferto di una leggera infiammazione al colon.

Risposta del Prof. Marbet:
Buongiorno ia,
Buongiorno stern,
durante la colonscopia eseguita 7 anni fa non sono state rilevate anomalie. Lo specialista le ha comunicato di avere un intestino irritabile e che non c'è motivo di preoccuparsi. Se non soffre di disturbi e non sono comparsi i sintomi elencati qui di seguito, può tranquillamente attendere oltre e sottoporsi alla prossima colonscopia prevista tra 3 anni. Durante le colonscopie in cui non sono state riscontrate anomalie in generale si raccomanda infatti di sottoporsi al prossimo controllo solo dopo 10 anni.

Qualora dovessero invece insorgere i seguenti sintomi, le raccomandiamo di recarsi già prima dal suo medico:
- perdita di peso senza valido motivo;
- presenza di sangue nelle feci o anemia;
- comparsa di dolori addominali persistenti;
- un cambiamento delle abitudini intestinali, ovvero se all'improvviso insorgono diarree e in passato soffriva di continuo di stitichezza o viceversa.

Per tutti questi disturbi consigliamo di sottoporsi ad accertamenti. Dovrebbe inoltre parlare di prevenzione contro il cancro intestinale con il suo medico, se nella sua famiglia sono frequenti i casi di cancro all'intestino.



Domanda di Tochter86:
Mio padre soffre di cancro intestinale e purtroppo sono già presenti metastasi nel polmone e nel fegato. Il medico ci ha comunicato che si tratta di un cancro RAS del tipo selvatico. Cosa significa tutto ciò esattamente? È una notizia positiva o negativa? Il medico ha detto che ciò determinerà il trattamento a cui sarà sottoposto mio padre. Di che trattamento si tratta?


Risposta del Prof. Marbet:
Buongiorno Tochter86,
nell'oncologia esiste una serie di biomarcatori che vengono utilizzati per la scelta della terapia. I biomarcatori predittivi sono prodotti misurabili dell'organismo che forniscono indicazioni sulla probabile terapia più adatta per un determinato paziente.

K -RAS è un importante fattore che può determinare la crescita della cellula e giocare pertanto un ruolo importante nello sviluppo e nella crescita del tumore. Negli ultimi anni si è constatato che le persone reagiscono in maniera differenziata alle sostanze che inibiscono la crescita del cancro tramite il bloccaggio del „epidermal growth factor receptor: EGFR“ a seconda del fatto se questo fattore K-Ras sussiste nella sua forma originale (tipo selvatico) o se ha subito un mutamento o cambiato la sua sequenza chimica. La probabilità di rispondere bene agli anticorpi EGFR è più elevata nel caso in cui sia presente il tipo selvatico. Tra questi farmaci figurano il Panitumumab e il Cetuximab. Purtroppo anche in questi casi non si possono fare previsioni certe sull'efficacia della terapia.

In caso di dubbi, non esisti a rivolgersi al medico curante. Lui/lei è maggiormente in grado di valutare la scelta della terapia che dovrà seguire suo padre.

Se inoltre dovessero sorgere preoccupazioni destabilizzanti, come timori per la salute di una persona cara, sono a sua disposizione anche le consulenti della Linea cancro allo 0800 11 88 11.



Domanda di Ursi:
Egregio Prof. Marbet,
all'età di 51 anni, nel mese di gennaio del 2013, mi è stato asportato un adenocarcinoma del retto prossimale (pT3 pN1a (1/26) cMO, LO V1 G2 R0). In seguito sono stata sottoposta a una chemio 1/2 con Oxaliplatin, Capecitabin. All'inizio di settembre 2013 mi è stato tolto lo stoma provvisorio. Le cure postoperatorie si sono svolte in base allo schema della SSG e secondo i medici in maniera del tutto soddisfacente. I prossimi controlli sono previsti per il mese di luglio. Malgrado l'assunzione dei farmaci Metamucil o Colonsan mite (circa 1/giorno), vado purtroppo di corpo ancora in maniera del tutto irregolare dalle 4 alle 6 volte al giorno. Evito di mangiare alimenti che provocano gonfiore, cibi crudi e acqua minerale gasata. Soffro spesso di gonfiore ed emissioni di gas dal retto assai puzzolenti. Posso fare qualcos'altro per normalizzare ulteriormente la mia digestione o è semplicemente una questione di tempo? Secondo i miei medici il rischio di recidive è più elevato nei primi due anni (circa l'80% delle recidive si manifestano infatti in questo periodo di tempo). Come si presenta inoltre la situazione per quanto riguarda eventuali metastasi nel fegato e nei polmoni? Molte grazie!

Risposta del Prof. Marbet:
Buongiorno Ursi,
Mi rallegra il fatto che la rimozione dello stoma provvisorio sia andato a buon fine. Mediante l'operazione all'intestino retto è stato da una parte modificato l'angolo della parte superiore dell'intestino che ha una funzione determinante per la defecazione. Inoltre è stato ridotto l'intestino crasso. A causa dell'operazione e delle terapie supplementari, la composizione della flora intestinale subisce una variazione. Tutti questi fattori possono determinare effetti, quali ad esempio feci meno dense oppure un aumentato stimolo di evacuazione. Prima dell'intervento chirurgico è stata sottoposta a una radioterapia? Anche quest'ultima può alterare la peristalsi intestinale. Infine, anche la chemioterapia può portare a disturbi nell'evacuazione.
Presti pertanto attenzione ad assumere piuttosto cibi costipanti. Ci ha scritto che sta già rinunciando ad alimenti che provocano flatulenza e a bevande con anidride carbonica. Se i problemi non dovessero diminuire, possono essere d'aiuto anche probiotici o una dieta povera di alimenti fermentati (FODMAP). In alternativa può anche annotarsi, cosa e quando mangia nell'arco di 2 settimane e le reazioni che hanno provocato gli alimenti assunti. Ciò le permetterà forse di scoprire come può migliorare la sua digestione.
In caso di feci liquide, i farmaci Metamucil e Colosan possono essere sostituiti da puro Guar solvibile (Benefiber, Optifiber) che frena il trasporto delle feci più degli altri agenti formanti massa. Se soffre di grave diarrea, può provare anche con Loperamid (Immodium). Non di rado le persone in seguito soffrono tuttavia di stitichezza. In questo caso può essere d'aiuto l'Immodium liquido che permette un dosaggio più basso. Le consiglio di parlarne con il suo medico di famiglia. Forse vanno accertate anche altre cause come le tossine del clostridium difficile o parassiti nelle feci. Anche una rettoscopia può in alcuni casi contribuire a creare maggiore chiarezza. In base allo schema della SSG già dopo un anno è stata sottoposta a una colonscopia di controllo.

Anche se posso capire le sue preoccupazioni, sui tempi relativi alle recidive, evito di fare previsioni. Il rischio di una ricomparsa della malattia è più elevata nei primi anni dopo il trattamento. La probabilità di ricomparsa del tumore all'anastomosi (collegamento delle parti di intestino al di sopra e al di sotto del tumore) è più elevata in particolar modo dopo i primi due anni e in seguito diminuisce in maniera significativa. Con l'andare del tempo diminuisce anche la probabilità di recidive nella zona operata. Le metastasi a distanza si formano, come lei stessa ci ha scritto, in primo luogo nel fegato e nei polmoni. Ma anche gli altri organi ne possono essere affetti. Le metastasi possono comparire anche in un secondo tempo, ma solo in casi molto rari dopo più di 5 anni. Quanto elevato sia il rischio della formazione di metastasi dipende tra l'altro dalla diffusione del tumore al momento della diagnosi, così come dal luogo in cui si trova il tumore primitivo e non da ultimo dal grado di aggressività del tumore. Al fine di rilevare e curare (con l'obiettivo di guarigione) il più presto possibile eventuali recidive, anche per il cancro intestinale è dunque di fondamentale importanza sottoporsi a regolari controlli medici.

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