2012 - Familiari


Pannello di Controllo Moderatore
admin
Site Admin
Messaggi: 494
Iscritto il: ven 28 apr 2006 6:19
Località: Berna
Contatta:

2012 - Familiari

Messaggioda admin » mar 23 ott 2012 15:42

La psicooncologa Judith Alder, psicologa responsabile della Clinica di ginecologia e ostetricia all'Ospedale universitario di Basilea e docente privata alla facoltà di psicologia dell'Università di Basilea risponde alle vostre domande:


Le presenti risposte sono una presa di posizione di carattere generale. Non si può infatti sostituire la consulenza personale con il parere di uno specialista qualificato in medicina. Se in un articolo vengono citati determinati medici, impianti terapeutici o prodotti, ciò non avviene a titolo di pubblicità o di raccomandazione, ma va inteso semplicemente come accenno ad altre fonti informative.

Alcune domande e risposte sono state tradotte in un’altra lingua nazionale. Se dovessero sorgere domande o ambiguità, favorite rivolgervi alle consulenti specializzate della Linea cancro. Numero gratuito 0800 11 88 11 oppure e-mail helpline@krebsliga.ch



Domanda di Soukue:
Il mio compagno ha un tumore ai polmoni con metastasi. Il nostro rapporto era in crisi già prima che si ammalasse e avevamo deciso di separarci. Al momento stiamo di nuovo insieme perché non volevo abbandonarlo in questa difficile situazione. Ora mi sto chiedendo continuamente in quale misura e per quanto tempo bisogna avere riguardo di una persona malata di cancro? Considerando la nostra vita di coppia attuale, al momento non cambia niente rispetto a prima. Non vedo speranza.

Risposta della DP dott.ssa phil. Judith Alder:
Buongiorno Soukue,
malgrado la prevista separazione, ha deciso di rimanere al fianco del suo compagno per stargli accanto durante la malattia, un gesto molto premuroso che è prova di grande altruismo. Allo stesso tempo si è accorta che nel corso della malattia le difficoltà preesistenti continuano a sussistere. Queste situazioni sono frequenti perché l'infermità mette a dura prova il rapporto e complica ulteriormente la vita di coppia. Il motivo che tiene vivo il rapporto varia da coppia a coppia. Nonostante ciò, molto spesso un rapporto non può perdurare quando poggia quasi esclusivamente su una sensazione d'obbligo, un senso di responsabilità o su sensi di colpa. Questa base è insoddisfacente per entrambi i partner. Ma forse esistono altre possibilità per aiutare il suo partner nella situazione attuale, senza tuttavia essere obbligata a proseguire il rapporto, ad esempio parlando al suo compagno di queste difficoltà. Come pensa reagirebbe? Forse al momento è talmente preso dalla sua malattia e con se stesso che non è in grado di percepire il conflitto. Forse gli manca la forza necessaria per risaldare il rapporto. O forse è Lei che deve decidere su cosa intende ancora dare al suo partner e per quanto tempo.
Sono sicura che un colloquio con un esperto, come ad esempio uno psico-oncologo o un terapeuta di coppia, sarebbe d’aiuto ad entrambi. Per ottenere indirizzi di psico-oncologi può rivolgersi alla
Lega contro il cancro nel suo Cantone .


Domanda di Yanna:
Buongiorno Signora Alder,
ho 45 anni. Mio fratello è di 7 anni più vecchio di me. Negli ultimi anni ci vediamo più speso, ci incontriamo infatti regolarmente con le nostre famiglie e talvolta trascorriamo le vacanze e alcuni fine settimana insieme. Qualche mese fa a mio fratello è stato diagnosticato un cancro. La cosa più difficile da accettare per me è che nega la malattia. Si reca dal medico e si presenta alla chemioterapia, ma racconta a tutti che i risultati delle analisi non sono corretti, che il medico "non capisce niente" e che è un errore doversi sottoporre ancora alla chemioterapia. Ho cercato più volte di parlargli, anche insieme a sua moglie, ma non siamo riuscite a fargli cambiare idea. Può darci un consiglio? Fino a quando si reca dal medico e si sottopone alla terapia è meglio lasciarlo stare?
Ringrazio fin d'ora per una risposta.
Yanna

Risposta della DP dott.ssa phil. Judith Alder:
Buongiorno Yanna,
Lei è molto vicina a suo fratello e deve essere angosciante vedere come egli rifiuta la malattia. Anche se al momento non è pronto a un dialogo aperto, sono certa che percepisce il suo interessamento e la sua partecipazione. Inoltre, i piccoli gesti molto spesso dicono di più di mille parole.

La rimozione di fatti sconcertanti rappresenta un meccanismo di protezione utile e automatico che avviene in noi quando abbiamo la sensazione di essere arrivati al limite del sopportabile a livello emozionale. La fase del rifiuto non è per tutti i pazienti uguale. Inoltre, i momenti dell'accettazione possono alternarsi a quelli della rimozione. Il rifiuto talvolta può anche rispecchiare il bisogno di proteggere in particolar modo le persone più care dalla cruda verità.

Informi suo fratello con la dovuta delicatezza della possibilità di farsi mandare senza obblighi dal proprio medico curante da uno psico-oncologo per un colloquio. Se dovesse rifiutare l'offerta, non si disperi. Confidi nel fatto che suo fratello, come d'altronde tutti i pazienti, dispone di risorse proprie alle quali può ricorrere in situazioni d'emergenza. Tenti di accettare le scelte attuali di suo fratello. Tutte le persone colpite da questo male trovano una strada propria per affrontare la malattia e spesso sono completamente diverse da quelle che avremmo scelto noi stessi. Questo Le sarà d'aiuto per parlargli in maniera più rilassata.

Naturalmente, anche Lei ha la possibilità di fare ricorso a uno psico-oncologo. Oltre a ciò, lo scambio di idee con parenti di persone affette da cancro potrebbe darle nuovo coraggio. La Lega cantonale contro il cancro La informa volentieri sui gruppi di autoaiuto e altre forme di sostegno a disposizione nella sua regione. Dia un'occhiata ai servizi offerti dalla
Lega cantonale contro il cancro e non esisti a contattarla.


Domanda di shara:
Circa 8 anni fa a mia madre è stato stato riscontrato un cancro al seno. In seguito le è stata asportata una mammella. Dopo un trattamento chemioterapico si pensava fosse guarita definitivamente. Dopo cinque anni le sono invece state diagnosticate metastasi nelle ossa. Ora, dopo essersi sottoposta a innumerevoli chemioterapie, ha subito un collasso totale a causa di una forte polmonite. Poi ha trascorso due settimane in ospedale. Per ora le hanno prescritto una riabilitazione di due settimane. Quello che mi irrita è che nell'arco di poche settimane non è più in grado di gestirsi da sola. Prima della polmonite guidava la macchina, si prendeva amorevolmente cura dei propri nipotini e sbrigava da sola le faccende di casa. Ora non riesce quasi più a camminare e ha bisogno di aiuto, sia per mangiare che per andare al gabinetto. Temo che tutto ciò sia dovuto al suo corpo ancora relativamente debole. Quello che mi preoccupa maggiormente e non riesco a capire è lo stato di confusione mentale in cui si trova ora mia madre. Parla in maniera confusa, non è in grado di rispondere alle più semplici domande e si comporta in modo trasognato. Chi ha fatto le stesse esperienze? C'è la speranza che si rimetta?
Molte grazie!

Risposta della DP dott.ssa phil. Judith Alder:
Buongiorno shara,
comprendo perfettamente la sua disperazione. È molto doloroso non poter più comunicare e condividere come d'abitudine i propri sentimenti con la propria madre.

All'origine di stati confusionali possono esserci effetti collaterali causati da farmaci, infezioni asintomatiche (vie urinarie), deidratazione, disfunzioni elettrolitiche e del metabolismo, nonché metastasi cerebrali o eventi cerebrovascolari. Per determinare le cause del decadimento mentale e sapere se esiste un rimedio, Le consiglio di rivolgersi al medico curante di sua madre.
Le auguro forza e coraggio.



Domanda di Evelyne:
Buongiorno,
circa due settimane fa, durante una risonanza magnetica tomografica, al mio compagno di 47 anni è stata emessa una diagnosi di sospetto di metastasi alla spalla sinistra. Da quel momento è iniziato un vero e proprio calvario durante il quale il mio partner è stato sottoposto ai più svariati esami, quali tomografia computerizzata, scintigrafia, biopsia della prostata, diverse analisi del sangue, un pernottamento in un reparto psichiatrico, nonché diversi colloqui con vari medici empatici. Venerdì scorso ci è stato comunicato che soffre di un carcinoma alla prostata con varie metastasi, soprattutto nella zona della spina dorsale. Ieri ha iniziato subito con una terapia del dolore e un trattamento ormonale. Ora sono alla ricerca, per entrambi, di un gruppo di autoaiuto.

Risposta della DP dott.ssa phil. Judith Alder:
Buongiorno Evelyne,
la diagnosi cancro è scioccante e cambia la vita degli interessati e dei famigliari in maniera radicale e improvvisa. Avere la possibilità di parlarne con persone che hanno passato la stessa esperienza e che si trovano in una situazione simile alla vostra può essere d'aiuto sia a Lei che al suo compagno. Si rivolga alla
Lega contro il cancro regionale Sarà lieta di informarla sulle possibilità di assistenza locali, come ad esempio gruppi di autoaiuto per pazienti e famigliari. In alternativa, può contattare l'organizzazione dei pazienti: europa-uomo .


Domanda di shamtaram:
Salve,
il mio amico ha il cancro del pancreas con metastasi al fegato. Dopo 7 applicazioni di chemioterapia il tumore si è ridimensionato e non si vedono più metastasi al monitor. I medici dicono comunque che non è operabile e che l'esito sarà letale. Vorrei sapere come altre persone che si trovano o si sono trovate nello stesso genere di situazione l'hanno vissuta ecc.
Grazie della risposta.
Danielle

Risposta della DP dott.ssa phil. Judith Alder:
Buongiorno Danielle,
Una diagnosi di cancro sconvolge tutto: la vita quotidiana e i progetti della persona colpita ma anche quelli della famiglia, dei parenti, degli amici e dell'ambiente in generale. Non è facile vedere uno dei nostri cari colpito nella sua salute. La malattia ci ricorda la limitatezza della vita nel tempo. Trovare una strada e/o una strada comune in questo nuovo contesto rappresenta una grande sfida per tutti.
Per fortuna la chemioterapia ha avuto effetti positivi sul tumore e sulle metastasi. Ma tutti questi eventi e le emozioni che ne derivano lasciano il segno a tutti i livelli per lei e il suo amico. Per sapere come altre persone gestiscono queste situazioni, scambiare esperienze e ricevere sostegno le consiglio di scrivere un messaggio nel Forum alla rubrica «cancro del pancreas» o «familiari». Un'altra possibilità è partecipare a un gruppo di discussione per i parenti. Trova degli indirizzi dalla sua Lega cantonale.



Domanda di Pitchoune1980:
Buongiorno,
due mesi fa ho appreso che la mamma ha il cancro al seno. Si tratta di un carcinoma canalicolare infiltrante con due altri noduli. Questo cancro è aggressivo perché la malattia è uscita dai canali del latte. Un mese fa ha avuto un'ablazione del seno e non sono stati colpiti dei gangli. Non vi cono metastasi nel corpo. Tuttavia dovrà fare 4 applicazioni di chemio piuttosto forti, visto che si tratta di un cancro aggressivo. Da quando ho saputo la cosa ho cercato di essere forte, perché ci tengo tantissimo alla mamma e penso che abbia bisogno di sostegno e non di una persona che piange accanto a lei. Comunque vorrei domandarle se questo cancro reagisce bene alle cure??! I medici non si esprimono chiaramente... rimangono sempre molto vaghi...
Grazie!

Risposta della DP dott.ssa phil. Judith Alder:
Salve Pitchoune,
le prognosi di guarigione o di miglioramento in caso di cancro dipendono da tanti fattori. Per esempio la presenza o l'assenza di metastasi, la misura e lo stadio del tumore, l’età della persona al momento della diagnosi, la risposta alla chemioterapia ecc. sono alcuni degli elementi sui quali ci si basa per cercare di prevedere l'esito. Ma poiché ogni essere umano e ogni malattia tumorale sono diversi è impossibile fare prognosi sicure al 100%. e nessun medico si arrischierà a farle.
Da quanto mi dice mi sembra di capire che partecipa anche lei agli incontri della mamma con i medici. Per la prossima volta, scriva tutte le sue domande e le ponga ai medici. Insista: è dovere dei medici di spiegare a sua mamma e a lei lo stato delle cose e i passi futuri.
Accompagnare e sostenere una persona cara colpita da una malattia non è cosa facile. È normale essere preoccupati e porsi delle domande. Per essere in grado di continuare a sostenere la mamma, prenda cura di sé e non dimentichi se stessa in questa tempesta. Rifletta su ciò di cui ha bisogno per ricaricare le batterie e lo metta in pratica. Non si senta in colpa per questo, perché è assolutamente necessario che lei si prenda cura anche di sé. Nell'opuscolo
« Accompagnare un malato di cancro» troverà informazioni che possono aiutarla a riflettere e muoversi.
Auguro il meglio a lei e alla sua mamma



Domanda di Delfin:
Nel 2003 mi è stato riscontrato un cancro al seno, motivo per cui mi è stata asportata l'intera mammella destra. Cinque anni dopo ho optato per una protesti mammaria. A causa di una mancanza di pelle però, il punto in cui è stata eseguita l'operazione è a vedersi più brutto di prima. Ancora adesso non riesco tuttora ad accettare il mio corpo nudo. Dopo la malattia sono subito tornata al lavoro. Ho un impiego in un ospizio nell'ambito dell'assistenza specializzata. Il ritorno all'attività professionale mi è stato di grande aiuto, anche se nell'anima sento ancora un grande vuoto e non accetto consigli da parte di altre persone. Sono molto brava nel nascondere il tutto. Nessuno si è mai accorto di niente. Negli ultimi tempi mi sento però molto stanca e iniziano a mancarmi le forze. Nel tempo libero potrei starmene a letto tutto il giorno. Quando sento dolori, come ad esempio quelli alla spalla destra e alla schiena, vado dal medico per farmi prescrivere un farmaco o una fisioterapia. Come posso fare per ritrovare un po' di felicità?

Risposta della DP dott.ssa phil. Judith Alder:
Buongiorno Delfin,
comprendo perfettamente la sua situazione: dopo una fase intensa di trattamento e dopo aver lottato per la sopravvivenza, non si desidera altro che tornare il più presto possibile alla vita quotidiana. Le ferite rimaste nel corpo e nell'anima non sono più visibili per le altre persone e ripartendo da zero forse è bene e importante che sia così.
A medio termine però con questa strategia i conti non tornano: il dispendio di forze per fingere un comportamento verso l'esterno che non corrisponde allo stato emotivo interiore, è a lungo andare, enorme: come pare sta iniziando a rendersene conto solo ora. In questi casi spesso perdiamo anche il senso ed il reale significato della vita, il che può portare a stati di depressione e svogliatezza.
Immagino che i segni rimasti a causa dell'insoddisfacente ricostruzione del suo seno continuino ad aprire ferite e a rendere così ancora più difficile ritrovare la pace e la serenità necessarie per andare avanti.
In questa difficile situazione è riuscita ora a fare il primo passo verso la direzione giusta, vale a dire cercare consiglio.
Le raccomando di farsi mandare dal suo oncologo o dalla
Lega regionale contro il cancro, da uno psico-oncologo. Nella situazione attuale, nella quale verso l'esterno ha perfettamente sotto controllo la sua vita, ma allo stesso tempo si accorge che vorrebbe darle una svolta, uno psico-oncologo è lo specialista che fa al suo caso. In un ambiente protetto, questo esperto la aiuterà a superare i momenti difficili legati alla malattia e agli effetti di quest'ultima sul suo aspetto esteriore. Partendo dalle sue risorse personali e grazie all'aiuto dello psico-oncologo imparerà a riorientare la sua vita. Dando più spazio ai suoi interessi e a ciò che le sta più a cuore (p.es. hobby, doti e rapporti che le giovano alla salute) , trovando allo stesso tempo nuove vie per accettare fatti purtroppo irreversibili, tornerà anche l'energia e la gioia vitale.
Buona fortuna!



Domanda di marianne 41:
Mia sorella, classe 1941, soffre di un cancro in stadio molto avanzato, probabilmente partito dai polmoni, ora però con metastasi in quasi tutti gli organi: fegato, reni, ossa. Da più di due settimane è ricoverata all'ospedale di Münsterlingen TG. Prossimamente i medici inizieranno una radioterapia. Sua figlia e io temiamo però che a causa degli effetti collaterali e del suo stato fisico attuale (è infatti solo più pelle e ossa) non riuscirà a sopportare questo ennesimo sforzo. Al marito e a mia sorella è stata però raccontata diversamente. LUI già ora è molto confuso e temo che non sarà in grado di accettare la verità. a mia domanda è ora: non è possibile riconoscere prima il cancro, ad esempio tramite un'analisi del sangue o altri esami? Mia sorella è stata in cura a causa di depressioni per 15 anni e un paio di settimane fa è stata sottoposta a una visita del cervello durante la quale le è stata diagnosticata una demenza. Non era invece affatto così: all'origine dei suoi disturbi c'è un tumore scoperto solo due settimane e mezza fa. Ma ormai - già troppo tardi. Può aiutarmi a capire meglio?
Ringrazio fin d'ora per la Sua risposta.

Risposta della DP dott.ssa phil. Judith Alder:
Cara Marianne,
tra le Sue righe avverto molto turbamento: sconforto per la grave malattia di sua sorella, rabbia per non aver scoperto il tumore in tempo, disperazione, dolore e una certa rassegnazione perché potrebbe essere già troppo tardi, dubbi sull'efficacia della radiazione, preoccupazione che i suoi cari non riescano a trovare la forza per affrontare questa difficile situazione, impotenza nei confronti del cognato e di sua sorella, ma anche speranza di riuscire a capire tutto ciò che è importante sapere in merito alla malattia e pertanto per accettare meglio la situazione.

Purtroppo non sono in grado di rispondere alla Sua domanda sul perché la malattia non sia stata scoperta prima. Posso solo fare dellle supposizioni.
A quanto pare certi sintomi o segnali esistevano già da tempo: la diagnosi di demenza infatti è di data piuttosto recente. I sintomi che hanno indotto Sua sorella a sottoporsi agli esami medici però non hanno fatto presagire che all'origine della causa ci fosse un cancro. Forse è anche questo il motivo per cui non sono stati effettuati ulteriori esami degli organi.

Eventualmente c'erano anche altri sintomi che Sua sorella non voleva o non poteva riconoscere. I motivi per questo comportamento possono essere i più svariati. Il fattore determinante è molto spesso la paura della perdita e delle conseguenze. Forse Sua sorella intendeva proteggere sua figlia e suo marito perché temeva che non riuscissero a sopportare la verità. Forse invece i motivi per non parlarne erano anche di natura culturale.

Ci scrive che Sua sorella era in cura da 15 anni a causa di depressioni. Talvolta, all'origine dei sintomi percepibili di malattie tumorali possono esserci anche motivi psicosomatici, come ad esempio difficoltà respiratorie che possono essere causate da stati di paura ed esaurimento fisico. Sotto questo punto di vista per i diretti interessati ed i medici curanti non sempre è facile distinguere tra una reazione provocata da un trattamento e una malattia fisica del corpo.

Comprendo perfettamente quanto sia difficile farsene una ragione ed accettare l’avanzato stato di malattia di Sua sorella. Forse questo può però aiutarla a non rimuginare ciò che è passato e ad accettare la situazione come si presenta allo stato attuale. Questo potrebbe infatti darle nuova forza per aiutarla e stare accanto a Sua sorella e alla sua famiglia.
Non è assolutamente da escludere che Sua sorella riesca a sopportare il trattamento migliorando così, per lo meno provvisoriamente, la sua qualità di vita. Nel periodo di tempo che le rimane da vivere, arriva poi il momento di porsi la domanda sulle cose che stanno più a cuore sia a Sua sorella che e a Lei per trovare una via per realizzarle.

Qualora non sopportasse più la situazione, Le consiglio di rivolgersi alla
Lega cantonale contro il cancro nella Sua regione oppure a uno psico-oncologo. La Lega cantonale contro il cancro ed il Suo medico curante possono fornirle i rispettivi indirizzi. Per ulteriori domande e chiarimenti sono a disposizione le collaboratrici della Linea cancro .


Domanda di Thumbstein:
Gentile signora Alder,
a mia moglie questa settimana è stato diagnosticato un tumore all'intestino con metastasi nel fegato. Una nostra conoscente, che 20 anni fa anch'essa si era ammalata di cancro, ha seguito la dieta secondo il dott. Vogel ed è guarita. Può eventualmente farci sapere cosa deve fare mia moglie per seguire questa dieta? Mi aiuti, La prego! Mia moglie ha 58 anni, non voglio perderla! Ci sono alternative o può indicarci specialisti che possono esserle d’aiuto? Sono molto preoccupato e non la voglio perdere! La ringrazio fin d'ora per i Suoi consigli.
Cordiali saluti

Risposta della DP dott.ssa phil. Judith Alder:
Buongiorno Thumbstein,
da un giorno all'altro, si vede confrontato con una nuova e inquietante situazione. Capisco benissimo la Sua preoccupazione; deve essere molto difficile vedere la persona che ama più di ogni cosa al mondo e con la quale convive già da molto tempo malata e sofferente. È del tutto normale che situazioni tali facciano suscitare sensazioni quali paura e impotenza.
Questi stati d'animo ci rendono più attivi. Lei ci scrive che è alla ricerca della migliore terapia possibile e questo è molto importante perché anche in caso di metastasi la terapia giusta può aiutare a mantenere una buona qualità di vita il più a lungo possibile. Ma qual'è la migliore terapia? Allo stato attuale delle conoscenze, non sono note né diete né determinati alimenti con effetti positivi su malattie tumorali.
Certe diete possono addirittura celare rischi in quanto troppo specifiche oppure portare a carenze nutrizionali. Non so dirle come sia guarita la vostra conoscente. Un paziente di cancro può seguire la stessa alimentazione come una persona sana. In alcuni casi, le malattie tumorali possono modificare le nostre abitudini alimentari. Nell'opuscolo
"Difficoltà di alimentazione legate al cancro" Lei e Sua moglie potete trovare utili informazioni.

Al momento per Lei e Sua moglie è importante che vi sentiate in buone mani e ben assistiti. Allo stesso tempo molti interessati si chiedono cosa possono fare per aiutare ulteriormente il corpo. Ci sono diverse possibilità. Se oltre alle terapie della medicina classica desidera applicare metodi integrativi e complementari, Le raccomando di rivolgersi al medico curante che eventualmente sarà in grado di indicarvi specialisti in questo campo. In caso contrario può rivolgersi al numero gratuito della Linea cancro 0800 11 88 11 messo a disposizione dalla Lega svizzera contro il cancro.

Ha scritto anche di sensazioni di preoccupazione e timore. Potete parlarne insieme, in famiglia o con amici e questo vi è già d'aiuto? Spesso è opportuno rivolgersi a uno psico-oncologo, ad esempio nei casi in cui la paura prende il sopravvento o quando si soffre di disturbi di sonno oppure ci si accorge che l'assistenza a disposizione non è sufficiente.
Per ottenere indirizzi di psico-oncologi può rivolgersi al team di cura di Sua moglie o alla
Lega cantonale contro il cancro nella vostra regione .


Domanda di Yasemine:
Dopo il pensionamento i miei genitori hanno fatto rientro in Turchia. Io e mia sorella siamo rimaste entrambe in Svizzera. È qui, infatti, che ci sentiamo a casa. L'improvvisa separazione dalla famiglia è stata difficile per tutti. Ci siamo chiamati spesso per telefono e abbiamo trascorso insieme le vacanze. Tre settimane fa abbiamo appreso che mio padre ha un cancro alla prostata con metastasi nelle ossa. Quando ci chiamiamo per telefono piangiamo sempre. Ogni giorno che passa mi chiedo cosa posso fare per aiutare i miei genitori. Cosa posso fare per mio padre? I miei genitori mi raccontano proprio tutto? Anche mia sorella è molto preoccupata.

Risposta della DP dott.ssa phil. Judith Alder:
Buongiorno Yasemine,
Alla grande preoccupazione per Suo padre si aggiunge la distanza che vi separa dai vostri genitori. Quest'ultima rende più difficile farsi un quadro complessivo della situazione.
Ora si sta chiedendo come può aiutare i Suoi genitori.
Sono sicura che le telefonate settimanali siano di grande aiuto. I vostri genitori percepiscono così tutto il vostro amore e il vostro supporto. Purtroppo non può fare sparire il cancro di Suo padre e nemmeno la preoccupazione e la paura di ciò che potrebbe ancora succedere. Grazie a regolari telefonate però lo aiuterà ad attenuare un po' le sue preoccupazioni.
Non raccontando tutta la verità, spesso i genitori cercano di risparmiare ai propri figli, anche in età adulta, ulteriori preoccupazioni.
Pensa che voi figlie abbiate eventualmente la possibilità di recarvi in Turchia per qualche giorno? Avreste la possibilità per farvi un quadro della situazione e se necessario andare in cerca d'aiuto e assistenza direttamente sul posto.

Torna a “Familiari: esperti rispondono”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 2 ospiti