Avete ricevuto una diagnosi di cancro e vi siete già lasciati alle spalle il trattamento iniziale. Nell’aria aleggiano varie insicurezze e domande …
Dal 1° aprile al 2 giugno 2019 le esperte e gli esperti rispondono alle vostre domande.
Le presenti risposte sono una presa di posizione di carattere generale. Non si può infatti sostituire la consulenza personale con il parere di uno specialista qualificato in medicina. Se in un articolo vengono citati determinati medici, impianti terapeutici o prodotti, ciò non avviene a titolo di pubblicità o di raccomandazione, ma va inteso semplicemente come accenno ad altre fonti informative.
Alcune domande e risposte sono state tradotte in un’altra lingua nazionale. Se dovessero sorgere domande o ambiguità, favorite rivolgervi alle consulenti specializzate della Linea cancro. Numero gratuito 0800 11 88 11 oppure e-mail helpline@krebsliga.ch
Cordiali saluti dalle moderatrici.
2019 - Vivere dopo e con il cancro
Pannello di Controllo Moderatore
Quanto costa il rimpatrio di una salma nel paese d’origine?
Domanda di Katarina
Vivo in Svizzera, ma se volessi essere sepolta nel mio paese (Slovacchia) come verrebbe trasportata la mia salma e quanto potrebbe costare?
Risposta di Danielle Pfammatter, specialista Palliative Care
Gentile Katarina,
Capisco perfettamente il Suo desiderio di essere sepolta nel Suo paese d’origine. Dopo aver consultato un esperto di esequie funebri, posso fornirle la seguente risposta:
per il trasporto della salma nella bara, i Suoi familiari dovrebbero pagare tra 7'000 e 10'000 franchi. L’importo comprende tutte le spese di trasporto, inclusa la preparazione e la vestizione della salma. Non si può stabilire un prezzo fisso, perché i costi dipendono da vari fattori, come ad esempio l’allestimento della bara, il suo trasferimento dal domicilio all’aeroporto, la compagnia aerea, il trasferimento dall’aeroporto al luogo d’origine ecc. Conviene comunque contattare un’impresa di pompe funebri del Suo paese d’origine, perché in determinate circostanze il trasferimento potrebbe avvenire con un veicolo funebre (carro funebre) e costerebbe molto meno. Ciò significa che la bara verrebbe prelevata in Svizzera da un’impresa funebre. Siccome qui in Svizzera abbiamo l’obbligo di sepoltura nei cimiteri, è inevitabile che la bara venga consegnata all’impresario slovacco da un’impresa di pompe funebri svizzera, dopo il disbrigo delle formalità necessarie. Non posso dirle a quanto ammontino le spese. Tuttavia, l’esperto di esequie ha più volte sottolineato che questa variante è molto meno cara.
In linea di massima, Le consiglierei di documentare esattamente la situazione per i Suoi congiunti, di rendere loro accessibili i documenti e, se necessario, di aprire un conto sul quale anticipa l’importo necessario, in modo che il Suo desiderio possa diventare realtà.
Dalla Sua domanda, deduco che Lei desidera il rimpatrio della Sua salma integrale. Per completezza d’informazione, Le menziono anche la possibilità del trasferimento dell’urna.
In Germania, Austria e anche in Slovacchia dovrebbe essere possibile spedire l’urna tramite la posta normale. È consentito dalle norme doganali, purché siano adottate alcune precauzioni. I costi, compresa la cremazione in Svizzera, ammontano a circa 3500 franchi.
Mi auguro che queste informazioni Le siano d’aiuto. Non mi resta che salutarla cordialmente.
Vivo in Svizzera, ma se volessi essere sepolta nel mio paese (Slovacchia) come verrebbe trasportata la mia salma e quanto potrebbe costare?
Risposta di Danielle Pfammatter, specialista Palliative Care
Gentile Katarina,
Capisco perfettamente il Suo desiderio di essere sepolta nel Suo paese d’origine. Dopo aver consultato un esperto di esequie funebri, posso fornirle la seguente risposta:
per il trasporto della salma nella bara, i Suoi familiari dovrebbero pagare tra 7'000 e 10'000 franchi. L’importo comprende tutte le spese di trasporto, inclusa la preparazione e la vestizione della salma. Non si può stabilire un prezzo fisso, perché i costi dipendono da vari fattori, come ad esempio l’allestimento della bara, il suo trasferimento dal domicilio all’aeroporto, la compagnia aerea, il trasferimento dall’aeroporto al luogo d’origine ecc. Conviene comunque contattare un’impresa di pompe funebri del Suo paese d’origine, perché in determinate circostanze il trasferimento potrebbe avvenire con un veicolo funebre (carro funebre) e costerebbe molto meno. Ciò significa che la bara verrebbe prelevata in Svizzera da un’impresa funebre. Siccome qui in Svizzera abbiamo l’obbligo di sepoltura nei cimiteri, è inevitabile che la bara venga consegnata all’impresario slovacco da un’impresa di pompe funebri svizzera, dopo il disbrigo delle formalità necessarie. Non posso dirle a quanto ammontino le spese. Tuttavia, l’esperto di esequie ha più volte sottolineato che questa variante è molto meno cara.
In linea di massima, Le consiglierei di documentare esattamente la situazione per i Suoi congiunti, di rendere loro accessibili i documenti e, se necessario, di aprire un conto sul quale anticipa l’importo necessario, in modo che il Suo desiderio possa diventare realtà.
Dalla Sua domanda, deduco che Lei desidera il rimpatrio della Sua salma integrale. Per completezza d’informazione, Le menziono anche la possibilità del trasferimento dell’urna.
In Germania, Austria e anche in Slovacchia dovrebbe essere possibile spedire l’urna tramite la posta normale. È consentito dalle norme doganali, purché siano adottate alcune precauzioni. I costi, compresa la cremazione in Svizzera, ammontano a circa 3500 franchi.
Mi auguro che queste informazioni Le siano d’aiuto. Non mi resta che salutarla cordialmente.
Sintomi legati alla terapia antiormonale
Domanda di Mivella
Buongiorno,
a ottobre e novembre del 2018 sono stata operata due volte al seno e sottoposta a radioterapia. Ora dovrò assumere per cinque anni pillole antiormonali a base di Letrozolo. Devo precisare che assumo anche il Trittico 100 per dormire.
E questa è la vita che faccio:
di mattina mi sveglio in piena forma, vado al lavoro e dopo le 17 mi devo «tirare assieme», perché mi viene solo da piangere e sono stanca morta.
Alle 18.45 arrivo a casa e vado direttamente a letto, dormo un’ora e ho attacchi di pianto, senza un motivo preciso.
Posso prendere il Letrozolo anche di sera?
Risposta di Beate Schneider, specialista in riabilitazione, Svizzera tedesca
Gentilissima Mivella,
i sintomi da Lei descritti, quali la «grave spossatezza» (fatigue), tristezza, sensibilità e sbalzi d’umore», sono spesso associati all’assunzione di pillole antiormonali. Potrebbero, però, anche essere una conseguenza diretta della malattia tumorale e dei trattamenti medici (chemioterapia, radioterapia).
Le suggerisco di consultarsi dapprima con i Suoi oncologi curanti o con il medico di famiglia. Probabilmente potrà prendere il Letrozolo alla sera. Forse potrebbe anche passare a un altro farmaco antiormonale. È abbastanza probabile che poi i sintomi migliorino.
Riguardo alla stanchezza e alla spossatezza che Lei descrive (Cancer related Fatigue), si sono fatte esperienze molto positive con l’attività fisica. Oggi ci sono numerosi studi scientifici che ne dimostrano l’efficacia. Già un’attività fisica moderata durante due o tre giorni alla settimana può contribuire a migliorare lo stato di affaticamento. Inoltre, è utile avere strutture chiare e fasi di recupero prestabilite, distribuiti durante il corso della giornata. Se non Le piace fare sport da sola, potrebbe partecipare a uno specifico gruppo di sport per malati di cancro. Oltre a un allenamento personalizzato di forza, resistenza, mobilità e coordinazione, questi gruppi mettono in primo piano l’esperienza comune e lo scambio di opinioni. Sul nostro sito Internet trova varie proposte sportive per malati di cancro.
Anche la partecipazione a un programma ambulatoriale di riabilitazione oncologica può influenzare positivamente, tramite misure appropriate, le menomazioni sia di tipo fisico che psichico, che possono insorgere come effetti collaterali o conseguenze di terapie (stanchezza cronica, paure, limitazioni funzionali, ecc.). Durante la riabilitazione oncologica, Lei viene seguita da diversi specialisti. Le misure terapeutiche sono ben sincronizzate tra loro e proposte in modo coordinato. Sul nostro sito Internet trova anche le offerte di riabilitazione oncologica.
Le auguriamo ogni bene dal profondo del cuore. La Sua Lega contro il cancro.
Buongiorno,
a ottobre e novembre del 2018 sono stata operata due volte al seno e sottoposta a radioterapia. Ora dovrò assumere per cinque anni pillole antiormonali a base di Letrozolo. Devo precisare che assumo anche il Trittico 100 per dormire.
E questa è la vita che faccio:
di mattina mi sveglio in piena forma, vado al lavoro e dopo le 17 mi devo «tirare assieme», perché mi viene solo da piangere e sono stanca morta.
Alle 18.45 arrivo a casa e vado direttamente a letto, dormo un’ora e ho attacchi di pianto, senza un motivo preciso.
Posso prendere il Letrozolo anche di sera?
Risposta di Beate Schneider, specialista in riabilitazione, Svizzera tedesca
Gentilissima Mivella,
i sintomi da Lei descritti, quali la «grave spossatezza» (fatigue), tristezza, sensibilità e sbalzi d’umore», sono spesso associati all’assunzione di pillole antiormonali. Potrebbero, però, anche essere una conseguenza diretta della malattia tumorale e dei trattamenti medici (chemioterapia, radioterapia).
Le suggerisco di consultarsi dapprima con i Suoi oncologi curanti o con il medico di famiglia. Probabilmente potrà prendere il Letrozolo alla sera. Forse potrebbe anche passare a un altro farmaco antiormonale. È abbastanza probabile che poi i sintomi migliorino.
Riguardo alla stanchezza e alla spossatezza che Lei descrive (Cancer related Fatigue), si sono fatte esperienze molto positive con l’attività fisica. Oggi ci sono numerosi studi scientifici che ne dimostrano l’efficacia. Già un’attività fisica moderata durante due o tre giorni alla settimana può contribuire a migliorare lo stato di affaticamento. Inoltre, è utile avere strutture chiare e fasi di recupero prestabilite, distribuiti durante il corso della giornata. Se non Le piace fare sport da sola, potrebbe partecipare a uno specifico gruppo di sport per malati di cancro. Oltre a un allenamento personalizzato di forza, resistenza, mobilità e coordinazione, questi gruppi mettono in primo piano l’esperienza comune e lo scambio di opinioni. Sul nostro sito Internet trova varie proposte sportive per malati di cancro.
Anche la partecipazione a un programma ambulatoriale di riabilitazione oncologica può influenzare positivamente, tramite misure appropriate, le menomazioni sia di tipo fisico che psichico, che possono insorgere come effetti collaterali o conseguenze di terapie (stanchezza cronica, paure, limitazioni funzionali, ecc.). Durante la riabilitazione oncologica, Lei viene seguita da diversi specialisti. Le misure terapeutiche sono ben sincronizzate tra loro e proposte in modo coordinato. Sul nostro sito Internet trova anche le offerte di riabilitazione oncologica.
Le auguriamo ogni bene dal profondo del cuore. La Sua Lega contro il cancro.
Dolori alla testa e alla schiena
Domanda di Ricca
Nel 2016 ho avuto un cancro al seno, ho subito un intervento chirurgico conservativo del seno, 3 di 4 chemioterapie e una radioterapia. Ho interrotto la terapia antiormonale dopo 3 diversi rimedi a causa degli estremi effetti collaterali. Nel 2017 mi è stato diagnosticato il cancro del collo dell’utero e vengo operata.
Non mi sono mai sottoposta ad una MRT o a esami diagnostici simili e non ho mai avuto problemi con i linfonodi. Nonostante ciò, mi preoccupa molto il fatto che spesso soffro di dolori alla testa e alla schiena, disturbi che non avevo prima della malattia tumorale. Le ultime ecografie e mammografie risalgono a febbraio 2019. Ho dolori anche alle ossa e ai muscoli; non sono in grado di dire se i dolori provengano dalle ossa o dai muscoli. Come procedere?
Risposta di Anna Barbara Rüegsegger, specialista Sopravvissuti
Buongiorno Ricca,
Lei ha un periodo difficile alle spalle e il fatto che i dolori alla testa e alla schiena che si sono da poco manifestati La preoccupino è più che comprensibile. Tali dolori possono avere le cause più diverse. Per un trattamento mirato e, come ci auguriamo, anche efficace, sono necessari accertamenti. Le consiglio di recarsi dal Suo medico di fiducia (oncologo o medico di famiglia), chiedendo che esamini esattamente i Suoi disturbi. Desidero incoraggiarla ad essere il più possibile insistente a tale proposito. Mi sembra infatti essenziale che Lei, assieme al medico, riesca ad individuare l’origine dei dolori (nelle ossa o nei muscoli).
In tale occasione si dovrebbe anche determinare se i dolori siano dovuti alla malattia tumorale o se abbiano un’altra causa.
Ritengo importante che Lei, prima della visita medica, prenda qualche appunto, per esempio:
Le auguro che gli accertamenti possano avere successo e che Lei possa guarire al più presto.
Nel 2016 ho avuto un cancro al seno, ho subito un intervento chirurgico conservativo del seno, 3 di 4 chemioterapie e una radioterapia. Ho interrotto la terapia antiormonale dopo 3 diversi rimedi a causa degli estremi effetti collaterali. Nel 2017 mi è stato diagnosticato il cancro del collo dell’utero e vengo operata.
Non mi sono mai sottoposta ad una MRT o a esami diagnostici simili e non ho mai avuto problemi con i linfonodi. Nonostante ciò, mi preoccupa molto il fatto che spesso soffro di dolori alla testa e alla schiena, disturbi che non avevo prima della malattia tumorale. Le ultime ecografie e mammografie risalgono a febbraio 2019. Ho dolori anche alle ossa e ai muscoli; non sono in grado di dire se i dolori provengano dalle ossa o dai muscoli. Come procedere?
Risposta di Anna Barbara Rüegsegger, specialista Sopravvissuti
Buongiorno Ricca,
Lei ha un periodo difficile alle spalle e il fatto che i dolori alla testa e alla schiena che si sono da poco manifestati La preoccupino è più che comprensibile. Tali dolori possono avere le cause più diverse. Per un trattamento mirato e, come ci auguriamo, anche efficace, sono necessari accertamenti. Le consiglio di recarsi dal Suo medico di fiducia (oncologo o medico di famiglia), chiedendo che esamini esattamente i Suoi disturbi. Desidero incoraggiarla ad essere il più possibile insistente a tale proposito. Mi sembra infatti essenziale che Lei, assieme al medico, riesca ad individuare l’origine dei dolori (nelle ossa o nei muscoli).
In tale occasione si dovrebbe anche determinare se i dolori siano dovuti alla malattia tumorale o se abbiano un’altra causa.
Ritengo importante che Lei, prima della visita medica, prenda qualche appunto, per esempio:
- dove percepisce dolore?
- Qual è l’intensità dei dolori?
- Quando si manifestano i dolori (nel corso della giornata, durante i momenti di riposo o sotto sforzo)?
- Come percepisce il dolore (si tratta, per esempio, di un dolore pungente, pulsante o simile ad una scossa elettrica...)?
- Che cosa provoca il dolore?
- Che cosa ha intrapreso finora contro i dolori (medicinali, impacchi caldi o freddi o altre misure per alleviare il dolore)?
- Oltre ai dolori, ha altri problemi di salute? Se sì, quali?
Le auguro che gli accertamenti possano avere successo e che Lei possa guarire al più presto.
Tamoxifene per altri 5 anni?
Domanda di Ursula G.
Buonasera, nel dicembre 2013 sono stata operata per un carcinoma mammario G2 cT1 cNO. Non è stata necessaria una chemioterapia, solo la radioterapia. Successivamente sono stata sottoposta a terapia antiormonale, dapprima con Arimidex, che tuttavia ho dovuto presto interrompere a causa dei dolori articolari straordinariamente forti. Femara non si è rivelato migliore, per cui il mio medico mi ha prescritto il tamoxifene, che sto ancora assumendo. Mi preoccupano i dolori articolari spesso forti, soprattutto alle gambe e ai piedi, oltre all’incertezza sulla reale efficacia del farmaco (secondo il mio oncologo non può essere confermata). Inoltre, secondo gli studi più recenti, dovrei prendere il tamoxifene per ulteriori 5 anni, poiché il 50 per cento delle recidive si manifesta dopo il quinto anno!
Non esiste davvero alcuna possibilità di verificare l’efficacia del tamoxifene? Dopo l’operazione ho ripetuto una mammografia ogni sei mesi e in seguito ogni anno, più ecografia. Gli esami del sangue li «gestisco» io, poiché devo assumere Eltroxin a causa della mia tiroide «spenta». Seguo un’alimentazione sana, faccio sport e il mio peso è nella norma. Da un lato ho paura ad assumermi il rischio di sospendere il tamoxifene, dall’altro mi preoccupano i terribili effetti collaterali!
Grazie e cordiali saluti
Risposta di Anna Barbara Rüegsegger, specialista sopravvissuti
Buongiorno Ursula,
ha gestito molto bene il periodo dopo la diagnosi di cancro. Si comporta in modo molto consapevole e fa tutto il possibile per seguire uno stile di vita sano. Devo dire che sono impressionata. Le rimane la paura che il carcinoma possa ritornare.
Dopo alcune difficoltà iniziali, ha trovato un medicamento più tollerabile. All’epoca è stata informata sul fatto che avrebbe dovuto assumere il tamoxifene per 5 anni. Ora questo lasso di tempo è passato, e il medico Le consiglia di continuare a prendere lo stesso medicinale per altri 5 anni. Sicuramente si aspettava di smettere. Soprattutto perché ritiene che i forti dolori articolari siano causati dal tamoxifene.
Le raccomandazioni terapeutiche possono cambiare anche molto rapidamente, suscitando insicurezza.
Secondo le più recenti linee guida, a molte donne con cancro del seno è raccomandata una terapia endocrina per 10 anni (invece che per 5 anni come finora). I risultati degli studi indicano che parte delle pazienti ha un beneficio aggiuntivo se prolunga di ulteriori 5 anni la terapia endocrina. Le possibilità, dopo 5 anni di tamoxifene, sono continuare ad assumere il tamoxifene stesso per i successivi 5 anni o passare a un inibitore dell’aromatasi.
La decisione di proseguire la terapia dopo i primi 5 anni deve essere presa individualmente sulla base del rischio di recidiva e di eventuali effetti collaterali delle terapie considerate.
Gli studi effettuati finora sulle terapie endocrine prolungate hanno evidenziato che un trattamento di 10 anni con tamoxifene riduce in modo più marcato il rischio di recidiva di cancro del seno rispetto a un trattamento di 5 anni.
Trova ulteriori informazioni su questo tema ai seguenti indirizzi:
- L'ormonoterapia per il cancro della mammella
- Terapia anti-ormonale (endocrina)
Le domande che pone sono importanti:
Buonasera, nel dicembre 2013 sono stata operata per un carcinoma mammario G2 cT1 cNO. Non è stata necessaria una chemioterapia, solo la radioterapia. Successivamente sono stata sottoposta a terapia antiormonale, dapprima con Arimidex, che tuttavia ho dovuto presto interrompere a causa dei dolori articolari straordinariamente forti. Femara non si è rivelato migliore, per cui il mio medico mi ha prescritto il tamoxifene, che sto ancora assumendo. Mi preoccupano i dolori articolari spesso forti, soprattutto alle gambe e ai piedi, oltre all’incertezza sulla reale efficacia del farmaco (secondo il mio oncologo non può essere confermata). Inoltre, secondo gli studi più recenti, dovrei prendere il tamoxifene per ulteriori 5 anni, poiché il 50 per cento delle recidive si manifesta dopo il quinto anno!
Non esiste davvero alcuna possibilità di verificare l’efficacia del tamoxifene? Dopo l’operazione ho ripetuto una mammografia ogni sei mesi e in seguito ogni anno, più ecografia. Gli esami del sangue li «gestisco» io, poiché devo assumere Eltroxin a causa della mia tiroide «spenta». Seguo un’alimentazione sana, faccio sport e il mio peso è nella norma. Da un lato ho paura ad assumermi il rischio di sospendere il tamoxifene, dall’altro mi preoccupano i terribili effetti collaterali!
Grazie e cordiali saluti
Risposta di Anna Barbara Rüegsegger, specialista sopravvissuti
Buongiorno Ursula,
ha gestito molto bene il periodo dopo la diagnosi di cancro. Si comporta in modo molto consapevole e fa tutto il possibile per seguire uno stile di vita sano. Devo dire che sono impressionata. Le rimane la paura che il carcinoma possa ritornare.
Dopo alcune difficoltà iniziali, ha trovato un medicamento più tollerabile. All’epoca è stata informata sul fatto che avrebbe dovuto assumere il tamoxifene per 5 anni. Ora questo lasso di tempo è passato, e il medico Le consiglia di continuare a prendere lo stesso medicinale per altri 5 anni. Sicuramente si aspettava di smettere. Soprattutto perché ritiene che i forti dolori articolari siano causati dal tamoxifene.
Le raccomandazioni terapeutiche possono cambiare anche molto rapidamente, suscitando insicurezza.
Secondo le più recenti linee guida, a molte donne con cancro del seno è raccomandata una terapia endocrina per 10 anni (invece che per 5 anni come finora). I risultati degli studi indicano che parte delle pazienti ha un beneficio aggiuntivo se prolunga di ulteriori 5 anni la terapia endocrina. Le possibilità, dopo 5 anni di tamoxifene, sono continuare ad assumere il tamoxifene stesso per i successivi 5 anni o passare a un inibitore dell’aromatasi.
La decisione di proseguire la terapia dopo i primi 5 anni deve essere presa individualmente sulla base del rischio di recidiva e di eventuali effetti collaterali delle terapie considerate.
Gli studi effettuati finora sulle terapie endocrine prolungate hanno evidenziato che un trattamento di 10 anni con tamoxifene riduce in modo più marcato il rischio di recidiva di cancro del seno rispetto a un trattamento di 5 anni.
Trova ulteriori informazioni su questo tema ai seguenti indirizzi:
- L'ormonoterapia per il cancro della mammella
- Terapia anti-ormonale (endocrina)
Le domande che pone sono importanti:
- 1. Purtroppo non esiste il modo di verificare l’effetto immediato del tamoxifene.
2. Le consiglio di approfondire ancora una volta con il Suo oncologo la questione «proseguire la terapia sì o no?»
3. Se il colloquio con il medico La lasciasse insoddisfatta, Le consiglio di rivolgersi a un altro specialista per un secondo parere. Ha il diritto di sottoporre il Suo caso clinico a un altro medico per sapere cosa ne pensa.
4. Un’altra cosa che mi sembra importante è fare accertamenti accurati dei Suoi dolori articolari, scoprire da dove provengono e cosa si può fare per contrastarli.
5. Le consiglio anche di rivolgersi a uno psico-oncologo o psico-oncologa, con il/la quale può affrontare la Sua paura di subire una recidiva della malattia.
Alimenti ricostituenti?
Domanda di Verena
Salve, ho alle spalle già la seconda chemio e proprio non la reggo. Il mio corpo è provato dalla sofferenza, senza più forze. Che cosa posso fare a riguardo e quali generi alimentari possono farmi riprendere le forze?
Risposta di Anna Barbara Rüegsegger, specialista sopravvissuti
Buongiorno Verena,
Dal Suo breve messaggio deduco che Lei si trova nel pieno di un ciclo di trattamenti con numerose chemioterapie. Dopo la seconda, non si sente affatto bene. La Sua domanda verte sugli alimenti ricostituenti. È difficile fornirle dei consigli nutrizionali concreti senza maggiori informazioni sulla Sua malattia. In generale vale la regola secondo la quale anche le persone affette da tumore dovrebbero alimentarsi in modo equilibrato durante tutte le fasi della malattia. Inoltre, Le consiglio di:
Se soffre di dolori, nausea, vomito, mancanza di appetito, perdita di peso, infiammazione della mucosa del cavo orale o di altri problemi, dovrebbe contattare immediatamente il Suo oncologo o l’équipe curante. Infatti, in primo luogo bisogna combattere i disturbi acuti. Inoltre, la Sua équipe Le può raccomandare una nutrizionista che può darle informazioni mirate e consigli personalizzati.
Le auguro di riprendersi al più presto.
Salve, ho alle spalle già la seconda chemio e proprio non la reggo. Il mio corpo è provato dalla sofferenza, senza più forze. Che cosa posso fare a riguardo e quali generi alimentari possono farmi riprendere le forze?
Risposta di Anna Barbara Rüegsegger, specialista sopravvissuti
Buongiorno Verena,
Dal Suo breve messaggio deduco che Lei si trova nel pieno di un ciclo di trattamenti con numerose chemioterapie. Dopo la seconda, non si sente affatto bene. La Sua domanda verte sugli alimenti ricostituenti. È difficile fornirle dei consigli nutrizionali concreti senza maggiori informazioni sulla Sua malattia. In generale vale la regola secondo la quale anche le persone affette da tumore dovrebbero alimentarsi in modo equilibrato durante tutte le fasi della malattia. Inoltre, Le consiglio di:
- mangiare quel che Le piace,
- consumare piccoli pasti e spuntini,
- bere a sufficienza,
- muoversi il più possibile. L’attività fisica, come ad esempio una piccola passeggiata tra la natura, può stimolare l’appetito e favorire la ripresa delle forze.
Se soffre di dolori, nausea, vomito, mancanza di appetito, perdita di peso, infiammazione della mucosa del cavo orale o di altri problemi, dovrebbe contattare immediatamente il Suo oncologo o l’équipe curante. Infatti, in primo luogo bisogna combattere i disturbi acuti. Inoltre, la Sua équipe Le può raccomandare una nutrizionista che può darle informazioni mirate e consigli personalizzati.
Le auguro di riprendersi al più presto.
Cancro dell'ovaio - Qual è il decorso della malattia?
Questa domanda e la corrispettiva risposta sono state tradotte dal tedesco all’italiano.
Domanda di Marliese
Nel giungo del 2016 sono stata operata per un cancro dell'ovaio, con propagazioni anche a intestino, stomaco, diaframma e metastasi nel fegato, stoma (tolto in marzo 2018). La prima chemioterapia è stata interrotta nel novembre 2016 a causa del mio stato critico. Nel giugno 2018, ricaduta e interruzione della terza chemioterapia. Da allora niente più chemioterapia.
Nel febbraio 2019, peritonite con formazione di metastasi. Questa è la situazione.
Le domando, e La prego di darmi una risposta sincera: quale sarà il decorso della malattia? Ho dolori all'addome e allo stomaco, molto forti soprattutto dopo mangiato e anche di notte. Poca acqua nell'addome. Contro i dolori prendo Targin e Oxinorm. Ho una forte sensazione di restringimento all'addome e allo stomaco. Dipende dal peritoneo? Spesso per l'evacuazione devo fare un clistere. La ringrazio delle informazioni che mi darà riguardo al decorso della malattia e ai dolori che posso aspettarmi.
Risposta di Danielle Pfammatter, specialista cure palliative
Mi ha chiesto una risposta sincera. Gliela darò. Non posso prevedere quale sarà il decorso della malattia. Tuttavia in base a quanto Lei descrive, credo che la malattia stia avanzando. Trovo importante che Lei si senta presa sul serio con le Sue preoccupazioni e paure. Lei scrive che ha forti dolori nonostante la somministrazione di oppiacei e teme che essi possano aumentare. Non ha senso che debba soffrire così! Bisognerebbe anche trovare la causa della Sua sensazione di ristrettezza nell'addome, per poter calibrare adeguatamente le terapie.
Le consiglio vivamente di mettersi direttamente in contatto prima possibile con un centro di cure palliative nella Sua regione oppure di farsi indirizzare dai Suoi oncologi. Con cure palliative oggi purtroppo la gente intende le cure degli ultimi giorni prima di morire. Invece grazie alle cure palliative si cerca di avere la miglior qualità di vita possibile, nonostante la presenza di una malattia dalla quale non si guarisce. E anche se l'obiettivo non è la guarigione, non significa necessariamente che non si possa fare più niente. Al contrario! È importantissimo che la Sua terapia del dolore venga adeguata prima possibile per migliorarle l'esistenza. È anche molto importante che uno specialista La informi su quale potrebbe essere il decorso della malattia e con quali terapie si possono lenire i sintomi. Cercare di prevedere l'evoluzione della malattia porta una trasparenza che può calmare la Sua ansia, dandole la certezza che riceverà le migliori cure possibili.
Vorrei anche incoraggiarla a comunicare ai Suoi congiunti cosa desidera nel caso in cui lei dovesse ritrovarsi in uno stato in cui non può più esprimersi. Si faccia consigliare dal Suo medico in merito alla stesura di disposizioni per trattamenti d'urgenza, nelle quali può stabilire la Sua volontà, qualora dovesse presentarsi una situazione d'emergenza nella quale Lei non fosse più in grado di discernere o di esprimersi. Sarebbe consigliabile anche redigere le direttive del paziente: sapere come vuole essere trattata solleva da un peso sia Lei che i Suoi congiunti.
Marliese, Le auguro tanta forza e fiducia, comunque evolva la situazione. Le consiglio di consultare il sito di ElleHELP (solo in tedesco), l'associazione per i tumori ginecologici, un punto di riferimento specialistico per le persone ammalate.
Voglia gradire i miei più cari saluti.
Domanda di Marliese
Nel giungo del 2016 sono stata operata per un cancro dell'ovaio, con propagazioni anche a intestino, stomaco, diaframma e metastasi nel fegato, stoma (tolto in marzo 2018). La prima chemioterapia è stata interrotta nel novembre 2016 a causa del mio stato critico. Nel giugno 2018, ricaduta e interruzione della terza chemioterapia. Da allora niente più chemioterapia.
Nel febbraio 2019, peritonite con formazione di metastasi. Questa è la situazione.
Le domando, e La prego di darmi una risposta sincera: quale sarà il decorso della malattia? Ho dolori all'addome e allo stomaco, molto forti soprattutto dopo mangiato e anche di notte. Poca acqua nell'addome. Contro i dolori prendo Targin e Oxinorm. Ho una forte sensazione di restringimento all'addome e allo stomaco. Dipende dal peritoneo? Spesso per l'evacuazione devo fare un clistere. La ringrazio delle informazioni che mi darà riguardo al decorso della malattia e ai dolori che posso aspettarmi.
Risposta di Danielle Pfammatter, specialista cure palliative
Mi ha chiesto una risposta sincera. Gliela darò. Non posso prevedere quale sarà il decorso della malattia. Tuttavia in base a quanto Lei descrive, credo che la malattia stia avanzando. Trovo importante che Lei si senta presa sul serio con le Sue preoccupazioni e paure. Lei scrive che ha forti dolori nonostante la somministrazione di oppiacei e teme che essi possano aumentare. Non ha senso che debba soffrire così! Bisognerebbe anche trovare la causa della Sua sensazione di ristrettezza nell'addome, per poter calibrare adeguatamente le terapie.
Le consiglio vivamente di mettersi direttamente in contatto prima possibile con un centro di cure palliative nella Sua regione oppure di farsi indirizzare dai Suoi oncologi. Con cure palliative oggi purtroppo la gente intende le cure degli ultimi giorni prima di morire. Invece grazie alle cure palliative si cerca di avere la miglior qualità di vita possibile, nonostante la presenza di una malattia dalla quale non si guarisce. E anche se l'obiettivo non è la guarigione, non significa necessariamente che non si possa fare più niente. Al contrario! È importantissimo che la Sua terapia del dolore venga adeguata prima possibile per migliorarle l'esistenza. È anche molto importante che uno specialista La informi su quale potrebbe essere il decorso della malattia e con quali terapie si possono lenire i sintomi. Cercare di prevedere l'evoluzione della malattia porta una trasparenza che può calmare la Sua ansia, dandole la certezza che riceverà le migliori cure possibili.
Vorrei anche incoraggiarla a comunicare ai Suoi congiunti cosa desidera nel caso in cui lei dovesse ritrovarsi in uno stato in cui non può più esprimersi. Si faccia consigliare dal Suo medico in merito alla stesura di disposizioni per trattamenti d'urgenza, nelle quali può stabilire la Sua volontà, qualora dovesse presentarsi una situazione d'emergenza nella quale Lei non fosse più in grado di discernere o di esprimersi. Sarebbe consigliabile anche redigere le direttive del paziente: sapere come vuole essere trattata solleva da un peso sia Lei che i Suoi congiunti.
Marliese, Le auguro tanta forza e fiducia, comunque evolva la situazione. Le consiglio di consultare il sito di ElleHELP (solo in tedesco), l'associazione per i tumori ginecologici, un punto di riferimento specialistico per le persone ammalate.
Voglia gradire i miei più cari saluti.
Sono sempre molto stanca...
Domanda di Rosalie
Buongiorno, nel gennaio 2017 mi è stato diagnosticato un cancro del seno. Sono stata operata, ho avuto molte sedute di radioterapia e una chemioterapia. I medici mi dicono che adesso il tumore è estirpato, ma non ci credo. Sono sempre così stanca, mi sento malata. Mi alzo al mattino, faccio colazione e dopo mi devo già riposare perché sono completamente esausta. Lo stesso dopo la doccia. A mezzogiorno non riesco a preparare un pranzo completo, sono troppo stanca. Mangio uno yogurt, un frutto o qualcosa d'altro, poi devo andare a letto e il pomeriggio dormo qualche ora. Quando mio marito torna dal lavoro, prepara la cena e in seguito guardo un po’ di televisione insieme a lui. Il weekend vuole che faccia qualche passeggiata con lui, mi dice che non può farmi che bene. Ma lui non capisce che non ce la faccio per colpa della malattia: dopo pochi minuti devo tornare indietro perché non ho più forze. Esiste un medicinale o una terapia che mi possano aiutare?
Risposta di Nicolas Sperisen, specialista di riabilitazione per la Svizzera romanda e il Ticino
Buongiorno Rosalie,
Purtroppo la fatica cronica, o fatigue, è una conseguenza frequente della malattia e/o del trattamento. Generalmente si attenua con il tempo, perlomeno nella maggior parte dei casi. È importante sapere che non è assolutamente un indicatore della ricomparsa o della progressione della malattia. Ecco qualche strategia per alleviarne gli effetti:
1. Gestire le energie
Se la stanchezza è troppo grande, si raccomanda di rinviare tutte le attività non essenziali per conservare le energie. In particolare si consiglia di definire le priorità, delegare alcuni compiti, riposare a sufficienza ed eseguire le attività indispensabili nei momenti di massima energia.
2. Attività fisica regolare
Un'attività fisica regolare è il mezzo più efficace per ridurre la fatica cronica, per non parlare di tutti gli altri benefici che arreca alla salute fisica e psichica.
Trova utili informazioni in questo sito web (in tedesco e in francese) e nell’opuscolo «Attività fisica e cancro»; esistono anche gruppi di sport che offrono un accompagnamento specifico.
3. Altre terapie
Altre terapie, come lo yoga, la mindfulness, la fototerapia (luminoterapia) o l’agopuntura possono aiutare ad alleviare la stanchezza.
4. Riabilitazione oncologica
Nella maggior parte dei Cantoni sono proposti programmi di riabilitazione che consentono di ridurre la stanchezza tramite la combinazione di diverse modalità terapeutiche.
5. Medicamenti
Ci sono molti medicamenti che contrastano la fatica cronica. Tuttavia, nessun farmaco è più efficace di un esercizio fisico regolare.
Talvolta la stanchezza può essere causata da altri fattori, come un disturbo del sonno, l’ansia, un’anemia, ecc. In questi casi è fondamentale trattare prima di tutto la causa.
In generale, quello che posso raccomandarle è di essere attiva nella vita quotidiana e di continuare nell'attività fisica che sta già praticando. Può gestire la stanchezza aumentando progressivamente la durata dello sforzo.
Le auguro di ritrovare al più presto tutta la Sua energia.
Buongiorno, nel gennaio 2017 mi è stato diagnosticato un cancro del seno. Sono stata operata, ho avuto molte sedute di radioterapia e una chemioterapia. I medici mi dicono che adesso il tumore è estirpato, ma non ci credo. Sono sempre così stanca, mi sento malata. Mi alzo al mattino, faccio colazione e dopo mi devo già riposare perché sono completamente esausta. Lo stesso dopo la doccia. A mezzogiorno non riesco a preparare un pranzo completo, sono troppo stanca. Mangio uno yogurt, un frutto o qualcosa d'altro, poi devo andare a letto e il pomeriggio dormo qualche ora. Quando mio marito torna dal lavoro, prepara la cena e in seguito guardo un po’ di televisione insieme a lui. Il weekend vuole che faccia qualche passeggiata con lui, mi dice che non può farmi che bene. Ma lui non capisce che non ce la faccio per colpa della malattia: dopo pochi minuti devo tornare indietro perché non ho più forze. Esiste un medicinale o una terapia che mi possano aiutare?
Risposta di Nicolas Sperisen, specialista di riabilitazione per la Svizzera romanda e il Ticino
Buongiorno Rosalie,
Purtroppo la fatica cronica, o fatigue, è una conseguenza frequente della malattia e/o del trattamento. Generalmente si attenua con il tempo, perlomeno nella maggior parte dei casi. È importante sapere che non è assolutamente un indicatore della ricomparsa o della progressione della malattia. Ecco qualche strategia per alleviarne gli effetti:
1. Gestire le energie
Se la stanchezza è troppo grande, si raccomanda di rinviare tutte le attività non essenziali per conservare le energie. In particolare si consiglia di definire le priorità, delegare alcuni compiti, riposare a sufficienza ed eseguire le attività indispensabili nei momenti di massima energia.
2. Attività fisica regolare
Un'attività fisica regolare è il mezzo più efficace per ridurre la fatica cronica, per non parlare di tutti gli altri benefici che arreca alla salute fisica e psichica.
Trova utili informazioni in questo sito web (in tedesco e in francese) e nell’opuscolo «Attività fisica e cancro»; esistono anche gruppi di sport che offrono un accompagnamento specifico.
3. Altre terapie
Altre terapie, come lo yoga, la mindfulness, la fototerapia (luminoterapia) o l’agopuntura possono aiutare ad alleviare la stanchezza.
4. Riabilitazione oncologica
Nella maggior parte dei Cantoni sono proposti programmi di riabilitazione che consentono di ridurre la stanchezza tramite la combinazione di diverse modalità terapeutiche.
5. Medicamenti
Ci sono molti medicamenti che contrastano la fatica cronica. Tuttavia, nessun farmaco è più efficace di un esercizio fisico regolare.
Talvolta la stanchezza può essere causata da altri fattori, come un disturbo del sonno, l’ansia, un’anemia, ecc. In questi casi è fondamentale trattare prima di tutto la causa.
In generale, quello che posso raccomandarle è di essere attiva nella vita quotidiana e di continuare nell'attività fisica che sta già praticando. Può gestire la stanchezza aumentando progressivamente la durata dello sforzo.
Le auguro di ritrovare al più presto tutta la Sua energia.
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