La salute al femminile, tumori femminili - 2020


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La salute al femminile, tumori femminili - 2020

Messaggioda admin » mar 1 set 2020 15:22

Avete domande sul la salute al femminile, tumori femminili?

Fino al 31 ottobre la Prof. Dr. med. em. Monica Castiglione, Dr. med. Laura Knabben, Signora Monika Biedermann, Dr. André Kind, risponderà alle domande scritte degli utenti da metà settembre a fine ottobre.

Da metà settembre trovate maggiori informazioni e il link per il formulario sulla
Pagina iniziale del forum.

Fino ottobre le vostre domande e le risposte saranno pubblicate qui.

Le presenti risposte sono una presa di posizione di carattere generale. Non si può infatti sostituire la consulenza personale con il parere di uno specialista qualificato in medicina. Se in un articolo vengono citati determinati medici, impianti terapeutici o prodotti, ciò non avviene a titolo di pubblicità o di raccomandazione, ma va inteso semplicemente come accenno ad altre fonti informative.

Alcune domande e risposte sono state tradotte in un’altra lingua nazionale. Se dovessero sorgere domande o ambiguità, favorite rivolgervi alle consulenti specializzate della Linea cancro. Numero gratuito 0800 11 88 11 oppure e-mail helpline@krebsliga.ch


Cordiali saluti dalle moderatrici.

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Neoformazione solida al seno

Messaggioda admin » mar 15 set 2020 15:17

Domanda di Oriana:
Gentilissimi Dottori,
Ho 46 anni e a gennaio ho fatto ecografia e mammografia di controllo, tutto bene.
Siccome ho sentito una massa al seno sinistro, la ginecologa mi ha fatto richiesta di fare un’ ecografia.
Stamattina l’ho fatta. Seno sinistro, dove si sentiva una pallina, tutto a posto, solo una ciste del tutto banale.
Ma controllando il seno destro, la dottoressa ha trovato una formazione SOLIDA. Di 6 mm. Mi ha detto che era profonda non vedeva bene, ha preferito fare una biopsia. ha usato una specie di macchinetta tipo pistola, con un ago che seziona il tessuto e ha fatto tre « spari », cioè tre prelievi.
Una neoformazione solida non vista a gennaio é per forza un cancro su una donna di 46 anni? grazie

Risposta della Prof. Dr. M. Castiglione:
Gentile Oriana,
soltanto un’agobiopsia su dieci risulta positiva. Le probabilità che anche la lesione individuata alla palpazione nel suo seno destro sia di natura benigna è quindi molto alta.
Le auguro che quest’informazione le renda più sopportabile l’attesa dell’esito dell’analisi in laboratorio dei campioni di tessuto prelevati.
Cordialmente.

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Test genetico?

Messaggioda admin » mar 29 set 2020 9:56

Domanda di JG:
Buongiorno e grazie della vostra attenzione.
Nel 2013 ho avuto un cancro del seno: a sinistra pT2-PN1a, MO Pn1, a destra pT1c pN0 MO. Operazione, chemioterapia e radioterapia.
Oggi è tutto a posto, con controlli annuali dal chirurgo-oncologo e dal ginecologo. È indispensabile fare il test genetico? Quanto costa? Mi piacerebbe avere una risposta a queste domande, perché lunedì scorso, durante la visita dal mio chirurgo, è stato uno shock apprendere che in caso di test positivo potrei subire l’asportazione delle ovaie e delle due mammelle. L’appuntamento dall’oncologo è solo a dicembre e faccio mentalmente fatica a rimanere ottimista. Potrebbe darmi qualche consiglio? Grazie in anticipo.
JG


Risposta della Dr. med. Laura Knabben :
Buongiorno JG,
Capisco benissimo che un’informazione del genere possa sconvolgerla.
Ha fatto molto bene a porci la Sua domanda nella rubrica «Domande agli esperti» del Forum cancro. Nell’opuscolo della Lega contro il cancro
«Rischio di cancro ereditario» , a pagina 23 trova i recapiti dei centri di consulenza genetica e a pagina 14 informazioni sulla consulenza genetica. Siccome si tratta di un argomento molto complesso, è opportuno chiedere consiglio a medici specialisti di questa disciplina.
L’opuscolo
«Il cancro ereditario del seno e dell’ovaio» La aiuterà a capire meglio la Sua situazione di rischio familiare e a fare chiarezza sulla necessità di sottoporsi a un test genetico nel Suo caso. Il test genetico può essere indicato se si sono verificati più casi di cancro in famiglia, in presenza di determinati tipi di cancro del seno o se la diagnosi è stata posta in giovane età. In questi casi il test è rimborsato dalla cassa malati. Effettivamente, se il test evidenzia la mutazione di determinati geni, si potrebbero raccomandare degli interventi chirurgici preventivi.

Le informazioni contenute negli opuscoli potranno servirle da base per i colloqui con i medici cui si rivolgerà.
Cordiali saluti

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Mastite con mutazione di BRCA in famiglia

Messaggioda admin » mar 29 set 2020 13:07

Domanda di ARs:
Buongiorno, la mia domanda concerne il cancro del seno. Premetto che sono nata in una famiglia in cui è stata dimostrata la presenza della mutazione del gene BRCA2. Di solito da noi il tumore colpisce le donne a partire circa dai 50 anni. L’eccezione precoce è stata mia sorella, che si è ammalata a 33 anni mentre allattava ed è deceduta quattro anni dopo. Io ho fatto il test nel 2010 con esito negativo. La mia domanda è: mia figlia di 29 anni è diventata madre otto settimane fa. Allatta esclusivamente al seno, ma dalla seconda settimana soffre di mastiti recidivanti. È ben assistita dai medici: dopo un’incisione e varie punture adesso è di nuovo ricoverata in ospedale. C’è motivo di preoccuparsi per l’eventuale sviluppo di un carcinoma mammario?
Grazie della sua risposta
A.R

Risposta della Dr. med. Laura Knabben:
Innanzitutto lasci che mi congratuli con Lei per essere diventata nonna!
Dice che Sua figlia ha sviluppato una mastite che è ricomparsa più volte durante l’allattamento. Le possibili cause sono un ostacolo all’escrezione del latte o un’infezione. I problemi da escludere sono un ascesso mammario e un carcinoma infiammatorio del seno. Il carcinoma mammario infiammatorio è molto raro: rappresenta solo circa l’1-2% dei carcinomi mammari. Di conseguenza, la probabilità che Sua figlia abbia questo tipo di tumore è estremamente bassa.

Data la predisposizione al cancro del seno nella Sua famiglia, la Sua preoccupazione è del tutto comprensibile e va presa sul serio. Ciò nonostante posso tranquillizzarla: siccome Lei non ha una mutazione di BRCA, nemmeno Sua figlia può averla ereditata. Pertanto nessuna di voi due ha un rischio più elevato rispetto alla popolazione normale. Una mastite non è un fattore che aumenta il rischio di cancro del seno.

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Caduta dei capelli dopo la conclusione della chemioterapia

Messaggioda admin » mer 30 set 2020 17:08

Domanda di Elsa:

Buongiorno,
dopo la diagnosi di cancro del seno e l’asportazione del tumore con intervento conservativo, ho ricevuto una chemioterapia profilattica: Paclitaxel una volta alla settimana per 12 settimane e Herceptin ogni tre settimane per un anno; questa terapia è ancora in corso. Circa 4 settimane dopo l’inizio della chemioterapia ho iniziato a perdere i capelli sul vertice della testa (ampia area diradata). Dopo ulteriori 7 settimane la caduta dei capelli è diminuita, ma è rimasta circa il doppio rispetto a una perdita «normale». Ora - 4 settimane DOPO la conclusione della chemioterapia, nel corso della settimana scorsa ho perso quasi tutte le ciglia e le sopracciglia! Il mio oncologo mi ha sempre detto che non sarebbe successo. Qual è il motivo? Ricresceranno?
Grazie!

Risposta di Monika Biedermann, breast care nurse
Buongiorno Elsa,
in linea generale, non tutti i farmaci chemioterapici fanno cadere i capelli nella stessa misura. Questo effetto indesiderato dipende dal tipo di medicamento, dal suo dosaggio e dalla modalità di somministrazione. Inoltre, pur con lo stesso medicamento allo stesso dosaggio, il modo in cui cadono i capelli può variare da persona a persona. I citostatici si diffondono attraverso i vasi sanguigni in tutte le parti del corpo. Non aggrediscono solo le cellule tumorali, ma danneggiano anche le cellule sane che si dividono rapidamente, come quelle dei follicoli piliferi. Questo non riguarda solo i capelli, ma anche i peli delle ascelle e del viso. La perdita di capelli è più intensa nei primi due mesi della terapia o anche nelle due-tre settimane dopo la sua conclusione. Nella pratica quotidiana, ho notato che ciglia e sopracciglia possono cadere tardi, ossia verso la fine della terapia. Posso tranquillizzarla: tutti i peli e i capelli ricrescono. In genere occorrono dai tre ai sei mesi finché la testa sia di nuovo completamente ricoperta di capelli e le ciglia e le sopracciglia siano ricresciute. Tuttavia può capitare che i capelli cambino colore o abbiano un’altra forma e consistenza. Durante il periodo della ricrescita sono disponibili valide opzioni per proteggere il sensibile cuoio capelluto, ad esempio cappelli, foulard o parrucche. In caso di caduta di ciglia e sopracciglia può rivolgersi a un’estetista, una visagista, una consulente d’immagine o di colori. Molte
Leghe cantonali contro il cancro e la fondazione «Look good feel better» offrono corsi speciali di styling e cura per le persone colpite. Inoltre trova utili consigli nell'opuscolo: «La terapia antitumorale ha cambiato il mio aspetto».
Le auguro ogni bene

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HPV: vaccino nonovalente

Messaggioda admin » mer 7 ott 2020 15:12

Domanda di Rosalina
Buongiorno,
Mi è stata diagnosticata una leggera mutazione cellulare e un'infezione da HPV. A 21 anni sono stata vaccinata contro l'HPV (16, 18, 6, 11) prima del primo rapporto sessuale. Inoltre ho sempre utilizzato preservativi.
Sul sito dell'UFSP ho letto che ci si può vaccinare anche contro altri virus HP (31, 33, 45, 52, 58). Mi consiglierebbe di effettuare questa vaccinazione nonostante io sia già infettata?
Per me questa situazione è molto stressante e da quando ho appreso questo risultato non mi sento più una persona sana. Mi hanno detto che un controllo è necessario solo dopo 6 mesi. Tuttavia, temo che per allora la situazione possa peggiorare e che forse avrei potuto reagire prima. Preferirei poter fare il controllo dopo soli 3 mesi. Sarebbe sensato farlo o è inutile?
Grazie mille della risposta e della comprensione.
Cordiali saluti

Risposta del dr. med. André Kind
Salve Rosalina
Grazie alla Sua vaccinazione tempestiva, Lei è protetta da infezioni dai due tipi di virus HP ad alto rischio più frequenti (il 16 e il 18), ma anche dai tipi 6 e 11 che sono la causa più frequente delle verruche genitali.
Ora sul mercato esiste un nuovo vaccino che, rispetto dalla vaccinazione che ha fatto Lei, copre cinque altri diversi tipi di HPV ad alto rischio (HPV 31, 33, 45, 52 e 58).

L'UFSP sconsiglia in generale di vaccinare successivamente con il nuovo vaccino tutte le persone che sono già state vaccinate con quello vecchio. Una vaccinazione del genere non la proteggerebbe dai tipi che Lei ha già, ma la proteggerebbe dai tipi inclusi nel nuovo vaccino che non ha ancora contratto. In questa eventualità, probabilmente una sola dose del nuovo vaccino sarebbe sufficiente. Tuttavia tale vaccinazione sarebbe a Suo carico.
Dovrebbe concordare questa decisione con la Sua ginecologa o consultando un'unità di displasia specializzata.

L'uso regolare del preservativo è generalmente importante per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. Purtroppo però, i preservativi proteggono limitatamente dall'infezione da HPV, poiché l'infezione da virus del papilloma umano si verifica attraverso il contatto diretto con la pelle o le mucose infette e non solo attraverso il rapporto sessuale.
Alla Sua età un'infezione da HPV costituisce praticamente la norma. Il Suo sistema immunitario molto probabilmente combatterà con successo l'HPV e la mutazione cellulare alla cervice regredirà spontaneamente. Ma l'organismo ha bisogno di tempo per questo e un intervallo di sei mesi fino al prossimo esame è assolutamente sufficiente. Noi sconsigliamo a livello internazionale di fare analisi prima di sei mesi, perché le mutazioni sarebbero ancora presenti e questo porterebbe solo ad ulteriori incertezze.

Anche nell'eventualità, molto improbabile, che le mutazioni cellulari aumentino, ci vogliono anni perché si sviluppi il cancro della cervice uterina, il che ci dà il tempo di agire prima che ciò si verifichi.
Le anomalie nello striscio portano spesso a insicurezze e paure. Pertanto è molto importante che si faccia spiegare dal medico i risultati e il loro significato e che parli apertamente dei Suoi timori. L'inclusione degli aspetti emotivi nella pianificazione dello screening ginecologico è importante.

Per ulteriori informazioni, consulti l'opuscolo
"Il cancro del collo dell'utero e le alterazioni precancerose" .
Il libretto tascabile
"Cancro del collo dell'utero – Proteggersi e diagnosticare precocemente" della Lega contro il cancro contiene le domande e le risposte più importanti sulla prevenzione e sulla diagnosi precoce del cancro del collo dell'utero.
Lei fuma? Smettere di fumare aiuta il sistema immunitario a reagire meglio ai virus HP. Con la
Linea stop tabacco la Lega contro il cancro aiuta i fumatori a smettere.

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Score del test Oncotype IQ

Messaggioda admin » mer 14 ott 2020 17:22

Domanda di CG:
Buongiorno,
Le scrivo a proposito di mia madre, a cui è stato diagnosticato un tumore (2 cm) su un lato della mammella (abbastanza in alto sotto l’ascella) alla fine di luglio 2020. È stata operata il 21 agosto, con asportazione del tumore e di 3 linfonodi (che si sono dimostrati sani) e adesso dobbiamo decidere in tempi rapidi sul proseguimento della terapia.
Si tratta di un carcinoma mammario invasivo che esprime recettori ormonali. Ci hanno detto anche che era un tumore aggressivo, che progrediva rapidamente. Hanno inviato un campione di tessuto a un laboratorio negli USA per sottoporlo a un test «SCORE» che dovrebbe determinare la necessità di una chemioterapia. Il risultato del test è 34 e su due piedi lasciano a noi la scelta se fare o no la chemio. Questa scelta è molto difficile perché abbiamo paura di pentircene più avanti.
Ci può dire cosa ne pensa sulla base dei dati appena esposti? Mia madre ha 63 anni, soffre di ipertensione, ha il colesterolo un po’ alto e nel 2011 ha avuto una poliartrite reumatoide, altrimenti è in buona salute.
Dobbiamo dare una risposta entro il 22 settembre in favore o contro la chemio, per poi poterla avviare entro la fine della settimana.
In seguito sarà sottoposta a 5 settimane di radioterapia e poi riceverà un’ormonoterapia per anni; questi due trattamenti sono certi, non ci hanno lasciato scelta.
Ci chiediamo perché chiedono a noi di decidere se eseguire o no la chemioterapia, sapendo che in caso affermativo mia madre riceverà un trattamento lungo e intenso (4 x EC ogni 3 settimane e 12 x paclitaxel). Se ci lasciano la scelta e accettiamo, allora il trattamento dovrebbe essere «leggero», non trova?
In attesa della Sua risposta possibilmente molto rapida, Le auguro una buona giornata e un buon weekend.

Risposta della Prof. Dr méd. Castiglione:
Sua madre è fortunata ad avere una figlia che si dà cosi tanto da fare per lei: mi fa molto piacere e mi congratulo con Lei!
Possiamo aiutare Sua madre (che in fin dei conti è l’unica persona a dover decidere poiché si tratta di lei, della sua salute e della sua terapia) a prendere una decisione facendo luce su diversi aspetti della situazione.
Ha citato un test. Suppongo che si tratti di
Oncotype IQ. Sul sito web, leggo nella sezione «Interpretazione dei risultati: pazienti senza interessamento linfonodale, risultato del Recurrence score (score di recidiva) - I pazienti con un Recurrence score compreso tra 26 e 100 beneficiano considerevolmente di una chemioterapia in aggiunta all’ormonoterapia».
Qui trova informazioni approfondite su questo test .
Chieda all’équipe curante perché in questa situazione (score 34) lascia la libertà di scelta a Sua madre.
Voi vorreste fare la scelta giusta per non pentirvene più tardi. Bisogna tener presente che le raccomandazioni a favore o a sfavore di una determinata terapia si basano su studi scientifici da cui vengono generate statistiche. Il rischio di recidiva è una questione che tutti si pongono in caso di malattia grave e a cui è impossibile dare una risposta definitiva nel caso individuale.
Questo perché le statistiche:
- si basano su un numero elevato di persone colpite dal cancro e non consentono di prevedere esattamente cosa capiterà alla singola persona;
- si basano su dati che possono risalire a diversi anni fa e che quindi non rispecchiano necessariamente l'impatto dei progressi più recenti in materia di diagnosi precoce e di terapia;
- non tengono necessariamente conto dell'influsso di altre malattie concomitanti e delle reazioni individuali ai trattamenti.
Sua madre ha anche la possibilità di chiedere un secondo parere presso
un centro di senologia o un centro oncologico (elenco in allegato).
Qualsiasi decisione prenda con tutte le sue conseguenze, sarà comunque la decisione giusta nel contesto attuale. Nessuno può prevedere il futuro. L’importante sarà continuare a sostenere e assistere Sua madre indipendentemente dalla sua scelta.

Nel sito web della Lega svizzera contro il cancro trova numerosi
opuscoli e guide informative su vari temi, come il cancro del seno, le terapie, la gestione della vita quotidiana, i consigli per il colloquio con il medico e sulla scelta del trattamento.
Spero che queste informazioni La aiutino a inquadrare il contesto in cui Sua madre deve prendere la sua decisione.
Forse si aspettava una risposta più netta, ma la paziente ha la libera scelta del suo trattamento. È importante che conosca e comprenda le implicazioni dell’accettazione o del rifiuto di una terapia. Per esempio può aiutarsi con le
5 domande da rivolgere al medico. Se ha un buon rapporto di fiducia, può anche chiedere al medico cosa deciderebbe lui se si trovasse nella stessa situazione.

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Test dell’HPV per gli uomini

Messaggioda admin » mer 14 ott 2020 17:59

Domanda di Tobias
Ho una domanda sul test dell’HPV per gli uomini. Sono single e qualche mese fa ho avuto un rapporto sessuale con una donna cui sono state diagnosticate importanti alterazioni citologiche di cellule del collo dell’utero (accertamenti in corso, referto della seconda biopsia non ancora pervenuto, non è stata determinata la presenza di HPV). Si presuppone la presenza di HPV 16 o 18. Perciò sono alla ricerca di un medico che abbia esperienza nell’esecuzione del test dell’HPV in soggetti maschi, ossia che sia capace di fare uno «striscio» negli uomini. Così avrei almeno un dato indicativo (sebbene il test sia inaffidabile negli uomini) in base al quale «pianificare» il mio futuro comportamento. Lei sa dove può sottoporsi un uomo a questo test?


Riposta del dr. med. André Kind
Buongiorno Tobias,
desidera proteggere le Sue future partner da un’infezione da HPV e sottoporsi a un test per sapere se è stato infettato o no. Ammiro il suo senso di responsabilità. Purtroppo non esistono esami di prevenzione per gli uomini. Un test per individuare HPV non ha senso negli uomini perché da una parte il virus del papilloma umano è molto diffuso e dall’altra un esito positivo del test non avrebbe come conseguenza un intervento medico profilattico né raccomandazioni efficaci e applicabili riguardo al comportamento sessuale. Con o senza infezione da HPV, la raccomandazione è recarsi dal medico se si notano anomalie, e solo in quel caso. In casi estremamente rari, un’infezione permanente da HPV può causare il cancro anche negli uomini. Tumori maschili nei quali finora è stato dimostrato un nesso causale con HPV sono il carcinoma anale, della bocca, della faringe e del pene, associati prevalentemente a HPV 16.

Cambiando partner, uomini e donne corrono il rischio di infettarsi con tipi di virus del papilloma umano (HPV) ad alto rischio con i quali non erano mai entrati in contatto prima. Questo rischio aumenta in proporzione alla frequenza dei partner. L'uso sistematico del preservativo è importante, in linea generale, per prevenire malattie sessualmente trasmissibili. Purtroppo però i preservativi proteggono solo in misura limitata da un’infezione da HPV, poiché il contagio avviene attraverso il contatto diretto con le aree di pelle o di mucosa infetta, e non solo tramite l’atto sessuale. Il desiderio di assumere un comportamento responsabile da parte di un uomo che non ha potuto vaccinarsi contro l’HPV nell’adolescenza è pertanto limitato dalle circostanze.

Almeno l’80% degli uomini sessualmente attivi viene infettato da un tipo di HPV ad alto rischio nel corso della vita. Pertanto si può ragionevolmente presupporre che anche Lei e le Sue future partner abbiate il virus. Di solito le infezioni da HPV non hanno conseguenze. Le donne, anche quelle che si sono sottoposte per tempo alla vaccinazione anti-HPV, possono agire responsabilmente recandosi regolarmente dal ginecologo per eseguire un esame di diagnosi precoce.

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Tre Pap-Test positivi di fila

Messaggioda admin » lun 19 ott 2020 12:07

Domanda di Nindi:
Nel corso dell'ultimo anno ho avuto 3 strisci di controllo per il cancro del collo dell'utero. Sono risultati tutti anomali. Tuttavia, non so dirle a che livello della scala, sto cercando di chiarirlo con la mia ginecologa e con l'ospedale. Ma so che tra sei mesi dovrò fare un altro striscio. Mi turba molto non sapere se c'è qualcosa o no. Perciò volevo domandarle che cosa ne pensa. Devo farmi fare un altro striscio da un altro medico o ci sono altri modi per verificare?

Risposta del dr. med. André Kind:
Buongiorno
Nel corso dell'anno passato le sono stati fatti tre strisci al collo dell'utero, con risultati «anomali». Tra sei mesi sarà nuovamente sottoposta a un'analisi. È comprensibile che Lei sia preoccupata. Lei vorrebbe sapere cosa dicono i risultati degli strisci e si sta chiedendo se un altro striscio può fornire nuove informazioni e dare sicurezza.

Importante: se nello striscio si rilevano cellule alterate, ciò non equivale alla presenza di un cancro.

Gli strisci al collo dell'utero vengono inviati a laboratori speciali per la valutazione. Nella classificazione delle alterazioni cellulari la questione è quanto le cellule malate siano cambiate rispetto alle cellule sane.

Per queste alterazioni vi sono diverse classificazioni. In Svizzera si utilizza ufficialmente la classificazione Bethesda (NILM, LSIL, HSIL), ma alcuni laboratori citologici utilizzano anche la nomenclatura di Monaco. Comune a tutte è la suddivisione in cellule normali, alterazioni precancerose lievi, medie e gravi.

I risultati "positivi" degli strisci (cioè quelli con cellule alterate) sono comuni, sono di solito innocui e possono anche essere causati da processi infiammatori. Le mutazioni lievi e medie spesso scompaiono da sole, senza trattamento. In caso di risultato positivo si consiglia quindi di ripetere lo striscio sei mesi più tardi. Il cancro del collo dell'utero si sviluppa lentamente. Se le cellule continuano a mutare, è sempre possibile prendere in tempo ulteriori misure diagnostiche e, se necessario, terapeutiche.

Ripetere ora lo striscio difficilmente porterebbe ad un risultato diverso. Invece sarebbe davvero importante parlare presto con la Sua ginecologa per avere informazioni. Se Le viene spiegato di quali mutazioni cellulari si tratta e cosa significa, probabilmente la Sua incertezza passerà.

Con i migliori auguri e cordiali saluti

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Metastasi in caso di cancro del seno?

Messaggioda admin » mar 20 ott 2020 9:56

Domanda di Rita
Buongiorno
in settembre 2018 mi è stato diagnosticato il cancro del seno. (carcinoma mammario duttale poco differenziato e invasivo NST BRE8: 3,3,2, G3 10, 10 e 14,5 mm in dm), tre linfonodi erano colpiti.
Poi operazione, chemioterapia coadiuvante, radioterapia e ora Tamoxifen 5 - 10 anni.
Dopo le terapie non ho più avuto paura, sono sempre stata ottimista e fiduciosa e non mi sono mai più sentita «malata». Ora da due settimane ho un po' di tosse, non forte, secca, con un po' di catarro, che non mi preoccuperebbe se non ci fosse la precedente malattia. Ma all'improvviso mi è venuta una terribile paura di avere metastasi (ai polmoni). Ho 50 anni, peso normale, faccio sport + cerco di mangiar sano, ho 2 figli giovani. La formazione di metastasi è solo una questione di tempo?

Risposta della Prof. Dr. med. Monica Castiglione:
Salve Rita
Due anni fa Le è stato diagnosticato un cancro del seno e dopo l'intervento chirurgico, la chemioterapia adiuvante e la radioterapia è ancora in trattamento con Tamoxifen. Lei dice che non si è mai sentita in ansia per un periodo di tempo lungo e che è sempre stata ottimista e fiduciosa. È responsabile e fa molto per la Sua salute. Ora La preoccupa la tosse secca apparsa di recente e teme che possa essere un sintomo di metastasi polmonari.
Al momento, a causa del freddo, è già stagione di vari virus del raffreddore. La probabilità che la tosse abbia una causa del tutto innocua e che si calmi da sola è quindi elevata. Ma per essere sicura che la tosse non abbia cause di altro tipo, Le consiglio di prendere un appuntamento con il Suo medico di famiglia o la Sua oncologa. Se lo riterrà necessario Le prescriverà un'indagine diagnostica per immagini (CT toracica).
La formazione di metastasi non è una questione di tempo: anche tra i pazienti con tumori molto aggressivi, ce ne sono molti che non sviluppano mai metastasi.

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Misurazione del CA125 nel follow-up del cancro alle ovaie

Messaggioda admin » mar 20 ott 2020 10:04

Domanda di Melanie:
Ho il cancro dell'ovaio. Dall'ultima analisi del sangue, il marcatore tumorale era a livello 2. Cosa significa per me??

Risposta della PD dr. med. Laura Knabben:
Suppongo che Le sia effettuata una misurazione di controllo del CA125 nel sangue per rilevare con analisi di laboratorio un'eventuale recidiva o un avanzamento della malattia in una fase precoce e se necessario intervenire tempestivamente a livello terapeutico. Se il valore 2 corrisponde ad un'unità di misura di U/ml, il CA125 è nella norma.

Tuttavia vorrei incoraggiarla a chiedere al medico responsabile dell'assistenza e dei controlli un colloquio di chiarimento per una valutazione affidabile e adeguata alla Sua situazione individuale. Probabilmente sono disponibili altri parametri che consentono una valutazione più precisa del decorso della malattia. Scriva le Sue domande e, se possibile, si faccia accompagnare da una persona di fiducia. Quattro orecchie sentono più di due e dopo il consulto medico avrebbe un interlocutore con cui comunicare.

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ASC-H (cellule squamose atipiche)

Messaggioda admin » mar 20 ott 2020 16:15

Domanda di Sammy
Buongiorno, sono una donna di 39 anni. Tre anni fa sono stata operata per un Cin 3, e un Adenocarcinoma in situ endocervicale preservandomi l'utero, con due conizzazioni, una con a ansa e la seconda chirurgica. Dopo questi interventi tutti i controlli a 6 mesi sono risultati negativi. A giugno del 2020 ho effettuato l'Hpv, e il Pap- test:
POSITIVO PER HPV ALTO RISCHIO
ANOMALIE DELLE CELLULE EPITELIALI. Atipia delle cellule squamose possibilmente riferibile a lesione squamosa intraepiteliale di alto grado ( ASC-H) Le volevo chiedere mi devo preoccupare? Dovrò sottopormi a un eventuale isteroctomia per risolvere il problema? Non so più cosa pensare.
Grazie per la vostra disponibilità.

Risposta del dr. med. André Kind
Buongiorno,
il prossimo passo da compiere sarebbe di sottoporsi a un’ulteriore colposcopia eseguita da un ginecologo dedicato o una ginecologa dedicata. In Svizzera esistono centri specializzati. S’informi presso il servizio di ginecologia di un grande ospedale, la Sua ginecologa/il Suo ginecologo o l’Associazione italiana malati di cancro, parenti e amici se esistono consultori in materia di displasie cervicali in Italia (
AIMaC). È necessario prelevare altri campioni di tessuto. A dipendenza dell’esito della loro analisi in laboratorio, dell’estensione dell’intervento chirurgico precedente e della Sua pianificazione familiare, Le proposte potrebbero essere: ulteriori controlli ginecologici periodici, un’ulteriore conizzazione oppure l’asportazione chirurgica dell’utero (isterectomia). Laddove è possibile, tentiamo peraltro sempre di evitare il ricorso all’isterectomia.

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Cancro del seno: la terapia antiormonale favorisce le cistiti?

Messaggioda admin » lun 26 ott 2020 11:22

Domanda di Sonnenblume

Buongiorno,

il 20 gennaio mi sono ammalata di cancro al seno. Il tumore è stato individuato in fase precoce e ora, dopo l’intervento chirurgico e la radioterapia, devo assumere 20 mg di tamoxifene. Tollero molto bene queste pastiglie, non ho effetti collaterali che mi limitano la vita di tutti i giorni.
Dal momento della diagnosi, ho avuto già due volte una cistite, cosa che non avevo mai avuto prima. Inoltre, spesso faccio fatica a trattenere l’urina quando ho forti stimoli di andare in bagno.
Può essere una conseguenza della terapia antiormonale? A preoccuparmi sono soprattutto le cistiti.

Grazie mille per la risposta
sonnenblume


Risposta della Dr.ssa med. Castiglione

Buongiorno,

Lei vuole sapere se le cistiti degli ultimi mesi e la difficoltà a trattenere l’urina in presenza di forti stimoli potrebbero essere conseguenze della terapia antiormonale.

Sì, è possibile: gli estrogeni sono ormoni sessuali femminili presenti nelle ovaie prevalentemente prima della menopausa. Essi regolano il ciclo mensile, svolgono un ruolo importante nella gravidanza e influenzano molte altre funzioni dell’organismo. Però stimolano anche la crescita dei tumori al seno sensibili agli ormoni. Il Tamoxifen® blocca gli effetti degli estrogeni, prevenendo così una recidiva. In assenza di estrogeni, il corpo viene messo artificialmente in menopausa. Gli estrogeni, tra l’altro, sono necessari alla riproduzione dei lattobacilli, che creano un ambiente acido nella vagina impendendo lo sviluppo di altri batteri. In tal modo, si protegge dai batteri anche l’uretra. In mancanza di estrogeni, il numero di lattobacilli diminuisce e il loro effetto protettivo si indebolisce. Anche per questo motivo le donne in menopausa soffrono maggiormente di infezioni del tratto urinario. La Sua farmacista o la Sua ginecologa possono consigliarle una lozione detergente appropriata per l’igiene intima giornaliera, che protegga la flora vaginale e favorisca la riproduzione dei lattobacilli protettivi.

La carenza di estrogeni indebolisce anche il tessuto connettivo, lo sfintere e i muscoli del pavimento pelvico e può perciò provocare un leggero indebolimento della vescica. Esercizi mirati (allenamento del pavimento pelvico), yoga e attività sportive come andare in bicicletta, camminare, nuotare e andare a cavallo rafforzano i muscoli del pavimento pelvico. Da parte mia, Le consiglio di rivolgersi alla Sua ginecologa.

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Displasia CIN 1

Messaggioda admin » lun 26 ott 2020 15:26

Domanda di Carmen

Buongiorno,

Dopo la diagnosi di displasia CIN 1 a luglio 2020, i risultati della colposcopia a settembre hanno dimostrato che le lesioni precancerose sono affette dalla proteina 16 (alto rischio).
I medici stanno considerando una conizzazione, ma io mi rifiuto dato che ho soltanto 27 anni e finora la displasia è allo stadio 1.
Come si valuta il grado di rischio? Dallo stadio dell’infezione o dal fatto che si tratta di HPV 16?
Per vedere l’evoluzione bisogna attendere 6 mesi. Cosa mi consigliate di fare durante questo periodo per aiutare il mio organismo e i miei anticorpi a liberarsi in modo naturale da queste cellule? È possibile benché si tratti di HPV 16? Cosa consigliate, ovviamente nel limite del possibile, per ridurre la riproduzione delle cellule?

Grazie mille

Risposta del Dr med. André Kind

Buongiorno,

il rischio individuale di una neoplasia intraepiteliale cervicale di grado 1 che, se non trattata, si sviluppa in cancro cervicale è difficile da valutare. Per questo il motivo un monitoraggio è essenziale per identificare in fase precoce un possibile aumento del gradi di anormalità dei tessuti della cervice uterina.

Neppure la durata dell’infezione nei singoli casi si può prevedere. In linea di massima si può affermare che in dieci donne su cento l’infezione da HPV oncogenica dura più di un anno.

Sembra che il sistema immunitario di alcune donne riesca a difendersi meglio dalle infezioni virali. Si tratta semplicemente di qualcosa che non si può influenzare, salvo che per le fumatrici. Il fumo di tabacco, infatto accresce il rischio di stati precancerosi e di tumore della cervice uterina (collo dell’utero). La Linea stop tabacco

La
Ligne stop tabac offre un servizio telefonico di assistenza e consulenza ai fumatori e alle fumatrici.

Sulla base delle informazioni disponibili, non è possibile giudicare se l’intervento chirurgico sia realmente necessario. In caso di dubbio, si sottoponga a un’ulteriore colposcopia presso il reparto di ginecologia di un grande ospedale e richieda un consulto specialistico.

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Femara: cosa fare dopo cinque anni?

Messaggioda admin » lun 2 nov 2020 13:41

Domanda di Rita

Sono nata nel 1960 e nel giugno 2015 mi è stato asportato un tumore del seno con intervento conservativo.

- Stadio iniziale del tumore pT1c pN0 (0/2) sn L0 V0 G3 cM0, R0
- Istologia: adenocarcinoma duttale invasivo, G3, RE 100%, RP 0%, Ki67 25%; HER-2 non amplificato
- Test EndoPredict: EPclin Score 3.6, 10y risk 13% (high risk)
- Chemioterapia adiuvante con docetaxel e ciclofosfamide, 4 cicli
- Radioterapia adiuvante con 50 Gy e boost nel letto tumorale originario fino a una dose complessiva di 60 Gy.

Dall’ottobre 2015 assumo Femara 2,5 mg e ora devo decidere se interrompere il trattamento o proseguirlo per altri 2-5 anni. L’oncologa mi consiglia di smettere, la ginecologa di proseguire. Cosa mi consiglia? Cosa farebbe Lei al mio posto?
Grazie mille.


Risposta della Dr. med. Monica Castiglione

Con una volontà di ferro ha mantenuto l’assunzione di Femara per cinque anni. Adesso è di fronte a una nuova decisione terapeutica: interrompere o proseguire la terapia antiormonale. La Sua ginecologa e la Sua oncologa Le hanno dato opinioni contrastanti su questa scelta, per questo sente il bisogno di sentire ulteriori pareri.

Nel Suo caso sono possibili entrambe le opzioni: sia interrompere la terapia antiormonale dopo cinque anni sia proseguirla. Ogni opzione presenta vantaggi e svantaggi. Il proseguimento della terapia comporta un aumento del rischio di fratture spontanee a causa dell’osteoporosi, ma d’altro canto riduce ulteriormente il rischio di recidiva.

L'opzione terapeutica più appropriata dipende dalle Sue aspettative riguardo all’esito delle singole varianti. Presumibilmente non vuole rimproverarsi di aver messo in pericolo la salute delle Sue ossa con l’assunzione prolungata di Femara, ma nemmeno rammaricarsi di aver sospeso il trattamento dopo cinque anni se dovesse presentarsi una recidiva. Forse considerare i seguenti punti può aiutarla a risolvere questo dilemma:
    - la sospensione del trattamento ha molti più vantaggi in termini di qualità della vita rispetto ai rischi, nettamente contenuti, dal punto di vista della profilassi delle recidive.
      - il beneficio di un allungamento della terapia oltre i 5 anni è stato osservato soprattutto nelle pazienti con interessamento dei linfonodi.


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