La salute al femminile, tumori femminili - 2021


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La salute al femminile, tumori femminili - 2021

Messaggioda admin » mer 22 set 2021 10:03

Avete domande sul la salute al femminile, tumori femminili?

I nostri esperti:
Dr. med. em. Monica Castiglione
, specialista in oncologia senologica;
Monika Biedermann, infermiera in senologia presso il servizio di ginecologia dell’Ospedale universitario di Berna (Inselspital);
med. Laura Knabben, capo del servizio di ginecologia dell’Ospedale universitario di Berna (Inselspital),
Corinne Weidner, Fisioterapista MAS Riabilitazione, Docente Fisioterapia Linfologica, Membro del Consiglio di fondazione Lympha-Helvetica
med. André Kind, medico responsabile del policlinico e del servizio specialistico per displasie cervicali dell’Ospedale universitario di Basilea.

risponderà alle domande scritte degli utenti da metà settembre a fine ottobre.

Da metà settembre trovate maggiori informazioni e il link per il formulario sulla
Pagina iniziale del forum.

Fino ottobre le vostre domande e le risposte saranno pubblicate qui.

Le presenti risposte sono una presa di posizione di carattere generale. Non si può infatti sostituire la consulenza personale con il parere di uno specialista qualificato in medicina. Se in un articolo vengono citati determinati medici, impianti terapeutici o prodotti, ciò non avviene a titolo di pubblicità o di raccomandazione, ma va inteso semplicemente come accenno ad altre fonti informative.

Alcune domande e risposte sono state tradotte in un’altra lingua nazionale. Se dovessero sorgere domande o ambiguità, favorite rivolgervi alle consulenti specializzate della Linea cancro. Numero gratuito 0800 11 88 11 oppure e-mail helpline@krebsliga.ch


Cordiali saluti dalle moderatrici

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Papilloma virus

Messaggioda admin » mer 22 set 2021 10:07

Domanda di Francesca Paola
Salve,
Sono una ragazza di 24 anni. A marzo ho effettuato volontariamente i mio primo pap test ( a Perugia, studiavo lì) ed è risultato come esito ASCUS. Ho effettuato a Trapani una colposcopia (LIS di basso grado. HPV-DNA test positivo per genotipo 16-53 e microbiopsia (BIOPSIA portio h 6 h 12 h 10) ed è risultato dall'esame istologico un CIN 2- Lesione squamosa intraepiteliale di alto grado. Da quel momento molto mi hanno consigliato un intervento, mentre la mia ginecologa di Perugia, consultandosi a sua volta, mi ha consigliato il vaccino (prima dose già fatta i primi di settembre e l'altra i primi di ottobre) e degli integratori ISIDE CAPS 22 per 3 mesi a sere alterne per vedere se regredisce ed evitare la conizazzione. Onestamente sono molto impaurita nel caso in cui progredisse in tumore o altro, ma anche per intervento in sé. È possibile che possa regredire ?
Grazie

Risposta del Dr. med. André Kind, medico responsabile del policlinico e del servizio specialistico per displasie cervicali dell’Ospedale universitario di Basilea
Buongiorno Francesca Paola,
com'è comprensibile, è inquieta e preoccupata a seguito della diagnosi di una neoplasia intraepiteliale cervicale 2 (CIN2). È raro che una CIN2 evolva verso un carcinoma della cervice uterina. Nella maggior parte dei casi le alterazioni scompaiono da sole. Confronta pagina 27 dell’opuscolo della Lega svizzera contro il cancro intitolato
Il cancro del collo dell’utero e le lesioni precancerose. Occorre tempo prima che insorga un cancro del collo dell’utero. Questi due fattori ci inducono oggi a non operare subito una CIN2, specialmente non in pazienti giovani come lei. Tuttavia sono assolutamente necessari controlli periodici (da noi ogni 6 mesi). Nel caso in cui le alterazioni cellulari degenerassero in una CIN3, raccomanderemmo anche noi una conizzazione.

Il vaccino HPV è molto buono, ma è efficace soltanto contro i tipi di papilloma virus con i quali lei non è ancora venuta in contatto. Il vaccino HPV non potrà contribuire alla scomparsa delle alterazioni che lei ha già.

Che cos’altro può fare? L’unica misura di comprovata efficacia è quella di smettere di fumare. È dimostrato che il fumo aumenta il rischio di ammalarsi di cancro della cervice uterina e di lesioni precancerose. Se fuma, le consiglio caldamente di smettere di fumare al più presto. Sui pacchetti di sigarette è indicato un numero che indirizza chi desidera smettere di fumare verso un servizio anonimo e gratuito di consulenza, informazione e sostegno nella disassuefazione dal fumo. L’efficacia degli integratori alimentari non è dimostrata.

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Terapia anticorpale con Avastin

Messaggioda admin » mer 29 set 2021 13:35

Domanda di Elisabeth
Buongiorno,
siccome è già la terza volta che mi ammalo di cancro, adesso devo seguire una terapia anticorpale con Avastin. Vorrei sapere se si tratta di un tipo di immunoterapia.
Sono sempre molto stanca, soffro di stitichezza alternata a diarrea e la mia qualità della vita è diminuita. Ricevo la terapia ogni tre settimane. La mia domanda è:
non si potrebbe fare questa terapia ogni quattro settimane?
Cordiali saluti,
Elisabeth Danuser

Risposta della Prof. Dr. med. Monica Castiglione
Buongiorno Elisabeth,
il principio attivo bevacizumab (nome commerciale Avastin) è un anticorpo monoclonale impiegato nella terapia mirata contro il cancro. Attiva il proprio sistema immunitario a distruggere il tessuto del tumore. Bevacizumab agisce in modo specifico su un determinato recettore delle cellule tumorali e inibisce la formazione di nuovi vasi sanguigni nel tumore: il tumore riceve meno sostanze nutritive e la sua crescita è frenata.
Avastin è impiegato insieme ad altri medicamenti per il trattamento di vari tumori in stadio avanzato, come il cancro del seno, il cancro dell’ovaio e il cancro del collo dell’utero.

La Sua qualità della vita è limitata dalla terapia. Dice di avere una
forte stanchezza. Questo problema viene chiamato anche «fatica cronica associata al cancro», uno stato di spossamento che non migliora neppure dopo un fase di riposo. La causa può essere sia la malattia e le sue conseguenze psichiche, sia la terapia.

La stitichezza e altri problemi gastrointestinali sono effetti indesiderati frequenti della terapia con Avastin.
È importante che continui a segnalare alla Sua équipe curante che ha questi disturbi. Non esiti a chiedere come trattarli e cosa può fare Lei a casa per alleviarli. Seguire un'alimentazione equilibrata e svolgere un'attività fisica regolare adatta al Suo stato di salute possono influire positivamente sul Suo benessere.

Riguardo alla Sua domanda sulla terapia: l’intervallo (frequenza) e la dose (quantità) dipendono dalla diagnosi precisa, dall’obiettivo terapeutico, dai risultati dei Suoi esami durante la terapia e dal Suo stato di salute. Anche in questo caso La esorto a parlarne con la Sua équipe curante, affinché insieme possiate trovare la soluzione migliore per Lei.

Cordiali saluti

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Mammografia del seno controlaterale

Messaggioda admin » ven 1 ott 2021 15:53

Domanda di Sibirien
Salve,
nel 2007 mi fu diagnosticato il cancro del seno e ho subito una mesectomia del seno destro. Fortunatamente, non c'erano metastasi e furono rimossi per sicurezza 11 linfonodi. Il cancro non era visibile sulla mammografia e fu scoperto tramite un esame ecografico.
Fino ad oggi non ho disturbi e il cancro non è ritornato :-).
La mia domanda, dato che diversi medici hanno espresso opinioni diverse: è necessaria la mammografia del seno sano? L'esame ecografico che faccio ogni 6 mesi non è sufficiente in questo caso?
Grazie e cordiali saluti

Risposta di Prof. Dr. med. Monica Castiglione, oncologa e specialista del cancro del seno
La mammografia dovrebbe essere eseguita regolarmente una volta all'anno, anche senza un particolare sospetto. Lo scopo della mammografia del seno opposto è il rilevamento precoce di un eventuale secondo tumore. La mammografia permette una diagnosi precoce prima della comparsa dei sintomi. A seconda della densità del tessuto ghiandolare, la mammografia viene integrata da un esame ecografico (sonografia). In determinati casi è necessaria una risonanza magnetica (MRI) per escludere un secondo carcinoma.
Benché nel Suo caso il tumore 14 anni fa non era visibile alla mammografia, è molto probabile che oggi un eventuale tumore nel seno sinistro sarebbe individuabile con la mammografia.

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Dieta chetogenica

Messaggioda admin » ven 1 ott 2021 15:57

Domanda di Dieter
Gentili signore e signori

Mia moglie si è ammalata di cancro dell'ovaio. Ora è stata operata e gli sono stati asportati 3 tumori recidivi.
Una dieta chetogenica (come in uno studio dell'Università di Würzburg) può aiutare in questa situazione?
Chi potrebbe fare da riferimento per me per chiarire i possibili benefici di questa dieta?
Vi ringrazio di cuore del vostro sostegno.

Risposta di Prof. Dr. med Monica Castiglione, oncologa
La dieta chetogenica è attuata da molti malati di cancro nella speranza di combattere o far morire di fame il tumore.

Finora tuttavia mancano prove scientifiche che la dieta abbia davvero senso. Negli studi sull'essere umano non ci sono risultati che provino chiaramente che il tumore muoia di fame, che si prolunghi la vita o che migliori l'efficacia dei trattamenti.

Attuando la dieta bisogna fare attenzione soprattutto agli effetti collaterali. Può portare alla perdita di muscoli e a una malnutrizione indesiderata. C'è anche un aumento del rischio di ipoglicemia, iperlipidemia, costipazione o diarrea e calcoli renali e gotta. Pertanto, si raccomanda ufficialmente di attuare una dieta chetogenica solo sotto controllo medico e sotto l'osservazione di un team di nutrizionisti esperti.

Il corpo ha bisogno sia di grassi che di proteine e carboidrati per le varie funzioni corporee. È ovvio quindi che un apporto equilibrato di questi nutrienti, così come di fibre alimentari, vitamine e minerali, è con buona probabilità la cosa più sensata.

Finché gli studi sulla dieta chetogenica non forniscono risultati chiari, ognuno deve decidere di persona se vuole attuarla o meno. Se sua moglie è convinta della dieta chetogenica e vuole nutrirsi in questo modo, l'attuazione dovrebbe essere ben pianificata e si dovrebbe fare attenzione a garantire che l'apporto di nutrienti, vitamine e minerali sia in linea con le sue esigenze.

Si dovrebbe rivolgere ad una/uno specialista in nutrizione solo dopo aver consultato l'oncologa/l'oncologo curante.

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Tumore ovarico a cellule della granulosa dell'adulto

Messaggioda admin » lun 4 ott 2021 16:21

Domanda di Ischtil
Tumore a cellule della granulosa dell'adulto: se la capsula del tumore si è già rotta prima dell'operazione, quanto è alta la probabilità di una recidiva? E dopo quanti anni potrò aspettarmi che non comparirà più una recidiva?
Età: 50–59 anni
Sesso: femminile
Relazione: per me

Risposta della Prof. Dr. med. Monica Castiglione
Lei ha un tumore molto raro dell’ovaio. In generale si ha poca esperienza con questo tumore, anche riguardo al suo decorso tipico. Di solito si tratta di un tumore a bassa malignità che cresce lentamente.

L'estensione del tumore al momento della diagnosi (stadio) è solo uno di numerosi fattori che influiscono sulla prognosi. Nella previsione del possibile decorso devono essere considerate anche l’eventuale presenza di un residuo tumorale postoperatorio, la Sua età, il Suo stato di salute generale, il sottotipo istologico, il grado di differenziazione (quanto si differenziano le cellule tumorali da quelle sane) e la Sua risposta alla terapia.

Inoltre, le statistiche non sono necessariamente indicative della prognosi individuale. A volte il decorso è completamente diverso dalla tendenza descritta nella letteratura scientifica. Alcune donne vivono a lungo senza recidive, altre subiscono un peggioramento molto rapido della malattia malgrado la terapia. Discuta delle questioni che La preoccupano con i Suoi medici curanti: sono le persone più competenti per esprimersi sulla Sua prognosi personale poiché conoscono i reperti della Sua malattia e sono in grado di spiegarle le implicazioni.

Un rischio di recidiva persiste per tutta la vita, ma si riduce con il passare degli anni.

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Prognosi di un cancro del seno metastatico

Messaggioda admin » mer 13 ott 2021 10:43

Domanda di Leseratte6
Buongiorno,
mi piacerebbe sapere che chance ci sono quando il carcinoma mammario ha già formato metastasi nei polmoni, nel fegato, nella clavicola e nelle vertebre toraciche e lombari. Attualmente viene somministrata una terapia ormonale.
Grazie della sua risposta.

Risposta di Prof. Dr. med. Monica Castiglione, oncologa e specialista in cancro del seno
Nel cancro del seno metastatico, alcuni medicamenti possono impedire o alleviare sintomi, prolungare la vita e preservare il più possibile la qualità della vita. Con i trattamenti attuali spesso si riesce a convivere per anni con la malattia. Tuttavia, il decorso della malattia varia da paziente a paziente: alcune donne vivono ancora a lungo dopo la comparsa di metastasi, altre subiscono un peggioramento molto rapido dello stato di salute. Sulla prognosi influiscono molti fattori, tra cui l’età, lo stato di salute generale, la terapia utilizzata e la risposta individuale ai trattamenti.

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Dolore breve e acuto al seno sinistro (zona del capezzolo)

Messaggioda admin » gio 14 ott 2021 17:44

Domanda della signora M. R.
Dolore breve e acuto al seno sinistro (zona del capezzolo)

Tra una e cinque volte al giorno, improvvisamente sento una “puntura” al seno sinistro, che poi tende a sparire dopo circa 20-50 secondi.
Non ho alcun nodulo.
Ho 74 anni e ho allattato 3 bambini per almeno sei mesi ciascuno.

Molte grazie e cordiali saluti


Risposta della Prof.ssa Dr. med. Monica Castiglione
Buongiorno signora M. R.

Probabilmente, Lei teme che il dolore possa essere un sintomo del cancro al seno. In genere, le donne colpite da questo tipo di tumore notano un nodulo indolore o un’area indurita all’interno del seno. Oltre ad altri sintomi, nel caso del cancro del seno possono verificarsi improvvisi episodi infiammatori nel capezzolo. Lei ha allattato tre bambini per oltre tre mesi ciascuno e ciò riduce il rischio di cancro del seno.

I dolori al seno o al capezzolo da Lei descritti potrebbero avere anche altre cause oltre a un tumore. Solo una visita medica approfondita può dare certezze. Essa infatti consente una diagnosi corretta e un trattamento mirato dei Suoi disturbi. Le consiglio, quindi, di farsi visitare al più presto presso
un centro senologico certificato o da un medico di fiducia.

Tanti auguri e cordiali saluti

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Nodulo nell'ascella

Messaggioda admin » ven 15 ott 2021 17:51

Domanda di Vroni
Buongiorno,
quattro settimane fa sono andata dal ginecologo per un piccolo nodulo nell’ascella.
Il medico mi ha prescritto una pomata ormonale, perché riteneva che fosse un linfonodo. Il prossimo appuntamento con lui sarà a novembre. Il nodulo non è ancora scomparso. Posso aspettare fino al prossimo appuntamento?
Grazie mille della risposta.
Cordiali saluti

Risposta di Prof. Dr. med. Monica Castiglione, oncologa e specialista in cancro del seno
Percepisce un nodulo nell’ascella. Si è fatta visitare dal Suo ginecologo. È previsto un controllo a novembre. Il nodulo finora non è regredito. Per sicurezza, si rivolga a un
centro di senologia certificato, ma si rechi anche alla visita di controllo dal Suo ginecologo nel mese di novembre.

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Ristagno linfatico all'inguine - che fare?

Messaggioda admin » gio 21 ott 2021 15:43

Domanda di una figlia preoccupata

Gentili signore e signori

Un anno e mezzo fa, mio padre è stato operato alla prostata e gli sono stati rimossi circa 36 linfonodi. Ora la linfa ristagna, in parte abbondantemente, nella zona di un testicolo. Secondo il medico ci sarebbe l'opzione di un'operazione. Ma mi chiedo: ci vuole per forza un'operazione? Non si potrebbe migliorare la situazione con il linfodrenaggio? Esiste un indumento compressivo specifico per questo problema? Dove o a chi potrebbe rivolgersi mio padre per il linfodrenaggio o gli indumenti compressivi?

Risposta di Corinne Weidner, fisioterapeuta MAS riabilitazione

Suo padre è affetto da ristagno linfatico dopo un intervento alla prostata con linfectomia.
Con un drenaggio linfatico mirato, il ristagno linfatico potrebbe essere alleviato e si potrebbe ottenere un miglioramento.

Ci sono indumenti di compressione speciali per il linfedema nella zona pelvica, per esempio inserti per i genitali, i quali vengono inseriti in pantaloni di compressione su misura. Questi indumenti aumentano in modo mirato la compressione e l'imbottitura e favoriscono una distribuzione ideale della pressione in caso di edema dei genitali. Le calze e gli inserti di compressione devono sempre essere applicati da specialisti. Prima dell'adattamento dei pantaloni compressivi, viene eseguita una terapia complessa decongestiva (CDT) da un terapista con una formazione supplementare nel drenaggio linfatico manuale. La terapia si svolge in due fasi: nella fase 1 si riduce l'edema con il linfodrenaggio e i bendaggi compressivi e nella fase 2 si applicano i bendaggi compressivi fatti su misura e si effettua linfodrenaggio manuale per sostenere il sistema linfatico.

La fondazione
Lympha-Helvetica può aiutare suo padre a trovare un terapeuta per il drenaggio linfatico manuale.


Inoltre può consultare l'opuscolo
«Il linfedema dopo un cancro». Può scaricarlo o ordinarlo gratuitamente. A pagina 24 trova un elenco con le associazioni nel settore speciale del drenaggio linfatico.

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I vasi linfatici possono ricrescere?

Messaggioda admin » gio 21 ott 2021 17:08

Domanda di: Regine

Salve caro team,

Sono R.T., 1965, e ho una domanda. Nel 2018, mi è stata rimossa gran parte della vescica e i linfonodi da entrambi i lati, a causa di un tumore alla vescica.
Faccio una TAC ogni 3 mesi: secondo i risultati non c’è alcuna metastasi visibile.
Ma siccome non riesco a liberarmi dell'impressione di sentire di nuovo qualcosa all'inguine, l'ho detto al mio oncologo. Il quale ha fatto un'ecografia e mi ha detto che sono cresciuti nuovi vasi linfatici e che non dovevo preoccuparmi. La mia domanda: i vasi linfatici possono ricrescere?


Risposta di Corinne Weidner, fisioterapeuta MAS riabilitazione

È bene che si sia fatta visitare dall'oncologo quando ha notato qualcosa di anomalo nella zona inguinale.

Dopo la rimozione chirurgica dei linfonodi, la linfa può cercare nuovi percorsi di drenaggio. Al posto dei linfonodi rimossi possono crescere nuovi piccoli vasi linfatici. Talvolta, però, la rimozione chirurgica dei linfonodi porta al linfedema: una parte del liquido negli spazi interstiziali non può più essere eliminata attraverso i vasi linfatici, per cui si accumula e causa gonfiore. Quello che sente all'inguine può essere un linfedema (ristagno linfatico).
Domandi al Suo oncologo curante se la decongestione attraverso il drenaggio linfatico manuale potrebbe essere utile nel Suo caso. In caso affermativo, si faccia prescrivere una serie di trattamenti di fisioterapia linfologica e si rivolga a uno specialista diplomato.

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Linfedema dopo il trattamento del cancro al seno?

Messaggioda admin » lun 1 nov 2021 15:31

Domanda di Olivia
Buongiorno,

L’anno scorso sono stata operata di un cancro al seno. Il tumore è stato asportato, poi ho effettuato la radioterapia ed ora devo solo prendere delle pastiglie antiormonali, senza chemioterapia.
Da qualche tempo, il seno operato è gonfio e paffuto. Spesso mi fa anche un po’ male e il reggiseno è stretto e preme.
Anche la mobilità sul lato operato è un po’ limitata, ossia non riesco ad alzare entrambe le braccia contemporaneamente. Potrebbe trattarsi di un accumulo linfatico, vale a dire un linfedema?
A chi posso rivolgermi e cosa posso fare io stessa?
La ringrazio per l’attenzione
Olivia


Risposta di Corinne Weidner, fisioterapista con master in riabilitazione

Buongiorno Olivia,

l’anno scorso Lei ha subito un’operazione per il cancro al seno con successiva radioterapia. Attualmente sta ancora sottoponendosi a una terapia antiormonale. Ha notato che il Suo seno appare diverso, gonfio e paffuto. E ora di chiede se non potrebbe essere un linfedema.

Dopo un intervento chirurgico al seno o una radioterapia, il drenaggio linfatico potrebbe risultare disturbato. I vasi linfatici adiacenti possono aumentare la loro attività e anche far defluire parte della linfa supplementare. Per qualche tempo può funzionare bene e non si formano linfedemi. Col passar del tempo, però, può succedere che i vasi linfatici circostanti non riescano più a svolgere questo lavoro supplementare e alla fine si sviluppi un linfedema.
I Suoi sintomi suggeriscono che si tratti di un linfedema mammario. Anche la limitata mobilità delle braccia è un indizio di linfedema toracico o della parete toracica.

Gli studi hanno dimostrato che circa il 20% di tutte le donne operate di cancro al seno, hanno sviluppato un linfedema dopo tre o cinque anni.

Si rivolga al Suo ginecologo, che La potrà indirizzare verso uno specialista. Trova i recapiti degli specialisti sul sito della fondazione
Lympha Helvetica e nell’opuscolo«Il linfedema dopo il cancro» della Lega Svizzera contro il cancro.

Da parte sua, può dedicarsi a una buona cura della pelle e a un’alimentazione sana. A pagina 33 e seguenti del suddetto opuscolo, trova informazioni sull’autogestione. La Sua linfoterapista Le potrà insegnare gli esercizi che rafforzano il drenaggio linfatico e L’aiutano a migliorare le mobilità.

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Linfedema in seguito a resezione dei linfonodi inguinali

Messaggioda admin » mar 2 nov 2021 16:46

Domanda di Max
6 settimane fa mi è stato diagnosticato un melanoma nella zona fianchi-glutei. Il linfonodo sentinella nell'inguine è stato rimosso: vi era un tumore di 6 mm. Perciò, oltre all'immunoterapia con Keytruda, mi è stata raccomandata l’asportazione delle ghiandole linfatiche all'inguine. Ho 58 anni, sono sportivo e mi piace fare ciclismo ed escursionismo. Da un lato, non vorrei dover rinunciare alle attività che mi fanno piacere, dall'altro sono attaccato alla vita. Sono preoccupato che la mia gamba possa gonfiarsi a causa dell'intervento all'inguine. Vorrei avere le seguenti informazioni sul linfedema della gamba:
  • Qual è la probabilità che dopo la rimozione chirurgica delle ghiandole linfatiche nell'inguine si formi il linfedema alla gamba?
  • Come si manifesta il linfedema alla gamba?
  • Cosa si può fare contro il linfedema alla gamba?
Risposta di Corinne Weidner, fisioterapeuta MAS riabilitazione
La probabilità che si formi un linfedema dipende molto da dove sono stati rimossi i linfonodi e da quanti ne sono stati rimossi. Statisticamente, il linfedema si verifica in circa 20-30% dei casi dopo una resezione linfonodale.

Il primo segno di edema può essere una sensazione di pesantezza. La sensazione si presenta prima che si veda il gonfiore dall'esterno. Il gonfiore può verificarsi nella zona dei genitali, su inguine, glutei e gamba dello stesso lato.

L'attività sportiva ha un effetto molto positivo. Aiuta efficacemente il sistema linfatico. L'ideale è il movimento in acqua a temperatura non superiore ai 30 gradi. È anche importante mantenere il peso corporeo stabile. In caso di linfedema, la terapia da scegliere è la fisioterapia complessa decongestionante (FCD). La FCD dovrebbe essere eseguita da una terapista con una formazione adeguata.
La FCD consiste in due fasi:
  • una fase intensiva di decongestione per mezzo di drenaggio linfatico e bendaggio compressivo,
  • una fase di mantenimento/ottimizzazione, anche con drenaggio linfatico e indossando il bendaggio compressivo a maglia piatta.
Il nostro opuscolo Il linfedema dopo un cancro La informa sul sistema linfatico e sui linfedemi. L'opuscolo spiega come si può ridurre il rischio di linfedema dopo il trattamento antitumorale e quali sono le opzioni per prevenire la progressione della malattia. Vi si trovano anche numerosi consigli e suggerimenti per la gestione di questa malattia cronica.

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Asportazione del seno in caso di mutazione di BRCA1?

Messaggioda admin » mer 10 nov 2021 14:07

Domanda di yani14
Ho avuto un carcinoma mammario Luminal B HER2-positivo, di 9 mm, nella mammella destra. È stato escisso, senza disseminazione, ecc. Adesso sto ricevendo la chemioterapia e devo decidere se sottopormi ad asportazione del seno oppure a un monitoraggio rigoroso, poiché nel frattempo mi è stata diagnosticata una mutazione di BRCA1. Se decido di farmi asportare entrambe le mammelle posso rinunciare alla radioterapia. Sul sito krebshilfe.de ho letto la seguente descrizione: «La mammella malata può essere operata in modo conservativo e successivamente sottoposta a radioterapia». Il rischio di recidiva non è più alto che nelle donne senza mutazione. I miei medici invece dicono che ci sarebbe comunque un rischio per entrambe le mammelle malgrado la radioterapia. -?-

Risposta della Dr. med. Laura Knabben, capoclinica di ginecologia, Inselspital di Berna
Buongiorno,
prima di prendere una decisione, vuole capire esattamente quali sono le implicazioni per Lei di una mutazione di BRCA1. La questione dev’essere affrontata separatamente per la mammella colpita e per quella sana, inoltre bisogna distinguere tra recidiva e nuovo tumore.

La Sua mammella destra è stata colpita da un cancro e adesso sta ricevendo una chemioterapia. Può scegliere tra un intervento conservativo del seno con successiva radioterapia o l’asportazione completa del seno. Se il seno viene asportato completamente, nella maggior parte dei casi non è più necessaria una radioterapia. Le probabilità di sopravvivenza non cambiano tra i due approcci: la mutazione di BRCA non fa alcuna differenza.

La Sua mammella sinistra è sana. Siccome ha una mutazione di BRCA1, rispetto alla media della popolazione ha un rischio più elevato che (anche) questa mammella sia colpita dal cancro. Il rischio di sviluppare un nuovo tumore a sinistra è permanente e può essere ridotto drasticamente asportando la mammella sana. Oggi, di solito, questa operazione viene eseguita preservando il mantello cutaneo e il capezzolo, cosicché durante lo stesso intervento può essere ricostruito il seno (con una protesi in silicone o con tessuto autologo). La Sua decisione terapeutica in merito alla mammella malata non influisce sulla procedura scelta per la mammella sana.

Lei deve prendere una decisione che avrà un impatto permanente sulla Sua vita. Alcune donne si rivolgono a medici specialisti e psiconcologi per essere aiutate in questo processo decisionale. I maggiori centri di trattamento dispongono di ambulatori specializzati nelle mutazioni di BRCA.

Sicuramente, i Suoi medici curanti Le avranno menzionato anche il rischio aumentato di cancro dell’ovaio in presenza di una mutazione di BRCA1. Siccome non esistono esami sufficientemente attendibili per la diagnosi precoce del cancro dell’ovaio, si raccomanda l’asportazione «profilattica» delle ovaie a partire dai 40 anni d’età.


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