La salute al femminile, tumori femminili - 2024


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La salute al femminile, tumori femminili - 2024

Messaggioda admin » mer 28 ago 2024 16:24

Avete domande sul la salute al femminile, tumori femminili?
I nostri esperti:

Dr. med. Anita Wolfer, specialista in oncologia senologica, Capo del dipartimento di oncologia ginecologica, medico responsabile del centro mammario dell'Ospedale Universitario di Ginevra (HUG),
Dr. med. Laura Knabben, specialista in predisposizione genetica, primario e responsabile del Centro senologico del Bürgerspital di Soletta,
Monika Biedermann, infermiera in senologia presso il servizio di ginecologia dell’Ospedale universitario di Berna (Inselspital),
Corinne Weidner, Fisioterapista MAS Riabilitazione, Docente Fisioterapia Linfologica, Membro del Consiglio di fondazione Lympha-Helvetica,
Dr. med. André Kind, medico responsabile del policlinico e del servizio specialistico per displasie cervicali dell’Ospedale universitario di Basilea.

risponderà alle domande scritte degli utenti dall'inizio settembre a fine ottobre 2024.

Trovate maggiori informazioni e il link per il formulario sulla Pagina iniziale del forum.

Le presenti risposte sono una presa di posizione di carattere generale e non sostituiscono il parere di un medico. Non si può infatti sostituire la consulenza personale con il parere di uno specialista qualificato in medicina. Se in un articolo vengono citati determinati medici, impianti terapeutici o prodotti, ciò non avviene a titolo di pubblicità o di raccomandazione, ma va inteso semplicemente come accenno ad altre fonti informative.

Alcune domande e risposte sono state tradotte in un’altra lingua nazionale. Se dovessero sorgere domande o ambiguità, favorite rivolgervi alle consulenti specializzate della Linea cancro. Numero gratuito 0800 11 88 11 oppure e-mail helpline@krebsliga.ch


Cordiali saluti dalle moderatrici.

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Esami di controllo dopo cancro dell’ovaio

Messaggioda admin » ven 13 set 2024 12:55

Domanda di L.P.
Com’è possibile vedere qualcosa negli esami di controllo dopo un cancro dell’ovaio?
Il mio carcinoma primario (3,5 cm) è stato trovato per caso in un’ecografia, né la TC né la risonanza magnetica hanno permesso di vedere gli altri piccoli carcinomi disseminati che sono stati poi trovati durante l’operazione principale. Che cosa mi devo aspettare dai controlli dopo l’intervento? Nemmeno i marcatori tumorali sono del tutto affidabili. Grazie della sua risposta.

Risposta della Dr. med. Anita Wolfer, oncologa, caposervizio della divisione di oncologia ginecologica dell’Ospedale universitario di Ginevra (HUG)
La Sua domanda è assolutamente giustificata. Ha ragione, la diagnostica per immagini spesso è insufficiente nel cancro dell’ovaio, ma purtroppo non disponiamo di metodi migliori. Pertanto, i controlli consistono in una combinazione di indagini: un colloquio approfondito con la paziente per portare alla luce eventuali anomalie della funzione corporea, un esame clinico, la determinazione dei marcatori tumorali e, appunto, una TC anche se non è perfetta.
È doveroso aggiungere anche che gli esami di controllo purtroppo non possono prevenire la comparsa di una recidiva.

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Vantaggi e svantaggi di una brachiterapia nel cancro del seno

Messaggioda admin » ven 13 set 2024 13:07

Domanda di Sunny
Buongiorno,
in gennaio mi è stato diagnosticato un cancro del seno triplo negativo, e ora esco da 6 mesi di chemioterapia e immunoterapia con annessa operazione conservativa. In sede operatoria non sono state individuate cellule tumorali, per cui secondo gli oncologi io avrei una probabilità molto bassa di recidiva. Adesso devo cominciare la radioterapia: le prime 5 settimane irradiazione di tutto il seno compresi i linfonodi della clavicola. Successivamente un boost a dose più elevata, direttamente nel punto dov’era il tumore. Per questo boost mi è stata consigliata una brachiterapia, che richiede una degenza in ospedale di 4 giorni e un’anestesia generale: devo dire che la prospettiva non mi entusiasma. Il boost potrebbe essere somministrato anche tramite una «normale» radioterapia esterna. Che cosa mi può dire sui vantaggi e gli svantaggi?

Risposta della Dr. med. Anita Wolfer, oncologa senologa, direttrice del centro di senologia dell’Ospedale universitario di Ginevra (HUG)
Dopo una chirurgia conservativa del seno è effettivamente raccomandata una radioterapia. L’inclusione dei linfonodi è dovuta molto probabilmente all'individuazione di un linfonodo interessato dalla malattia al momento della diagnosi iniziale. Riguardo al «boost» (ossia una dose supplementare di radioterapia) sul letto tumorale, ci sono in effetti due possibilità. Da un lato, come dice lei, è possibile fare qualche seduta in più di radioterapia ambulatoriale, dall’altro si può ricorrere a una brachiterapia. La brachiterapia può avere il vantaggio di ridurre l’irradiazione di alcuni organi, come il cuore o i polmoni o l’altra mammella sana. D’altro canto richiede un ricovero in ospedale, dove vengono inseriti aghi o cateteri sottili nella mammella, direttamente nella zona da dove è stato asportato il tumore. La posa dei cateteri può essere sgradevole, ma di solito viene eseguita un’anestesia locale combinata con analgesici, per ridurre al minimo il dolore durante l’intervento. Riguardo all’efficacia, ossia la capacità di evitare una recidiva nella mammella, non sono state riscontrate differenze tra le due diverse forme di radioterapia. Se ha l’impressione che il Suo medico non Le abbia spiegato bene i vantaggi e gli svantaggi delle due procedure, Le consiglio di chiedere un secondo parere in un altro centro di senologia certificato.

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Cure in un Paese limitrofo

Messaggioda admin » gio 26 set 2024 14:59

Domanda di MM
Buongiorno!

Non si tratta di me, ma di mia cognata che vive vicino a Graz, in Stiria.

Circa 4 settimane fa le è stato diagnosticato un cancro infiammatorio al seno. Purtroppo è stato individuato tardi. Probabilmente ha metastasi nel fegato.

È in preda allo sgomento perché ha solo 40 anni e ancora molti progetti per la sua vita. È in uno stato di completa negazione. Continua ad andare avanti come prima e non le importa che non si stia facendo nulla per il momento. Finora è stata sottoposta solo a esami e non ha ricevuto nessun trattamento.

Ho letto di una paziente qui sul sito web che ha avuto la sua stessa diagnosi ed è stata curata.

Volevo sapere se c'è la possibilità che anche mia cognata possa essere curata a Zurigo?

Cordiali saluti.

Risposta della signora Monika Biedermann, infermiera in senologia presso il servizio di ginecologia dell’Ospedale universitario di Berna (Inselspital)

Sua cognata ha il cancro al seno e vive a Graz. È preoccupata per Sua cognata. Il periodo che intercorre tra la diagnosi e l'inizio del trattamento è molto provante sia per le persone direttamente interessate dalla malattia, sia per chi le circonda e può durare diverse settimane. Ha letto la testimonianza di una paziente malata di cancro al seno che è stata curata per lo stesso tipo di tumore. Desidera sapere se Sua cognata ha la possibilità di farsi curare a Zurigo.

Probabilmente Sua cognata ha un'assicurazione sanitaria in Austria. Il trattamento in Svizzera non è consigliabile: Sarebbe comunque molto costoso. Sua cognata dovrebbe sostenere personalmente i costi del trattamento. È importante che sua cognata sia curata in un centro di senologia certificato (ad esempio presso l'ospedale universitario di Graz). Lì riceverà sicuramente un trattamento per tutto il corpo. Nei centri senologici austriaci si lavora secondo le linee guida internazionali, come in Svizzera e in Germania. Il trattamento può essere somministrato sotto forma di infusione o di terapia in compresse. Non è necessario che Sua cognata venga in Svizzera a farsi curare.

Constata che Sua cognata, da quando ha ricevuto la diagnosi di cancro al seno, è in stato di shock. Potrebbe essere utile che lei, come parente stretta, si offra di accompagnare Sua cognata agli appuntamenti. Esistono anche centri di consulenza. I centri di consulenza della Krebshilfe in Austria offrono consulenza e sostegno psico-oncologico e interventi in caso di crisi. Si raccomanda vivamente di fare capo a queste offerte di sostegno.

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Il letrozolo va scalato?

Messaggioda admin » ven 4 ott 2024 14:17

Domanda Nathalie
Ho interrotto il Letrozolo una settimana fa dopo 4 anni a causa di molti effetti collaterali. Ho 74 anni e ho avuto un carcinoma ormono-dipendente al seno.
Sono stata operata e sottoposta a radioterapia. Nessuna chemio. Risonanza magnetica 14 giorni fa ok.
Anche mammografia ed ecografia.

La mia domanda è la seguente: È meglio ridurre progressivamente il dosaggio o interrompere da un giorno all'altro la terapia con il Letrozolo? Ho letto sulla rivista medica che si può anche fare una pausa. Naturalmente ho parlato anche con il mio ginecologo, che mi ha detto che sarebbe meglio prenderlo per 5 anni, ma questo è anche un valore medio e a 74 anni si producono meno estrogeni che a 40 o 50 anni.

Cordiali saluti

Risposta del Dr. med. Anita Wolfer, oncologa senologa, direttrice del centro di senologia dell’Ospedale universitario di Ginevra (HUG)
È positivo e importante che abbia discusso con il suo medico del suo desiderio di interrompere la terapia con il letrozolo. Sono lieta di rispondere alla sua domanda. Non c'è alcun motivo per cui il letrozolo non possa essere sospeso del tutto. Non è quindi necessaria una riduzione progressiva della dose.

Anche quello che si legge nella rivista medica Aerzteblatt è del tutto corretto. È stato condotto uno studio su giovani donne che ha permesso alle pazienti che desideravano avere figli di interrompere la terapia per un massimo di due anni, dopo aver assunto la terapia antiormonale per almeno due anni. Queste giovani donne riprendevano poi la terapia e completavano il numero di anni previsto (di solito 5). Lo studio ha dimostrato che l'interruzione non ha avuto alcun impatto negativo sull'andamento della malattia. Sebbene lo studio sia stato condotto su donne giovani in età fertile, non c'è motivo per cui un'interruzione non debba essere possibile anche in donne più anziane.

Infine, vorrebbe sapere se quattro anni siano sufficienti e se alla sua età non si producono più tanti estrogeni. Questo è molto individuale e dipende anche dal peso corporeo, ad esempio. Naturalmente lei ha ragione sul fatto che non tutte le pazienti degli studi hanno assunto la terapia per una durata complessiva di cinque gli anni e non abbiamo dati su quanto possa essere meno efficace la terapia in questo caso. In ogni caso quattro anni sono meglio di niente.
Spero di aver risposto alla sua domanda e Le auguro ogni bene.

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Diritto all'informazione sull’esito degli accertamenti diagnostici

Messaggioda admin » mer 16 ott 2024 14:25

Domanda di KAT
Buonasera.
Quest'anno mi sono sottoposta a una TAC del torace con mezzo di contrasto per escludere un'embolia polmonare. Le immagini hanno evidenziato un reperto sospetto nel torace destro dove si era accumulato il mezzo di contrasto. A sinistra, nel 2016 era stato riscontrato accidentalmente un carcinoma duttale in situ (DCIS). Anche nella mammografia di quest'anno si nota un nodulo nello stesso punto evidenziato dalla TAC. Che tipo di anomalie sono messe in evidenza dal mezzo di contrasto? Il mio ginecologo ha detto che i radiologi devono scrivere nel referto radiologico quando vedono qualcosa. Un'affermazione molto insoddisfacente per me considerato che nel 2023 sono stata operata anche al seno destro perché c'era il sospetto di un DCIS, poi non confermato. Soffro anche di mastopatia cronica.

Risposta della Dr.ssa Anita Wolfer, oncologa senologa, direttrice del centro di senologia dell’Ospedale universitario di Ginevra (HUG)
Ha ragione a essere insoddisfatta. Questa risposta è insufficiente. Le consiglio di chiedere un secondo parere a un radiologo specializzato in malattie del seno. La mammografia è stata effettuata prima della TAC. Il radiologo avrebbe forse interpretato la mammografia in modo diverso se avesse potuto confrontarla con la TAC. In ogni caso, le consiglio di insistere per ottenere una risposta chiara. Non può trattarsi di un “nodulo”. Non esiste una cosa del genere. O è sospetto, e in questo caso bisogna fare una biopsia, o non è sospetto, ma allora bisogna spiegare chiaramente di che cosa si tratta. Senza le immagini, temo di non poter rispondere con maggiore precisione. Ma capisco la sua insoddisfazione e la incoraggerei a informarsi di nuovo e, se necessario, a consultare un altro radiologo. Spero che le mie considerazioni le siano d'aiuto.

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Linfonodi danneggiati dopo la radioterapia del bacino

Messaggioda admin » ven 25 ott 2024 15:33

Domanda di C.P
Buongiorno,
A causa della radioterapia del bacino i miei linfonodi sono danneggiati in quella regione.
Ho letto il vostro opuscolo e ho una domanda.
Quando i linfonodi del bacino sono distrutti (come è stato dimostrato nel mio caso) e quindi non trasportano più la linfa dalle gambe all’addome, dove va a finire il liquido quando ricevo il linfodrenaggio manuale e indosso le calze compressive? Non può certo dissolversi nell’aria.
Grazie delle vostre informazioni.
Cari saluti,
c.p.

Risposta di Corinne Weidner, fisioterapista MAS riabilitazione
Buongiorno C.P,
una radioterapia ha distrutto i linfonodi del Suo bacino. Dopo aver letto l’opuscolo «Il linfedema dopo un cancro» si è chiesta dove possa scorrere la linfa se i linfonodi del bacino sono distrutti.

Dopo una radioterapia il deflusso della linfa può essere bloccato, come è successo a Lei. Di norma, se alcuni linfonodi sono danneggiati i linfonodi adiacenti aumentano la loro attività. Quando questo sovraccarico di lavoro diventa eccessivo per i vasi linfatici si forma un linfedema, ossia, la linfa si diffonde e ristagna nei tessuti. Di conseguenza si sviluppano gonfiori e accumuli di liquido, che possono limitare la mobilità e causare dolori. Se il linfedema rimane senza trattamento, possono formarsi fistole e la pelle può infiammarsi.

Il linfodrenaggio manuale stimola l’attività dei vasi linfatici, migliorando la capacità di trasporto della linfa e favorendone il deflusso. Il liquido viene spostato dalla rete superficiale di microscopici vasi linfatici verso regioni in cui i vasi sono collegati a linfonodi ancora intatti, attraverso i quali può essere trasportata la linfa.
Allo stesso modo, portare una calza a compressione aiuta a evitare che la linfa rifluisca nei tessuti e ne facilita il drenaggio.

Il trattamento di un linfedema include sempre una terapia complessa decongestiva (CDT), che è descritta molto bene nell’opuscolo «Il linfedema dopo un cancro» a partire da pagina 18.
La CDT è composta da 2 fasi.
Fase 1 = intensiva: la gamba viene trattata con bendaggi compressivi, successivamente viene adattata una calza compressiva a trama piatta.
Fase 2 = di mantenimento: l’obiettivo di questa fase è mantenere il risultato raggiunto con l’applicazione di linfodrenaggi manuali e indossando la calza a compressione.

L’importante è che la terapia non sia composta solo dal linfodrenaggio manuale, ma anche dai bendaggi compressivi, e che alla fine della fase intensiva sia preparata una calza a compressione su misura.

Il linfedema è una malattia cronica: il trattamento può ridurlo e arrestarne la progressione. Per la sua riuscita sono necessarie disciplina, pazienza e perseveranza.

Se l’edema nel corso del trattamento non diminuisce, chieda un secondo parere da un altro fisioterapista. Nell’opuscolo «Il linfedema e il cancro» , alle pagine 23/24 trova ulteriori informazioni e un elenco delle associazioni svizzere che forniscono i recapiti di fisioterapisti specializzati.

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Consulenza genetica

Messaggioda admin » lun 4 nov 2024 14:38

Domanda di Y.B.:
Buongiorno,
mia nonna ha avuto un cancro dell’ovaio, suo figlio un cancro dello stomaco, sua nipote un cancro del rene e adesso mia madre, ossia sua figlia, un cancro dell’utero (adenocarcinoma).
La mia domanda è: c’è una predisposizione ereditaria e sarebbe utile per me eseguire dei test del DNA?
Grazie della sua risposta.

Risposta della Dr. med. Laura Knabben, specialista in predisposizione genetica, caposervizio e direttrice di sede del Centro di senologia Berna-Soletta al Bürgerspital di Soletta.
Buongiorno,
nella Sua famiglia materna si sono verificati numerosi casi di cancro. Ha certamente senso determinare la probabilità di una predisposizione ereditaria nel quadro di una consulenza genetica. I
servizi di consulenza genetica in Svizzera chiedono che le persone siano inviate da un medico. Si rivolga al Suo medico di famiglia o al Suo ginecologo con questa richiesta.
In una consulenza genetica sarà determinata la probabilità di una predisposizione ereditaria, inoltre Le saranno spiegate le possibili conseguenze di un test genetico. Avrà quindi tutte le informazioni per decidere se chiedere la garanzia dell’assunzione dei costi alla Sua cassa malati e sottoporsi a un test genetico. Per il test occorre solo un prelievo di sangue. I risultati e le possibili misure profilattiche, nonché gli eventuali esami di diagnosi precoce, saranno discussi in una visita successiva.

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Test genetico come aiuto decisionale in caso di cancro al seno metastatico

Messaggioda admin » lun 4 nov 2024 15:23

Domanda di Vivi
alla signora Knabben
A proposito di test genetici: il test genetico è indicato per il cancro al seno metastatico, di tipo HER2-negativo (da 4 anni), per asportare eventualmente le ovaie? Ho 60 anni. Nella mia famiglia, mia cugina è morta di cancro del seno (1a diagnosi a circa 50 anni, 2a a 60 e in seguito deceduta per metastasi al fegato) e mia zia è deceduta per lo stesso tumore. Mia nonna e un cugino (di circa 48 anni) sono morti di cancro del pancreas. Sono tutti parenti da parte materna.
Grazie per la Sua risposta

Risposta della Dr.ssa med. Laura Knabben, specialista in predisposizione genetica, direttrice del Centro di senologia di Berna-Soletta e medico responsabile del Centro di senologia del Bürgerspital di Soletta:

Nella Sua famiglia c’è un’alta incidenza di cancro tra i parenti di secondo e terzo grado da parte di madre. L’indicazione per un test genetico dovrebbe essere verificata nell’ambito di una consulenza genetica.

Se viene rilevata una mutazione, la rimozione delle ovaie può avere senso anche per il cancro del seno metastatico qualora la situazione della malattia sia stabile. Inoltre, il risultato può eventualmente fornire informazioni riguardo a ulteriori opzioni terapeutiche.
Il risultato del test può anche fornire importanti informazioni per i membri della Sua famiglia.
La cosa migliore è discutere dell’indicazione e dell’utilità di un test genetico con il Suo oncologo o il ginecologo.

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Ricostruzione del seno in presenza di poco tessuto autologo

Messaggioda admin » lun 4 nov 2024 16:25

Domanda di Nina
Buonasera. Ho 51 anni e ad agosto ho fatto una mastectomia bilaterale per carcinoma lobulare infiltrante. Linfonodo N0 e quindi niente radio e chemioterapia. Durante l’intervento mi è stato messo un espansore perché sono molto magra e non c’era abbastanza tessuto. Tra qualche mese dovrei mettere la protesi definitiva ma il problema si ripropone nel senso che non ho strato di grasso sottocutaneo e la protesi si vedrebbe troppo sotto la pelle. Forse l’ideale sarebbe metterla sottomuscolare ma non capisco perché il mio chirurgo tentenna. Quali problemi ci possono essere? È difficile anche fare un lipofilling perché ho pochissimo grasso da prelevare. Grazie mille per la risposta.

Risposta della Dr. med. Laura Knabben, direttrice di sede del Centro di senologia Berna-Soletta e caposervizio del Centro di senologia presso il Bürgerspital di Soletta.
La scelta del metodo di ricostruzione del seno dipende dalla situazione oncologica (p. es. è possibile conservare il mantello cutaneo? È necessaria una successiva radioterapia?), dalle circostanze anatomiche e dal desiderio della paziente.
Spesso occorrono diversi colloqui insieme ai chirurghi senologi e all’équipe di chirurgia plastica.
In effetti nelle pazienti magre gli impianti possono essere inseriti sotto il muscolo o coperti con materiali speciali (rete o matrice).
Dopo la posa di un impianto sottomuscolare può verificarsi il cosiddetto «jumping breast», ossia una deformazione dell’impianto a causa di una contrazione del muscolo pettorale. Anche le pazienti che fanno sport potrebbero essere limitate nella loro attività sportiva dalla posizione dell’impianto.
Per capire qual è il motivo che nel Suo caso sconsiglia l’impianto di una protesi dovrebbe discuterne in un colloquio personale con il Suo chirurgo plastico.
Altrimenti potrebbe essere utile chiedere un secondo parere a un altro chirurgo plastico, preferibilmente in un centro di senologia e con un’équipe chirurgica che offre tutti i metodi di ricostruzione del seno.

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Controlli periodici personalizzati

Messaggioda admin » lun 4 nov 2024 17:58

Domanda di Lilly
Buongiorno. Ho 56 anni e a marzo sono stata sottoposta ad intervento di quadrantectomia per carcinoma mammario infiltrante con linfonodo positivo rispondente al 100% a estrogeno e 5% progesterone, ki67 47% Her2 0. A maggio ho iniziato chemioterapia (4+12) che sto terminando a cui seguirà radio e terapia ormonale più eventuale abemaciclib . Sono terrorizzata perché da qualche settimana sento dolore e fitte al seno non operato e al tatto qualche granulino qui e là che sentivo anche prima, in fase di RMN preoperatoria e in PET Total body risultate negative. Mi era stato detto di avere un tessuto fibroghiandolare e che vi fosse un minimo background enhancement d ambo i lati ritenute normali.È possibile la formazione di altri tumori in chemio?
Risposta della Dr. med. Anita Wolfer
È molto improbabile che un nuovo tumore sia comparso nella mammella non operata durante la chemioterapia. Tuttavia, in qualità di oncologo, eseguirei di nuovo una mammografia e un'ecografia per tranquillizzarla. In questo modo sarà anche più facile per lei tollerare un ulteriore trattamento. Normalmente, si attende circa un anno dall'intervento prima di ripetere questi esami diagnostici per immagini, ma in questo caso ritengo che un controllo più precoce sia giustificato.

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Sospendere la terapia ormonale sì o no?

Messaggioda admin » gio 7 nov 2024 17:27

Domanda di R.S
Sulla base di quali criteri si dovrebbe decidere quando si può o si deve terminare una terapia ormonale?
Quando viene interrotta una terapia ormonale (Aromasin), non bisogna controllare il livello degli ormoni per un certo periodo, in modo da accorgersi subito di un aumento?
A 68 anni si può ancora temere un aumento degli ormoni?
Se con la terapia ormonale viene frenata la produzione di estrogeni, non cambiano anche i livelli di altri ormoni, come il testosterone o il progesterone?
Ho domande anche su un altro tema, ossia sull’interruzione di Prolia.

Riposta della Dr. med. Anita Wolfer, oncologa senologa, direttrice del centro di senologia dell’Ospedale universitario di Ginevra (HUG)
Quando si può o deve terminare una terapia ormonale dipende da una varietà di fattori. Parto dal presupposto che nel Suo caso si tratti di una cosiddetta terapia adiuvante, ossia, il tumore è stato asportato e l'obiettivo è evitare che ritorni. In questo caso, la durata della terapia si basa su studi in cui il medicamento è stato somministrato per 5 o persino per 10 anni. In generale la terapia ormonale – io preferisco dire «terapia antiormonale» – viene somministrata per cinque anni. Gli studi che hanno esaminato periodi di trattamento più lunghi hanno mostrato un vantaggio per le pazienti che hanno avuto un interessamento dei linfonodi. In questi casi si raccomanda di prolungare la terapia con un inibitore dell’aromatasi, come Aromasin, fino a 8 anni. Se i linfonodi non sono stati colpiti, la terapia può essere interrotta dopo cinque anni. L'interruzione di una terapia antiormonale deve avvenire sempre in accordo con l’équipe curante.

Riguardo alla domanda sulla misurazione del livello ormonale, posso dire quanto segue. Aromasin – e gli altri inibitori dell’aromatasi letrozolo e anastrozolo – riducono il livello degli estrogeni mediante l’inibizione dell’enzima aromatasi, che è responsabile della produzione di estrogeni nelle donne dopo la menopausa. Questo è il meccanismo alla base dell’efficacia di questi medicamenti. Pertanto, quando un medicamento non viene più somministrato sale automaticamente il livello degli estrogeni.
Quest’aumento non deve preoccuparla. È successo anche negli studi in cui è stata dimostrata l’efficacia di questi medicamenti. Dopo la menopausa il livello degli estrogeni rimane sempre basso.

Infine, due parole sul testosterone e il progesterone. Il testosterone è trasformato dall’enzima appena citato, ossia l’aromatasi, in estrogeno. Di conseguenza è ipotizzabile che il livello di testosterone diminuisca leggermente dopo la sospensione di Aromasin. Tuttavia, il testosterone non ha alcun effetto diretto sulle cellule tumorali eventualmente ancora presenti. Il progesterone non è interessato dagli inibitori dell’aromatasi e il suo livello non dovrebbe cambiare.

Se ha domande sull’interruzione di Prolia, La invito caldamente a discuterne con l’équipe curante.


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