Cancro & lavoro 2017 – il rientro al lavoro


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Cancro & lavoro 2017 – il rientro al lavoro

Messaggioda admin » gio 10 ago 2017 10:25

Gli specialisti di «Cancro & lavoro» della Lega svizzera contro il cancro, Cristina Blanco e Erika Karlen-Oszlai rispondono alle vostre domande scritte.

Trovate maggiori informazioni e il link per il formulario sulla Pagina iniziale del forum.

Le presenti risposte sono una presa di posizione di carattere generale. Non si può infatti sostituire la consulenza personale con il parere di uno specialista qualificato in medicina. Se in un articolo vengono citati determinati medici, impianti terapeutici o prodotti, ciò non avviene a titolo di pubblicità o di raccomandazione, ma va inteso semplicemente come accenno ad altre fonti informative.

Alcune domande e risposte sono state tradotte in un’altra lingua nazionale. Se dovessero sorgere domande o ambiguità, favorite rivolgervi alle consulenti specializzate della Linea cancro. Numero gratuito 0800 11 88 11 oppure e-mail helpline@krebsliga.ch.

Tutte le domande e le risposte saranno pubblicate qui.

Cordiali saluti dalle moderatrici.

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Re: Cancro & lavoro 2017 – il rientro al lavoro

Messaggioda admin » mar 12 set 2017 11:14

Domanda di CPLeu:
Buongiorno, circa 2 anni or sono mi sono ammalata di leucemia linfoblastica acuta (LLA), non ho subito trapianto perché la chemioterapia (Hypercvad) è stata sufficiente per la mia remissione completa. Cerco donne sulla cinquantina con percorsi clinici simili al mio, soprattutto per scambio di esperienze relative alla ripresa di un lavoro che richiede formazione accademica. Agli esperti chiedo se conoscono situazioni simili e, se del caso, come è stato il rientro nel mondo del lavoro. Mi interessa pure l'evoluzione nel tempo degli effetti avversi dei farmaci che mi hanno salvato la vita. Risposte benvenute in tedesco, francese e italiano. Grazie per l'attenzione.

Risposta di Cornelia Orelli e Cristina Blanco:
Buongiorno,
suppongo che Lei abiti in Ticino. Per opportunità d’incontro e di scambio La indirizzo pertanto alla
Lega ticinese contro il cancro e Le segnalo due piattaforme virtuali http://www.forumcancro.ch e https://forumtumore.aimac.it/.
L’evoluzione nel tempo degli effetti avversi del protocollo Hyper-CVAD è individuale. Qui trova informazioni generali in merito:

http://www.macmillan.org.uk/cancerinfor ... -cvad.aspx
Lei tocca un argomento che sta a cuore alla Lega contro il cancro: la malattia oncologica sul posto di lavoro. Per un accompagnamento può rivolgersi al servizio sociale della Lega ticinese contro il cancro: 091 820 64 40.
Siamo spesso confrontati con situazioni simili, ma non possiamo fornire una descrizione universale del rientro al lavoro. Ogni caso è unico. Diversi fattori influiscono sul processo della ripresa lavorativa: il tipo di cancro, la terapia, la professione, la qualità del rapporto con il datore di lavoro. Ogni persona interessata dalla malattia vive il rientro nel mondo del lavoro a modo suo perché le circostanze individuali producono conseguenze diverse. Vi sono così rientri più o meno difficili.
Molti pazienti oncologici continuano a lavorare durante le terapie o ricominciano a lavorare dopo la terapia in fase acuta. La possibilità di continuare a lavorare o di riprendere la propria attività lavorativa influisce positivamente sulla qualità di vita di una persona malata di cancro. Molti malati di cancro ci riferiscono che per loro il lavoro è essenziale. Il lavoro è per loro sinonimo di normalità, routine, stabilità, integrazione sociale, sicurezza finanziaria, autostima, riconoscimento sociale.
La terapia della leucemia linfoblastica acuta può consentire di ottenere – come nel Suo caso – la remissione completa, ma comporta anche disturbi concomitanti e conseguenze tardive che riducono le capacità fisiche e psichiche dei pazienti e ne compromettono la normale ripresa lavorativa.
Per poterLa aiutare, è utile che il Suo datore di lavoro conosca gli effetti debilitanti della Sua malattia e delle terapie che ha seguito, soprattutto quelli che riducono la Sua capacità lavorativa. Quali sono nel Suo caso?

Le terapie oncologiche sono spesso molto impegnative. Possono comportare effetti secondari di tipo emotivo o psichico come irritabilità, ansia, depressione, smemoratezza, difficoltà di concentrazione, labilità psichica. Da fuori, questi effetti secondari non si notano subito, ma ostacolano la normale ripresa lavorativa. Ha l’impressione che il Suo corpo e la Sua mente non funzionano più come prima? Teme di non essere più all’altezza del ruolo professionale che rivestiva prima di ammalarsi? Ma al contempo vorrebbe ricominciare al più presto a lavorare? Cerchi il dialogo con il Suo datore di lavoro. Valutate insieme le seguenti misure atte ad agevolarLe la ripresa lavorativa:

  • La riduzione della percentuale lavorativa e il suo graduale adeguamento in funzione delle Sue condizioni psicofisiche
  • L’assegnazione temporanea o permanente di mansioni diverse in base alle conseguenze della malattia e agli effetti indesiderati delle terapie
  • L’adeguamento della postazione di lavoro a eventuali handicap. È molto utile l’intervento dell’ergoterapista sul posto di lavoro per raggiungere il massimo grado di autonomia. L’AI o l'infermiera di riabilitazione della Lega contro il cancro attiva i professionisti del caso.
  • L’introduzione di orari flessibili di lavoro per consentirLe di conciliare lavoro e consulti medici, visite di controllo, ev. terapie ambulatoriali.
  • A questo proposito, vorrei segnalarLe la possibilità della ripresa terapeutica: Lei resta in malattia al 100 %, ma riprende a lavorare le ore che se la sente di coprire e scegliendo i compiti che riesce a eseguire, senza la pressione del rendimento, perché non è pagata dal datore di lavoro, ma percepisce la perdita di guadagno.
  • Se è d’accordo, l’informazione dei collaboratori da parte Sua o del Suo datore di lavoro rafforza la coesione e la solidarietà all’interno della squadra.
  • Se invece non vuole che i colleghi conoscano il motivo delle Sue ev. assenze, il Suo datore di lavoro è tenuto a osservare l’obbligo di riservatezza.

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Re: Cancro & lavoro 2017 – il rientro al lavoro

Messaggioda admin » mer 13 set 2017 8:55

Domanda di Sabina:
Buongiorno,da un anno che ho finito le mie cure per un cancro al seno. Vorrei fare una riqualifica per tornare a lavoro. Ma ho diversi punti di domande cosa posso fare e per quale lavoro optare ?

Risposta di Cornelia Orelli e Cristina Blanco:
Buongiorno,
una riqualifica professionale in vista del reinserimento nel mondo del lavoro dopo una malattia oncologica richiede la consulenza e il supporto di persone qualificate. Pertanto Le consiglio di rivolgersi al servizio sociale della

Lega ticinese contro il cancro 091 820 64 40.

L’assistente sociale di zona raccoglierà da Lei le informazioni necessarie per una consulenza adeguata e personalizzata. All’occorrenza, sarà indirizzata verso un consulente in integrazione socio professionale.

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Re: Cancro & lavoro 2017 – il rientro al lavoro

Messaggioda admin » mar 19 set 2017 10:40

Domanda di Marina:
Vorrei solo raccontare che la mia datrice di lavoro mi ha licenziata perché pensa che dopo aver avuto un cancro non possa più lavorare in modo efficiente. Sono impiegata al 100% e mi ha offerto di lavorare solo al 60%. Da parte mia, le ho detto che vorrei lavorare di nuovo al 100% e che finché non ho finito la fisioterapia posso lavorare all’80%. Ma lei nonostante ciò mi ha licenziata. Purtroppo è ancora infastidita per il cancro. Per molti datori di lavoro noi rimaniamo malati per sempre. Pensano che siamo andicappati e dicono – o perlomeno a me l’hanno detto – che l’AI deve darmi una pensione.

Risposta di Erika Karlen:
Cara Marina

Grazie per averci raccontato della tua situazione. Ci dispiace molto che tu sia stata licenziata. Purtroppo ancora troppi datori di lavoro ne sanno troppo poco sulle conseguenze di una malattia oncologica. E sono anche informati in modo insufficiente sul fatto che è davvero possibile lavorare di nuovo durante e dopo la malattia. In molti casi, la cosa giusta è proprio quella di reinserirsi nel processo di lavoro a tempo ridotto e aumentare lentamente e gradualmente la capacità lavorativa. La nostra esperienza ha dimostrato che il reinserimento funziona meglio se è seguito da specialisti e se questi possono pianificarne le tappe assieme alla persona interessata e ai datori di lavoro.

Una consulenza o un accompagnamento da parte della
Lega contro il cancro cantonale / regionale può essere sempre utile.
L’AI non eroga pensioni, bensì aiuta concretamente anche nel reinserimento. Val la pena fare una richiesta all’AI del cantone di residenza anche dopo un licenziamento.
Per le prime informazioni i datori di lavoro possono rivolgersi anche al nostro
«Coaching telefonico per datori di lavoro»: 0848 114 118

Le faccio tanti auguri per il suo futuro.

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Re: Cancro & lavoro 2017 – il rientro al lavoro

Messaggioda admin » lun 2 ott 2017 14:12

Domanda di Sene L.:
Una mia collaboratrice ha il cancro. Il mio team ed io ci chiediamo se, ed eventualmente con quale frequenza, metterci in contatto con lei. Attualmente fa una radioterapia ed è spesso stanca. Grazie della risposta. Sena L.

Risposta di: Erika Karlen
Cara Sene L.
Per prima cosa complimenti per l'impegno e la premura nei confronti della collaboratrice e per la coesione nel team.
L'esperienza ha dimostrato che è ragionevole concordare con la persona ammalata il modo, la forma e la frequenza con cui desidera avere colloqui. Nel corso del trattamento è anche possibile che la situazione cambi. È anche consigliabile decidere assieme alla collaboratrice quale dev'essere la persona di contatto. Può anche succedere che la collaboratrice non voglia contatti – e ciò va rispettato. Eventualmente, le si potrebbe domandare se si può rimanere in contatto con un membro della sua famiglia o con una persona di fiducia.
È decisivo far sentire alla persona ammalata la sua importanza e, se possibile, chiarire con lei il bisogno e le possibilità di contatto.

Tanti auguri per questo periodo impegnativo.

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Re: Cancro & lavoro 2017 – il rientro al lavoro

Messaggioda admin » lun 2 ott 2017 14:13

Domanda di Robespierre
Salve. La settimana scorsa mio marito ha ricevuto la diagnosi di cancro ai testicoli. Oltre alle paure e alle preoccupazioni per la malattia abbiamo timori anche per il posto di lavoro: nella ditta dove lavora mio marito è in corso una riorganizzazione. È ragionevole che lui comunichi ai superiori la diagnosi di cancro? È tenuto a farlo? Possono licenziare mio marito a causa della sua malattia? Cordiali saluti R.

Risposta di: Erika Karlen
Salve Robespierre
Essere malati di cancro è di per sé molto opprimente e anche trovare la 'giusta' condotta sul posto di lavoro non è facile. Specialmente quando è in corso una riorganizzazione. Le vostre preoccupazioni sono assolutamente giustificate.
Come lavoratori dipendenti si è obbligati a comunicare al datore di lavoro se si è completamente o parzialmente incapaci al lavoro. Si è tenuti a comunicare quanto segue: il grado o la percentuale dell'incapacità al lavoro, la prevista durata e se di tratta di un infortunio, di una malattia o di una gravidanza. Non è necessario informare riguardo alla diagnosi. Il lavoratore dipendente è anche tenuto a fornire la prova della sua incapacità al lavoro. Di solito si presenta un certificato medico. Un licenziamento durante il cosiddetto periodo di attesa non è valido. Una volta decorso il periodo di attesa il licenziamento è valido. Un licenziamento solo ‘a causa di malattia’ non è legale, perché molti sono di nuovo completamente in grado di lavorare nonostante la malattia. Purtroppo capita di continuo che alcuni datori di lavoro licenzino una persona in simili situazioni, nonostante nei confronti del collaboratore afflitto sussista addirittura un obbligo di assistenza più forte. Questi datori di lavoro preferiscono pagare un indennizzo (fino a un massimo di 6 mensilità), piuttosto che rischiare che il lavoratore sia di nuovo inabile al lavoro.
Se ha altre domanda può rivolgersi alla
Lega contro il cancro cantonale / regionale.

Ancora un suggerimento in merito alla comunicazione aperta: se l'incapacità al lavoro dura più a lungo, se è possibile solo un reinserimento lento o per gradi e se esso comporta una riduzione delle prestazioni, raccomandiamo di farsi aiutare da specialisti (rivolgersi all'AI o alla Lega contro il cancro cantonale o regionale per il reinserimento). Se la qualità del rapporto con il superiore / con il datore di lavoro lo consente, spesso è utile anche una comunicazione aperta e trasparente perfino sulla diagnosi.
Tanti auguri per Suo marito e per la situazione sul posto di lavoro.


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