Domande relative alle assicurazioni e ad aspetti giuridici


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Domande relative alle assicurazioni e ad aspetti giuridici

Messaggioda admin » lun 10 feb 2020 13:21

Avete domande relative alle assicurazioni sociali e ad aspetti giuridici? Due esperti, Patricia Müller, specialista in consulenza legale della Lega svizzera contro il cancro e l’avvocato Yves Hochuli, vice-direttore della Lega vodese contro il cancro, rispondono alle vostre domande scritte dal 20 gennaio fino alla fine di febbraio 2020. Trovate maggiori informazioni e il link per il formulario sulla Pagina iniziale del forum.

Le presenti risposte sono una presa di posizione di carattere generale. Non si può infatti sostituire la consulenza personale con il parere di uno specialista qualificato in medicina. Se in un articolo vengono citati determinati medici, impianti terapeutici o prodotti, ciò non avviene a titolo di pubblicità o di raccomandazione, ma va inteso semplicemente come accenno ad altre fonti informative.

Alcune domande e risposte sono state tradotte in un’altra lingua nazionale. Se dovessero sorgere domande o ambiguità, favorite rivolgervi alle consulenti specializzate della Linea cancro. Numero gratuito 0800 11 88 11 oppure e-mail helpline@krebsliga.ch

Le vostre domande e le risposte saranno pubblicate qui.

Cordiali saluti dalle moderatrici.

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Attendere la decisione dell’AI

Messaggioda admin » lun 10 feb 2020 16:45

Domanda di Meimar59:
Gentili signore e signori, buongiorno
Mia moglie ha lavorato all’80% fino al novembre del 2018, prima che le fosse diagnosticato un cancro. Ora, dopo un anno, le è stato decurtato lo stipendio del 20%. Durante tutto il 2019 è stata seguita da un collaboratore dell’assicurazione invalidità (AI). Quest’ultimo ha poi rimesso il suo mandato e ha inoltrato internamente domanda per una rendita AI parziale o totale (secondo il datore di lavoro mia moglie può continuare a svolgere il suo lavoro attuale). Ora come dovremmo comportarci? Aspettiamo la decisione dell’AI o ci annunciamo tramite il datore di lavoro o la cassa malati? Mia moglie è assicurata con la ÖKK e al momento sta lavorando 2 giorni a settimana, ciò che corrisponde alla metà dell’80% pattuito nel contratto di lavoro.
Cordiali saluti.
Meimar 59

Riposta del Patricia Müller:
Buongiorno Meimar 59
Sua moglie lavorava all’80% fino alla diagnosi di cancro. L’AI l’ha sostenuta durante un anno per consentirle il reinserimento nel precedente posto di lavoro. Adesso sua moglie può lavorare al 40%. L’AI sta verificando se può esserle concessa una rendita. Lo stipendio di sua moglie è stato decurtato del 20% dopo un anno.

Ora si chiede se Lei e Sua moglie dobbiate semplicemente attendere la decisione dell’AI oppure se la signora debba annunciarsi presso il datore di lavoro o la cassa malati.

Aspettare la decisione dell’AI è molto snervante. Lei pone un’ottima domanda, chiedendo se nel frattempo potreste fare qualcosa per supportare la procedura dell’AI e possibilmente accelerarla.

Sua moglie e il datore di lavoro hanno collaborato finora con l’ufficio dell’AI. E probabilmente, nelle prossime procedure quest’ultimo si informerà presso il datore di lavoro su come Sua moglie riesce a svolgere il proprio lavoro. A sua volta, Sua moglie può sicuramente chiedere al datore di lavoro se può darle delle novità sulla procedura dell’AI. Eventuali cambiamenti della situazione professionale devono essere annunciati all’AI.

Sua moglie può anche informarsi telefonicamente o per iscritto direttamente presso l’ufficio dell’AI, per domandare a che punto è la procedura e se in seguito si possono presentare eventuali altri documenti. L’importante è che l’ufficio dell’AI sia informato tempestivamente riguardo ai cambiamenti dello stato di salute. In tal caso, Sua moglie dovrebbe chiedere al medico curante di stilare un rapporto. Va annunciato anche un cambiamento della situazione familiare, come ad esempio la nascita di un bambino.

Siccome, per motivi di salute, Sua moglie ha dovuto abbassare al 40% il suo tempo di lavoro, l’AI potrebbe concederle una rendita. Per un quarto di rendita, bisognerebbe dimostrare un grado d’invalidità di almeno il 40%. Per una stima delle probabilità può rivolgersi agli uffici di consulenza legale di
Inclusion Handicap o Procap. I consulenti delle Leghe contro il cancro cantonali o regionali possono fornire a Lei e a Sua moglie informazioni precise riguardanti la vostra situazione personale.

Durante il primo anno dopo la diagnosi Sua moglie ha ricevuto ancora il salario pieno e in seguito lo stipendio è stato decurtato all’80%. La durata e l’importo del salario da continuare a versare e delle indennità giornaliere per malattia sono disciplinati in modo diverso a seconda del datore di lavoro. Una riduzione del salario all’80% è comune. Le indennità giornaliere sono versate generalmente per due anni.
Se non si sente sicuro o se Sua moglie ha ancora diritto all’indennità giornaliera per malattia, conviene che chieda informazioni al Suo datore di lavoro ed eventualmente si faccia dare i documenti per l’assicurazione.

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Come conciliare lavoro e cura di un familiare?

Messaggioda admin » mar 18 feb 2020 14:50

Domanda di Sunshine25:
Mio marito ha il cancro. Desidero fare il possibile per essere al suo fianco e sostenerlo (accompagnarlo in ospedale, presenziare ad appuntamenti importanti ed esserci per lui anche a casa). Lavoro al 100% ed è molto difficile conciliare il tutto. Attualmente devo rinunciare alle ferie e alle ore di straordinario e noto che l’intera situazione mi pesa molto sia mentalmente che fisicamente. Che opzioni ho a disposizione? Siccome l’assistenza ai familiari non è contemplata specificamente nel nostro contratto di lavoro, c’è un certo tempo che posso richiedere al datore di lavoro o eventualmente devo farmi mettere in congedo malattia? Come si comportano in casi simili gli altri familiari? La ringrazio in anticipo.


Riposta del Patricia Müller:
Buongiorno Sunshine59
Per Lei è molto difficile lavorare al 100% e contemporaneamente accompagnare alle visite mediche suo marito ammalato e fornirgli il supporto necessario anche a casa.

Lei deve assolvere contemporaneamente sia gli obblighi professionali sia quelli sociali. Ciò comporta un doppio carico.

A determinate condizioni, Lei ha diritto a chiedere di essere sollevata dal lavoro continuando a percepire il salario. La Sua situazione personale deve essere presa in considerazione quando si stabiliscono le vacanze e il tempo libero, l’orario di lavoro e le pause.

L’art. 324a del CO afferma che un lavoratore che non può lavorare a causa dell’adempimento di un obbligo legale, continua a percepire il salario per un determinato periodo. Siccome Lei è obbligata per legge ad assistere Suo marito, può invocare questo articolo di legge. Tuttavia, non esistono definizioni chiare di quali azioni concrete Le sono richieste in qualità di moglie e quali rivendicazioni ne risultano nel diritto del lavoro. Ciò significa che, per ogni singolo caso, dev’essere accertato quanto tempo può restare vicina a Suo marito e se – nonostante le assenze – può percepire l’integralità del Suo salario. Il presupposto per continuare a percepire lo stipendio è che non sia possibile o ragionevole alcuna assistenza da parte di terzi.

Al più presto nel gennaio del 2021 entrerà in vigore la nuova legge federale concernente il miglioramento della conciliabilità tra attività lucrativa e assistenza ai familiari, che regolerà la prosecuzione del versamento dello stipendio in caso di assenze di breve durata.

Alcuni familiari che assistono gli ammalati si ammalano a loro volta a causa dello stress elevato. La malattia può avere effetti negativi sulla carriera professionale. Infatti, in determinate circostanze, una lunga incapacità lavorativa dev’essere segnalata nel certificato di lavoro.

Si accerti di essere assicurata in caso di malattia. Non tutti i datori di lavoro, infatti, hanno un’assicurazione d’indennità giornaliera per malattia.

L’assicurazione d’indennità giornaliera del suo datore di lavoro può verificare se sussiste realmente una patologia mentale. L’assicurazione, infatti, non intende pagare indennità a persone che di per sé sono sane, ma che devono assistere i loro congiunti. Lei dovrebbe perciò mettere in conto che un medico di fiducia dell’assicurazione accerterà il Suo stato di salute.

Il Suo datore di lavoro non è obbligato ad offrirle un posto di lavoro a tempo parziale, nel caso in cui Lei non voglia più lavorare la 100%. Sulla base dell’obbligo di tutela che ha nei Suoi confronti, egli deve unicamente verificare se ha la possibilità di offrirle un orario di lavoro ridotto. Lei dovrà sopportare una decurtazione di salario.

Non esiste una soluzione univoca. La migliore è probabilmente quella di accordarsi con il datore di lavoro su come poter adeguare il Suo orario di lavoro ai bisogni di Suo marito ammalato. Verifichi, inoltre, se eventualmente amici o parenti possono alleviarle questo carico.

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Più preoccupati per il lavoro che per il cancro?

Messaggioda admin » mar 18 feb 2020 15:00

Domanda di Survive62:
Buongiorno
Negli ultimi anni il mio posto di lavoro è cambiato molto in senso negativo. Otto anni dopo la mia prima diagnosi di cancro sto davvero bene a livello fisico, ma psicologicamente va sempre peggio – nonostante un ottimo ambiente privato e un sostegno psico-spirituale.
Questo lavoro mi pesa più della mia diagnosi. Non trovo un posto nuovo e non vedo possibilità di pensionamento anticipato. Ha un consiglio da darmi?

Grazie mille e cordiali saluti

Riposta del Patricia Müller:
Buongiorno Survive62
Lei si è ripreso bene dalla diagnosi di cancro, ma il Suo lavoro diventa sempre più gravoso. Nonostante il sostegno psico-spirituale, Lei sta sempre peggio. Ora si domanda quali possibilità ha.

A causa dell’obbligo di assistenza, il Suo datore di lavoro deve organizzare il lavoro in modo da preservare la Sua salute. La procedura legale corretta prevede che Lei cerchi il dialogo con il datore di lavoro e gli chieda di introdurre un cambiamento a Suo favore. Se Lei lo informa di trovarsi sotto trattamento medico a causa del carico di lavoro, lui è obbligato ad adottare dei provvedimenti per sgravarlo. Se per un lungo periodo omette di farlo, sarà tenuto a rimborsarle i danni nel caso in cui, ad esempio, Lei avrà un esaurimento.

Probabilmente nella Sua azienda c’è un organo interno, come ad esempio una commissione del personale, alla quale si può sicuramente rivolgere. Si legga le direttive interne dell’azienda; probabilmente è prevista una procedura che deve essere seguita dai Suoi superiori. Si studi il Suo contratto di lavoro e, se ha un rapporto di lavoro sottoposto al diritto pubblico, anche la legge sul personale e il regolamento del personale.

Rifletta se Le piacerebbe di più lavorare in un altro reparto dell’azienda e se è possibile un trasferimento.

A volte purtroppo succede che un colloquio non si risolva nel modo desiderato e che il rapporto di lavoro si deteriori ulteriormente o addirittura che debba essere sciolto per salvaguardare la Sua salute.

Lei può far esaminare la documentazione e la strategia di candidatura da un ufficio specializzato. Né durante la domanda di candidatura né durante il colloquio di presentazione, è necessario menzionare la Sua precedente malattia, che non ha più alcun impatto sulle Sue prestazioni lavorative.

La decisione di restare al Suo posto di lavoro attuale nonostante i rischi per la Sua salute o invece di licenziarsi spetta solo ed esclusivamente a Lei. Se non se la sente più di restare in quel posto di lavoro, l’assicurazione contro la disoccupazione non Le ridurrà le indennità giornaliere nonostante sia stato Lei a licenziarsi (cosiddetti giorni di sospensione). L’importante è che, prima di dare le dimissioni, parli con il Suo medico delle Sue difficoltà sul posto di lavoro e che il medico Le confermi per iscritto che, per motivi di salute, Lei non è più in grado di continuare a svolgere quel determinato lavoro in quell’azienda.

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Cancro, apprendistato, assenza

Messaggioda admin » mar 25 feb 2020 12:36

Domanda di Jean-Pierre:
Buongiorno
Mi chiamo Jean-Pierre, ho 33 anni e nel novembre 2019 mi è stato diagnosticato un cancro della tiroide con interessamento dei linfonodi del collo e del mediastino. Ho subito una grande operazione il 13 dicembre 2019 alle ore 11:20. Da quel momento sono ancora in convalescenza e nel mese di marzo sarò nuovamente ricoverato per una radioterapia. Sono un po’ preoccupato perché attualmente sto frequentando un apprendistato da agricoltore di 3 anni. Dopo aver informato la scuola sui miei problemi di salute e sulla mia assenza a tempo indeterminato non c’è stato nessun problema: continuo a seguire le lezioni da casa e i corsi pratici e gli esami potranno essere recuperati l’anno prossimo, che sarà l’ultimo dato che sono nel secondo anno di formazione. Tuttavia ho il timore che non venga convalidato questo mio secondo anno con il pretesto che avrei perso troppi giorni di lezione o formazione, anche se continuo a seguirli da casa, consegno i compiti e tutto è recuperabile. Ne avrebbero il diritto quando allora mi hanno detto che avrei potuto fare tutto nel terzo anno?
Ho ancora una domanda: dobbiamo suddividere i nostri tre anni di tirocinio in tre aziende diverse. Al momento sto cercando il posto per l’ultimo anno. Nei colloqui devo menzionare la malattia?

Vi ringrazio della risposta e porgo i miei più cordiali saluti.

Riposta di Yves Hochuli:
Buongiorno,
L’articolo 21, capoverso 3 della legge federale sulla formazione professionale dice: «La frequentazione della scuola professionale di base è obbligatoria». Secondo quanto Lei ha scritto e stando a quello che Le è stato comunicato, la scuola sembrerebbe aver accettato di convalidare quest'anno malgrado la Sua assenza dalle lezioni. Ciò nonostante, pur apparendo poco probabile, non posso escludere del tutto che il Suo anno scolastico non sia convalidato perché non ha frequentato i corsi della scuola professionale. Le consiglio di chiedere una conferma scritta da parte della Sua scuola e/o dell’autorità cantonale competente.

In linea di principio si è obbligati a rispondere in modo conforme al vero a tutte le domande inerenti alla funzione proposta. Tuttavia, le informazioni sulla salute fanno parte dei dati personali sensibili, per cui Lei non è obbligato a menzionare la Sua malattia, a meno che essa non abbia un influsso sulla Sua capacità lavorativa e non Le impedisca di eseguire i compiti assegnati.

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Ridurre il lavoro senza perdita di guadagno

Messaggioda admin » mar 3 mar 2020 16:08

Domanda di Starkehoffnung:
Buongiorno

Cinque anni fa, all’età di 51 anni, ho avuto un tumore al seno e sono stata operata. I linfonodi non erano stati colpiti e ho fatto una radioterapia per circa sei settimane. Da allora prendo il tamoxifene. Sin dall’inizio soffro di rossori, stanchezza, dolori alle articolazioni e ai muscoli, insonnia. Questi sintomi stanno aumentando. Il centro di senologia consiglia di assumere il tamoxifene per più di cinque anni. Ero sportiva, mentre ora alla sera dopo il lavoro (all’80%) non riesco più a far niente, perché sono esausta. Ciò logora le mie facoltà mentali. Una soluzione sarebbe quella di ridurre l’orario di lavoro. Dopo l’operazione non era il caso di chiarire la situazione con l’assicurazione invalidità. Esiste oggi una possibilità per ridurre il lavoro senza perdita di guadagno?

Riposta di Patricia Müller:
Buongiorno

La ringrazio per la domanda.
Cinque anni fa Le è stato diagnosticato un tumore al seno ed oggi viene ancora curata con il tamoxifene. Lei lavora all’80% e nota che dopo il lavoro non ha più le forze per fare alcunché. Sta quindi pensando di ridurre ulteriormente l’orario di lavoro, ma possibilmente senza subire una decurtazione del salario. Una rendita dell’assicurazione invalidità compenserebbe almeno in parte un’eventuale perdita di guadagno. L’AI, però, tiene conto solo delle limitazioni delle prestazioni che si palesano con evidenza sul posto di lavoro e che possono con certezza essere ricondotte a problemi di salute. Finché Lei può svolgere il Suo lavoro, la Sua mancanza di energia non si ripercuote sulle Sue prestazioni sul posto di lavoro, quindi Lei non soddisfa i requisiti di legge per ottenere una rendita parziale di invalidità. L’assicurazione invalidità verrebbe in supporto tutt’al più nel caso in cui Lei potesse spiegare in modo convincente che, in un futuro prossimo, le Sue prestazioni sono destinate a peggiorare a tal punto che non sarebbe più in grado di svolgere il Suo lavoro come al solito, ossia che è a rischio d’invalidità.

Non è facile convincere l’assicurazione invalidità. L’AI si informerebbe se il Suo stato di salute è già stato preso in considerazione sul posto di lavoro. Inoltre, vorrebbe sapere dal Suo datore di lavoro se sussiste già una limitazione delle prestazioni, ad esempio se Lei fa più errori di prima o se già adesso non Le si può più affidare qualsiasi lavoro. L’AI interverrebbe affinché il Suo posto di lavoro sia adattato in modo tale che Lei possa continuare a lavorare.
Una rendita (parziale) dell’AI sarebbe concessa se tutte le opzioni mediche fossero esaurite e se le condizioni di salute si sono deteriorate a tal punto che Lei è invalida al 40% da almeno un anno. Lei dovrebbe dimostrare il Suo cattivo stato di salute attraverso rapporti medici, ad esempio da parte della Sua specialista in ginecologia e ostetricia. Il Suo medico dovrebbe spiegare su quale diagnosi si fonda l’esaurimento e quali trattamenti non hanno fruttato i risultati auspicati. Ad esempio, Le potrebbe diagnosticare una cosiddetta «cancer-related fatigue», ossia una fatica cronica correlata ai tumori, e spiegare quali medicinali potrebbero esserle prescritti in sostituzione del tamoxifene per alleviare l’affaticamento.
Probabilmente, Lei è già stata in trattamento psiconcologico e anche la Sua specialista in psichiatria e psicoterapia potrebbe stilare un rapporto.
Lei dovrebbe indicare a quali programmi di attività fisica ha partecipato e dichiarare che purtroppo neppure questi hanno migliorato le Sue capacità di fornire prestazioni.

Se è preoccupata per la Sua salute, Le consiglio di parlarne con il Suo medico e di indagare a fondo la causa di questa debolezza. Chieda se la Sua stanchezza non sia un effetto collaterale del tamoxifene e se per caso non c’è qualche altro preparato più adatto a Lei. Si informi su quali terapie potrebbero aiutarla. Potrebbe esserle d’aiuto anche l’opuscolo: «Senza forze» della Lega svizzera contro il cancro.

Se Lei vuole davvero ridurre il Suo orario di lavoro per motivi di salute, allora è importante che sia uno specialista a raccomandarle questa riduzione. Richieda al Suo medico un rapporto scritto in cui attesta in modo univoco che Le raccomanda una diminuzione del Suo orario di lavoro. In tal modo, durante una successiva procedura da parte dell’AI, potrebbe dimostrare che Lei non ha ridotto il tempo di lavoro per altre ragioni. Informi anche il Suo datore di lavoro circa il motivo della riduzione e si assicuri di poterlo provare. In caso contrario, l’assicurazione invalidità concluderà che Lei ha ridotto il Suo orario di lavoro per ragioni private, ad esempio per poter praticare più sport. Questa distinzione è di grande importanza per stabilire il grado d’invalidità e l’importo della rendita.
Forse è possibile ridurre un po’ il Suo carico di lavoro all’interno dell’orario all’80%. Ci sono datori di lavoro che reagiscono in modo molto comprensivo quando scoprono quanto è diventato faticoso il lavoro.

Le auguro che possa ristabilirsi al meglio, così da potersi godere il Suo tempo libero dopo il lavoro e che ottenga il supporto medico necessario.

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Incapacità lavorativa - due datori di lavoro

Messaggioda admin » mer 4 mar 2020 11:57

Domanda di Marcel:
Buongiorno
Ho due datori di lavoro, ognuno al 50%. Posso ottenere dal medico un certificato per un datore di lavoro per il 100% di incapacità lavorativa, dal momento che l'attività richiede molta concentrazione e forza muscolare, e per l'altro datore di lavoro il 50% di inabilità lavorativa dato che le mansioni non sono fisicamente impegnative? Devo informare entrambi di questa situazione particolare?
Grazie e cordiali saluti, Marcel


Risposta di Patricia Müller:
Salve

Lei ha due datori di lavoro e lavora al 50% per ciascuno. Uno dei posti di lavoro richiede un grande impegno in termini di forza muscolare e concentrazione; l'altro non è molto impegnativo a livello fisico.
Lei vuole sapere se è possibile che un medico possa certificarle un'incapacità lavorativa totale (100%) per un datore di lavoro e parziale (50%) per l'altro.
Vuole anche sapere se ha il dovere di informare ognuno dei Suoi datori di lavoro sull'altra occupazione.

Poiché i due lavori hanno requisiti differenti, è molto probabile che la Sua capacità di lavorare nei due posti di lavoro sia valutata in modo diverso.

Il Suo medico deve chiarire in che misura Lei è attualmente in grado di svolgere le Sue precedenti mansioni nei due posti di lavoro. Per questo occorre conoscere con precisione il Suo lavoro. Inoltre il medico deve sapere in che modo la limitazione imposta dallo stato di salute influisce su entrambe le attività in questione. È decisiva la Sua capacità operativa concreta nell'azienda. Gli effetti della Sua limitazione devono essere esaminati dal Suo medico separatamente per ogni rapporto di lavoro e documentati in un certificato medico.
Per evitare ambiguità, il certificato medico dovrebbe anche specificare quale lavoro è interessato, da quando esiste l'inabilità al lavoro e per quanto tempo durerà. Vale a dire, una data di scadenza oppure la nota «fino a nuovo avviso», indicando la data della prossima visita medica.

Finché il datore di lavoro per il quale ha il certificato di incapacità lavorativa al 100% non Le offre un impiego equivalente a quello dell'altro datore di lavoro, non ci sono problemi.

Se presso un datore di lavoro il dipendente deve trasportare carichi pesanti (per es. presso una ditta di traslochi) e dall'altro deve stendere fatture (per es. in un ufficio fiduciario), è possibile che il dipendente sia inabile al lavoro al 100% in caso di infortunio a una spalla per la ditta di traslochi, ma solo al 50% per il lavoro d'ufficio.

Il datore di lavoro ha il diritto di sapere se Lei è parzialmente o totalmente inabile al lavoro e, in caso di parziale inabilità al lavoro, quali mansioni può ancora svolgere. Inoltre deve sapere se si tratta di infortunio o di malattia.

Le consiglio di chiarire bene con il Suo medico se Lei è effettivamente in grado di lavorare parzialmente e quale dev'essere la formulazione del certificato o dei certificati medici. Inoltre chiarisca se Lei sarebbe effettivamente in grado di lavorare al 50% nel posto con il lavoro più leggero, pur essendo assunto al 100%.

Spero che queste informazioni Le siano utili.

Cordiali saluti
Patricia Müller


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